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venerdì 17 ottobre 2008

contrordine compagni: è arrivato il comunismo!


sono passati 63 anni dalla fine della liberazione anglo americana del Italia Fascista. Sono passati 65 anni dalla nascita della resistenza antifascista, cattolica, liberale, socialista, azionista, repubblicana, monarchica e comunista. Ne sono passati un po' di più dalla persecuzione del regime dei pochissimi ed elittari oppositori del fascismo (gramsci, gobetti, matteotti, lussu, rosselli, spinelli, pertini, rossi etc). Eppure tutti questi anni, fra alti e bassi, ci avevano salvato dalla deriva totalitaria che il fascismo , così come il comunismo, portavano in se.
Abbiamo avuto 50 anni di mal governo democristiano, di cattocomunismo, di compromessi storici e strategie della tensione, di servizi deviati e terrorismi multicolori, di intromissione dello stato negli affari privati di intromissione dei privati negli affari pubblici, eppure dopo la caduta del Duce mai come oggi si era percepita la gioia autolesionista degli italiani verso una nuova svolta totalitaria.
Questa volta, purtroppo le condizioni di incertezza economica e la svolta culturale della società sembrano riproporre il substrato di ideale per un ritorno al passato o meglio per un grigio futuro.
Questa volta però, più che di fascismo, si dovrebbe parlare in Italia di una specie di comunismo e di quello della peggior tradizione.
La lunga mano dello stato è pronta a riprendersi quel poco di stato liberale che l'Italia aveva preservato nonostante il fascismo e la prima repubblica e mezzo.
Si attuano acquisizioni/aiuti di stato, sotto forma di partecipazioni ad aziende, si invocano misure di controllo del capitale e del mercato e si promuove la grande impresa statale come amortizzatrice di crisi capitalistiche e mercantili. Contestualmente si avviano grandi opere, si propugnano Keynesiane iniezione di lavori pubblici.
Lo stato fascista, che noi conosciamo, era profondamente condiviso dalla popolazione italiana, ed è stato per almeno 15 anni incontrastato e incontrastabile.
Oggi il nuovo comunismo berlusconiano, così poco socialista (come lo era invece il fascismo delle origini) così tanto clericale (come non era il fascimo pre lateranense), così familista (e non nel segno del sostegno alle famiglie ma nel sosteno alla Famiglia), cosi povero culturalmente (il dazzunzianesimo e il futurismo come movimenti ispiratori della rivoluzione fascista, il comunismo di berlusconi non li può vantare), assomiglia sempre di più ai regimi comunisti della Russia contemporanea e della cina contemporanea, attenti al soldo, al capitale ma ferrei nell'aspirazione populista, salvifica,illiberale, monopolista, autoritaria e antidemocratica.
Non è certo Bush, certo uno dei peggiori presidenti USA della storia ma pur sempre un presidente democratico, ad essere l'esempio di Berlusconi, più KIm IL Sung (a quando marina I o piersilvio I) e Putin I sembrano essere principi ispiratori.
Il modello di stato assomiglia a Putinprom, alla russia "post" comunista che nel ha riassunto in se la violenza stalinista al monopolismo mercantile degli oligarchi. Questo è il modello, il Partito delle libertà ricorda le "democrazie" dell'europa orientale prima del 89: stessa ipocrisia dinomenclature.
Non basta dirsi liberali per esserlo, bisogna agire da liberali e questo è un comportamento che berlusconi non conosce.

venerdì 10 ottobre 2008

il capitalismo è finito come il comunismo...

oggi il corriere dice la sua, anzi la dice BERNARD-HENRI LÉVY.
Sostiene che come il comunismo morto con la caduta del muro anche il capitalismo è morto con questa crisi. Si tratta di un comunismo (quello stalinista e sovietico) ad essere morto, così come è morto il capitalismo delle borse finanziarie, dei soldi virtuali e poco virtuosi.

Forse si dovrebbe riprendere a leggere alcuni italiani: Gobetti, Rosselli, Rossi, Spinelli, Lussu... forse si dovrebbe ripartire da un sincero sistema democratico, da una reale capacità rappresentanza, da una reale capacità di gestione del patrimonio pubblico e una vera e forte capacità dello stato di fare lo stato e del mercato di fare il mercato.

Oggi si parla di recessione, di crollo, di crisi ma è dogmatico che ci debba essere crescita continua, infinita? è questo un concetto liberale, la crescita continua è l'essenza del capitalismo?
D'altra parte lo stato deve sempre intervenire sul mercato, deve diventare necessariamente banchiere, imprenditore e azionista? è questo il socialismo, è questo lo stato sociale che ci può salvare?

Queste domande sono le domande.
Non come il miliardario, azionista, monopolista, padroncino berlusconi chiede di "aver fiducia" e di aspettare 24 mesi prima di vendere le azioni mediaset, eni (che fa affari con l'amico Putin) o chissà quale altri richieste da insider trading farà!

giovedì 9 ottobre 2008

Grazie Paolo Guzzanti! torna con noi liberali... ti prego

mai avrei pensato (non è vero a dire il vero) di lodare incondizionatamente Paolo Guzzanti...
Mi sono sempre chiesto perchè una persona come lui, intelligente, libera, arguta potesse accompagnarsi a un illiberale e stalinista come Berlusconi, è la stessa domanda che mi faccio per Ferrara, che mi faccio per Biondi e per alcuni altri (Della Vedova, Calderisi, Teodori et alii).
Oggi sono felice di aver ipotizzato, tanti giorni fa, la telefonata fra Berlusconi e Putin ma la realtà, purtroppo, è sempre peggiore della fantasia.

Berlusconi dixit:

BISOGNAVA AD ANDARE A PRENDERE QUELLO LA’, QUEL SADDAM, intendendo il presidente Saakashvili .

ma bisogna leggere tutto il post, per rispetto e onore

lunedì 6 ottobre 2008

e se fosse troppo tardi...

non voglio parlare di borse, borselli e borseggiatori...

mi piacerebbe parlare di come i nostri "padroni" siano inadeguati, incompetenti e irresponsabili.

ascolto la radio che rassicura, citando i vari 3monti e Berlusconi, sulla stabilità, la liquidità, la solvibilità e tutta una serie di altre ità. Penso: che culo vivere in un paese con tante ità! Che culo vivere in un paese dove l'economia è sana, lo stato è solido, e in governo autorevole! Che culo!

Peccato che io non viva in questo paese.


Vivo in un paese in cui le grandi aziende (banche comprese) sono tutto tranne che limpide, in cui lo stato è tutto tranne che solido e il governo... è quello che ci meritiamo.

Il nostro è un paese che intende per il liberismo il monolpolismo di stato, per liberalismo l'autocrazia berlusconiana, per libertà un pezzo del nome della peggiore aggregazione politica italiana...

Per avere un minimo di credibilità governativa il nostro presidente non dovrebbe essere titolare di una così grande proprietà azionaria (mediaset, finivest, mondadori, milan...), il dubbio che voglia tentare di salvare le borse, con i soldi delle nostre tasse, per salvare se stesso mi viene, ma io penso male...

In attesa del rimbalzo, spero nello scivolone di incompetenza di questo governo. Ma temo che il mercato (per quanto drogato e rovinato dagli speculatori di stati e parastati) si salverà comunque e che il nostro stalinista monopolista se ne attribuirà il merito.