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giovedì 10 maggio 2007

il lavoro debilita l'uomo...

lavoro... non ho ancora capito quale sia il criterio per giudicare se stesso, il proprio lavoro.
Oggi la giornata è spezzata in due: metà ottima, efficiente, efficace, produttiva, soddisfacente, metà deludente, amara, triste, spaesante.
Eppure, nella mia ingenuità verrebbe da dire, tutta la giornata avrebbe dovuto essere buona.
Non capisco, faccio finta di non capire.
Ottenere il risultato previsto, realizzare ciò che viene chiesto, evitare scontri, rotture sembrava un buon risultato. Sembrava.
Ciò che più mi sconsola è che non sento di aver commesso errori di presunzione, cosa che spesso faccio, ma anzi di aver peccato di disponibilità, di aver fatto lavoro altrui solo per agevolare, per ottenere un buon risultato condiviso, piuttosto che uno brutto egoistico.
Si deve imparare ad essere strategici, a dir di no.
Niente di più corretto se si dice di si per accondiscendenza. Ma a me piace ciò che faccio, dovrebbe darmi soddisfazione, mi sforzo di imparare da chi sa più di me, anche se questo significa fatica. Non aiuto, o mi impegno, solo per fare "favori" ma per fare un favore a me stesso, per migliorare e giorire di un risultato a cui ho partecipato.
Questa politica mi ha già fregato più di una volta, e ogni volta che mi avvicino a capire i meccanismi del settore in cui lavoro, sembra sempre che pecchi di Ybris...

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