creato e inviato ad amici...27/12/2005, 22.48.00
Si vede che sono in vacanza...
allora so che voi, cari amichetti, mi tempestate di strabilianti proposte da e-bay... rompighiaccio, case galleggianti, mig, prosciutti, i-pod, porta ipod, appoggia ipod, sposta i pod, sintonizza ipod. Ve ne ringrazio dal mio più profondo spirito antropologico, la mia coscienza sociologica vi sarà sempre grata e non vi chiedo di smettere.
Io ho, con una certa ritrosia, affrontato il mezzo e non ne ho, sinceramente, apprezzato la varietà. Le poche volte, lo ammetto, che ho cercato di comprare qualcosa non l'ho trovata, o ne ho trovato le copie tarocche a pagamento. Dico tanto vale fare gli hacker fino in fondo e scaricarsele gratuitamente con un buon mulo. Mi son sempre detto sarò io che non comprendo le potenzialità del mezzo! Me tapino ancora legato all'era pre e-bay dove le cose per comprarle si dovevano toccare, pagare e portare a casa in un'unica soluzione! Retrogrado, mi son detto!
e poi c'è la questione finanziaria... e-bay è conveniente, di più le robe te le tirano dietro, sembrerebbe! Sarà ma a me sta storia di dover aspettare sei giorni per avere un'oggetto che in due ore (contando gli spostamenti si intende) posso avere in un accogliente negozio non mi convince. Poi i costi di spedizione... è mai possibile che un'oggetto costi meno di quello si spende per riceverlo? Il buon Adam Smith si sta rivoltando nella tomba, per non parlare di Marx, non groucho ma Karl.
A volte ho cercato cose che credevo semplici, che so dei libri da poco fuori catalogo, una Leica in buone condizioni, insomma cose che solo un privato poteva offrirmi, puntualmente i prezzi erano peggio del peggior rigattiere del peggior mercatino dell'antiquariato del più sfigato paese di provincia. Forse cercavo male! Ho provato varie lingue, sapendo di alzare il costo di spedizione (ma guarda che furbacchioni) e per fortuna nulla!
Poi mi hanno detto che era tutta una questione di Feedback... ah! ho detto io, allora. Si tratterebbe, mi hanno spiegato, di un sistema originalissimo: più vendi, più acquisti "feedback" o volgarmente detti ritorni positivi... Mi è tornato in mente il nostro amato presidente del consiglio che ragiona un po' così: più voti ho più diritto ho ad occupare spazio, più occupo spazio più voti ho... caspiterina così funziona il mercato! Io son liberarle mica comunista!
Ritorno al caro Luigi Einaudi, il papà di quello della casa editrice gloriosa ora in mano alla mondadori di proprietà di un tal Berlusconi:"la libertà delle minoranze di far propaganda contro la maggioranza e di cercare di diventare maggioranza". Direte che cazzo centra con i e-bay?
Ora di preciso non lo so, ma questa storia del monopolio spacciato come pratica liberale mi fa un ninin girare gli zebedei e mi par di capire che il buon e-bay sia pieno di Best Seller che visto che hanno venduto tanto sono quelli che compajono prima e quindi vendono di più e quindi affossano quelli che vendono meno che quindi compajono di meno. Mi chiedo: la qualità con questo cosa minchia ci azzecca?
Forse perché tutti comprano cd tarocchi questi son meglio degli originali? Oppure se un negozio che vende allo stesso prezzo degli altri, si organizza una serie di feedback positivi compiacenti è garanzia di miglior qualità degli altri? Poi perché questa pratica dell'asta? Non siamo più capaci di dare un valore agli oggetti che vendiamo o semplicemente qualche marpione di turno ha capito che si può dare come valore aggiunto ad un oggetto l'illusione di aver stabilito tu il prezzo (il tu è sia il venditore che il compratore). Ma l'unico che stabilisce il prezzo è il monopolista e-bay che oggi ha schiacciato il mercato delle aste alle sue regole e chi non è un Best Seller e-bay non esiste.
Certo tutti possono vendere... le mie mutande rigate ad esempio potrebbero aver un mercato fetish... ma serve venderle? Serve acquisire e rivendere oggetti che non si ha voglia di comprare o vendere. Quanta monnezza gira su e-bay a puro vantaggio dei pochi monopolisti che questa monnezza usano per vendere le proprie care monnezze, industriali e trovabili ovunque ma che tutti comprano su e-bay. Quanto costa distribuire ai negozi e quanto vendere e spedire su e-bay? Eppure io su e-bay un i-pod nuovo con spedizione e tutto lo pago se mi va bene quanto dal rivenditore autorizzato apple... se lo voglio usato... ma io lo voglio nuovo! (ad oggi per un ipod usato con confezione aperta da privato 400€ con un giorno abbondante ancora da puntare, prezzo nuovo di stecca dal sito apple, o da rivenditore autorizzato, 449 e mi fanno pure l'incisione gratuita! il che vuol dire che tipo alla fine risparmio 10€/20€ per un pezzo usato!?).
Oggi ho controllato su e-bay, anzi ho cercato su e-bay, un video, che non ho trovato, e poi dello stesso autore una raccolta fotografica da ma recentemente acquisita in un antiquato negozio di libri. L'ho pagato meno (-5 €) senza contare le spese di spedizione e il tempo che avrei dovuto aspettare per riceverlo... dimenticavo il libro non era italiano ma tedesco, venduto da una bestseller francese a base d'asta esattamente uguale al prezzo di copertina, il che vuol dire che senza alcun rilancio avrei pagato 10 € in più. A ulteriore riprova della fregatura che avrei potuto prendermi, il libro nelle librerie internazionali è in sconto promozionale da parte dell'editore del 25%. Finisco con la frase che questo bestinculer mette sul suo negozio on line
LA NOSTRA SOCIETA' E' SPECIALIZZATA NELLA VENDITA DI LIBRI NUOVI A PREZZO RIDOTTO
l'antiquato Andrea
chi cerca trova
sabato 27 marzo 2010
Una recensione (pubblicata sull'Ippogrifo)

Pier Paolo Giannubilo
Corpi estranei - Una storia vera
Edizioni Il Maestrale
2008
pp. 272
formato 12x21 cm
14 Euro
ISBN: 978-88-89801-38-3
«Si trattava di intervistare un uomo uscito in carne ed ossa dalle tenebre del Medioevo, uscito dai più sozzi e crudeli ludibri dell'epoca nera, uscito da una investitura di mistero e di morte, uscito fumigante ma ancora vivo dalla pentola del demonio». Dino Buzzati I misteri d'Italia, Mondadori, Milano, 1978
Alcune storie italiane si sedimentano. Aspettano che la Storia le dimentichi e, come fiumi carsici, ricompaiono impetuosi quando meno lo si aspetta. Corpi estranei è una di queste.
Dino Buzzati ci provò nel 1978, senza riuscirci, tentando quello che, a trent'anni di distanza, riuscirà ad un giovane e promettente autore molisano: raccontare la storia di Lucci,o Manuele Sartorio, o di chiunque si nasconda dietro pietosi pseudonimi.
La nuova letteratura che Il Maestrale da anni cerca, dalla sperduta ed inquinata Nuoro, di
proporre, è ricca di piccole ed esemplari vicende, sarde, non sarde, semplicemente umane.
Come in altri felici casi, il piccolo, vivace, attento e curioso editore ha scovato autori notevoli in giro per l'Italia. Giannubilo non fa eccezione. La sua terra, la profonda attenzione per la micro storia, per piccole vicende esemplari travalicano il contenuto, spaziando fra finzione, reportage, sceneggiatura e romanzo.
Oggi, più che mai, la Storia, quella delle identità forti, delle nazioni, delle religioni, vorrebbe farci dimenticare l'uomo, il principale artefice della nostra identità.
La letteratura, minore, minoritaria, e minorata della grande diffusione e del grande pubblico, sta lentamente ma inesorabilmente costruendo una nuova epica italiana.
Un'epica fatta del continuo ricostruire aspetti della nostra (dis)identità nazionale. Un passato frammentato, frantumato in schegge di granata che si insinuano nel tessuto, nei deboli muscoli della nostra democrazia, della nostra storia.
La nostra dittatura, le nostre guerre mondiali, i nostri delinquenti, i nostri terroristi e le nostre vittime, il nostri colonizzatori (attivi e passivi), i nostri migranti (anch'essi attivi e passivi) queste sono le tessere, a volte sembrano essere le uniche riconoscibili, di un'Italia dedita da lustri all'approssimazione e alla dimenticanza, di un mosaico devastato e abbandonato.
Pier Paolo Giannubilo è il pittore dello sfondo di un breve romanzo, i cui protagonisti sono reali, e vivi.
La storia è una delle tante che la nostra “povera Patria” ha prodotto, una storia di un'Italia combattuta, come sempre, fra modernità e immobilismo, soggetta a quel dualismo persistente fra tradizione e rivoluzione mancata.
Il 1937 è un anno come un altro, Regenta, un luogo come un altro, una città di provincia né grande né piccola, né povera né ricca. Un paese del Sud, una città della costa, un luogo di traffici e di pesca. Come in ogni piccola città esisteva il quartiere in cui il degrado, allora solo il malaffare, imperversava. Allora come oggi le strutture sociali di luoghi marginali si reggevano su connivenze, silenzi, minacce e paure. I luoghi, gli spazi, gli uomini di questa storia sono ingabbiati in un destino malevolo.
Il luogo delinquente, così come l'uomo delinquente, l'atavica predisposizione alla perversione dei costumi, dei valori, della morale, sia essa pubblica o privata, sono lo sfondo giustificante della storia. Uno sfondo mai condiviso dall'autore ma che come una imprescindibile fatalità percorre le pagine del libro allo stesso modo in cui percorre le pagine dei quotidiani e rotocalchi che fino a Buzzati hanno accompagnato i protagonisti di tutto questo.
L'anno in cui il tutto si avvia è, per l'Italia di provincia, un normale anno di normale regime. Il senso di normalità è fondamentale quanto quello di devianza che questo exemplum racconta. Normale è la vita del quartiere delinquente, normale è la rete di relazioni losche, normale è la noncuranza di ciò che tutti sapevano e che nessuno voleva vedere.
Il protagonista potrebbe essere un bambino qualsiasi, un bambino di un normale degrado. Ma non lo è.
Manuele Sartorio, nome inutilmente falso o forse nome esemplare di tutti le innocenti vittime, oggi come allora, della violenza adulta, ha 5 anni. Vive i primi anni della sua vita, sopporta un'insopportabile lacerazione corporea, uno stillicidio di ferite che, prima ancora del corpo, mutilano la sua infanzia, la vita.
Per 4 anni quel corpo sarà usato come il “puntaspilli” di Buzzati.
«Il bambino era stato trasformato in feticcio, uno di quei sinistri simulacri di argilla o di legno, trafitti da spilloni maledetti, che si trovano nei musei etnografici o criminali. il bambino urlava e piangeva, giorno e notte un continuo lamento. I vicini chiedevano. "ma che cos'ha Giovannino che strilla sempre?". "da qualche tempo non sta bene" spiegava la nonna strega "e poi è anche capriccioso.»
Emanuele è un bambino, riconosce genitori, parenti come parte essenziale della vita, conosce i bassi, i postriboli, i vicoli come luoghi familiari.
Non sa che esistono altri luoghi e altri affetti. I suoi sono i luoghi di un laico martirio inconscio, inconsapevole e inutile. I suoi sono gli affetti falsi, opportunistici, crudeli, malati e immaturi della famiglia.
Il suo è un corpo simbolo, un corpo usato per colpe altrui e altrui rimedi, un corpo feticcio, disfatto e consumato, violato e tenuto vivo come riserva di vigore per un giovane amante di una vecchia.
La sua famiglia è un girone infernale di concupiscenza, degrado e violenza. Manuele non può saperlo.
L'inconsapevolezza, la tenacia e la perseveranza dell'uomo bambino lo farà arrivare alla salvazione.
Il dolore lo salverà in una concitata, per quanto paradossale, corsa verso l'estraniamento, l'allontanamento dalla famiglia, dagli affetti per giungere in un mondo fatto di regole, salvazione, burocrazia e silenzi. In un luogo di mistica laica e retorica fascista, il bambino obbligato alle regole e all'anonimato ritroverà ragione di essere.
Solo da questa esperienza lacerante, che taglia violentemente i legami pregressi, potrà riprendere il percorso, acquisire consapevolezza del corpo, diventare adulto.
L'assistenza totalizzante, lo stato padre, e padrone, a cui paradossalmente stiamo oggi tornando alla caccia del risparmio e dell'efficienza, lega Manuele alla sua famiglia, alla continua ricerca di una motivazione, una conferma, di una risposta. Il padre presunto, la madre puttana, la nonna strega, lo zio aguzzino, l'amante mafioso della madre tutti cercheranno Manuele. Egli accoglierà tutti, cercherà di ricostruirsi un passato giustificabile, troverà solo ciò da cui è stato strappato.
La storia percorre tutta la vita del bambino, dell'uomo, del vecchio. Prima figlio, poi padre, poi nonno. Una storia scandita dai ritmi dell'apparente normalità.
Prima ancora di diventare uomo, Manuele deve cessare di essere bambino, con il carico di violenza che ciò ha comportato. Assorbire, recidere e nel contempo espellere metallo e, nel contempo, sentimenti e risentimenti, una vita di cadute e resurrezioni sempre e comunque scandita dalla persecuzione del male subito, sofferto e vissuto.
Il corpo diviene, ancora una volta, prevalente e comanda espellendo metallo e subendo nuove torture mediche, alimentando nuovi ricordi e stimolando tardive richieste di perdono.
Il dolore, gli ospedali, i medici divengono necessario contorno alla resurrezione, ricostruzione del corpo mutilato.
Il corpo è crisalide destinato alla metamorfosi ed il corpo di Manuele in questo soffre ogni piccola crescita, ogni modifica, ogni invecchiamento come potenziale morte. Le punture lo hanno trasformato in un uomo senza futuro certo, in un morto che cammina. La profonda modernità di tale situazione spaventa. Sono forse diversi i bambini che giocano fra campi minati, i bambini soldato, i bambini divertimento sessuale? Sono forse così diversi i corpi di adolescenti e preadolescenti costretti a competere con un mondo adulto deviato che li costringe a trasformarsi per somigliare a bambole di plastica?
Le categorie del male e del bene si confondono. É bene o male: l'amore materno, il pentimento dei parenti, l'accanimento dei medici, la condanna degli esecutori, la pietà dei conoscenti e la curiosità dei giornali?
Corpi, vittime, reati e aggressori, pene e mandanti, dietro la cronaca di un fatto della nostra storia recente, si ripropongono atavici usi e abusi del corpo.
Si ritrovano superstizioni arcaiche e moderne deviazioni, interventi repressivi e salvifici, morbosità mediatiche.
La cronaca giudiziaria oggi ci ha abituato all'esposizione oscena dei corpi dilaniati, offesi, stuprati, morti, o quasi tali. Nulla di diverso da ciò che all'inizio dell'Italia contemporanea, o forse al termine di quella arcaica, veniva offerto in pasto ai curiosi, ai giustizieri, ai politici e ai gendarmi del 1937.
Ciò che rimane è la banalità del male, la futilità delle ragioni della persecuzione fra umani. D'altronde non sono piccole storie quotidiane l'infanticidio di Cogne, il delitto di Garlasco, l'omicidio di Perugia?
lunedì 8 marzo 2010
la forma della sostanza
A volte credo di vivere in un paese perfetto. Solo in Italia tutto è il contrario di tutto.
Un giorno le regole sono ferree, inviolabili, l'essenza stessa della democrazia. Le regole devono essere rigide, inviolabili, severe, contro i delinquenti, meglio se stranieri, contro i fannulloni, meglio se terroni, contro i malfattori politici e giudiziari, meglio se avversi.
Il giorno dopo ciò che importa è la sostanza: cosa pensa o penserebbe la gente, il popolo. Le regole? Inutili e delittuosi orpelli burocratici, cavilli giustizialisti, pretestuosi impedimenti.
Le regole...

Quando facevo l'educatore passavamo ore a spiegare ai nostri bambini che le regole devono essere rispettate per il bene di tutti, prima che proprio. Passavamo ore a condividere con loro perchè una cosa era da fare ed una no. Spiega, parla, educa che inutile spreco di tempo!
Oggi la nuova regola, attenti educatori che dovrete adeguarvi, è: le regole non si rispettano, si interpretano.
Quindi domani un bambino che picchia un coetaneo vi dirà:" ho ragione". Al vostro richiamo potrà sostenere che la regola "non picchiare" dovesse essere interpretata come "non picchiare prima della ricreazione".
Voi poveri educatori proverete a spiegare che non è così ma che non si picchia e basta... avrà ragione lui che ha capito che per non picchiare si intendeva "non prima della ricreazione"
Come dar torto al povero bambino! Suo padre ha detto, sbraitando: "non si può impedire la libertà per una stupida regola!" Quale regola è più stupida che "non picchiare" il proprio compagno perchè (aggiungete voi quel che volete): negro, ladro, antipatico, disabile, femminuccia, violento, prepotente, debole, zingaro, down, omosessuale, quattrocchi, dentistorti!
Certo non picchiarlo durante la lezione possono ancora capirlo, se non altro perchè disturbano gli amici, ma è anche questa una regola discutibile, ma non picchiarlo e basta proprio no!
Basta interpretare la regola e magari mettersi insieme ad altri cinque sei teppistelli della classe per aver anche la forza della maggioranza. Si può impedire alla maggioranza di esprimere il proprio volere, la propria scelta, per una stupida regola, per un cavillo degli educatori (tutti notariamente di sinistra)?
Le regole che cose inutili, basterebbe che tutti la pensassero allo stesso modo e nessuno avrebbe bisogno di regole. Ancora meglio basterebbe che non pensassero affatto.
Cari educatori il mondo perfetto si sta per avverare, non ci sarà più bisogno di voi. Nessun bambino prepotente, violento o diverso, nessuna convivenza fra diversi nessuna regola da far rispettare. Solo un meraviglioso pensiero unico della maggioranza (silenziosa mi raccomando, che altrimenti bisogna stabilire anche delle regole per parlare).
E gli altri?
Quali altri? Basta eliminarli e non ci saranno altri.
Vi ricorda qualcosa?
Un giorno le regole sono ferree, inviolabili, l'essenza stessa della democrazia. Le regole devono essere rigide, inviolabili, severe, contro i delinquenti, meglio se stranieri, contro i fannulloni, meglio se terroni, contro i malfattori politici e giudiziari, meglio se avversi.
Il giorno dopo ciò che importa è la sostanza: cosa pensa o penserebbe la gente, il popolo. Le regole? Inutili e delittuosi orpelli burocratici, cavilli giustizialisti, pretestuosi impedimenti.
Le regole...

Quando facevo l'educatore passavamo ore a spiegare ai nostri bambini che le regole devono essere rispettate per il bene di tutti, prima che proprio. Passavamo ore a condividere con loro perchè una cosa era da fare ed una no. Spiega, parla, educa che inutile spreco di tempo!
Oggi la nuova regola, attenti educatori che dovrete adeguarvi, è: le regole non si rispettano, si interpretano.
Quindi domani un bambino che picchia un coetaneo vi dirà:" ho ragione". Al vostro richiamo potrà sostenere che la regola "non picchiare" dovesse essere interpretata come "non picchiare prima della ricreazione".
Voi poveri educatori proverete a spiegare che non è così ma che non si picchia e basta... avrà ragione lui che ha capito che per non picchiare si intendeva "non prima della ricreazione"
Come dar torto al povero bambino! Suo padre ha detto, sbraitando: "non si può impedire la libertà per una stupida regola!" Quale regola è più stupida che "non picchiare" il proprio compagno perchè (aggiungete voi quel che volete): negro, ladro, antipatico, disabile, femminuccia, violento, prepotente, debole, zingaro, down, omosessuale, quattrocchi, dentistorti!
Certo non picchiarlo durante la lezione possono ancora capirlo, se non altro perchè disturbano gli amici, ma è anche questa una regola discutibile, ma non picchiarlo e basta proprio no!
Basta interpretare la regola e magari mettersi insieme ad altri cinque sei teppistelli della classe per aver anche la forza della maggioranza. Si può impedire alla maggioranza di esprimere il proprio volere, la propria scelta, per una stupida regola, per un cavillo degli educatori (tutti notariamente di sinistra)?
Le regole che cose inutili, basterebbe che tutti la pensassero allo stesso modo e nessuno avrebbe bisogno di regole. Ancora meglio basterebbe che non pensassero affatto.
Cari educatori il mondo perfetto si sta per avverare, non ci sarà più bisogno di voi. Nessun bambino prepotente, violento o diverso, nessuna convivenza fra diversi nessuna regola da far rispettare. Solo un meraviglioso pensiero unico della maggioranza (silenziosa mi raccomando, che altrimenti bisogna stabilire anche delle regole per parlare).
E gli altri?
Quali altri? Basta eliminarli e non ci saranno altri.
Vi ricorda qualcosa?

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