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sabato 24 novembre 2012
A volte ritornano: Zombusconi
Borbotta, vestito da Sopranos, assurdità che richiamano l'ospizio: "Il Pdl ha subito una decadenza di risultati per il semplice motivo che io non c'ero più. Adesso questa situazione la stiamo ripensando e siccome credo di capire più di tutti in Italia quello che si deve fare, sto pensando di utilizzare la mia esperienza in una maniera concreta"
E' incredibile! Ha passato gli ultimi vent'anni della sua vita ad esserci... ed è per questo che siamo ridotti a pregare Monti di salvarci il culo. Ha passato gli ultimi 40 anni ad utilizzare la sua esperienza per farsi i comodi suoi, e non il bene dell'Italia ne tanto meno quello del centrodestra. La sua esperienza è ciò di più oscuro, disonesto (finalmente c'è una sentenza a dirlo dopo anni di politica dell'anguilla per non farsi giudicare), illiberale e stalinista mi venga in mente. La sua concretezza? Non una riforma degna di nota, solo tagli e favori ai preti e agli evasori spacciati per riforme epocali, non una liberalizzazione, non un'abolizione di ordini, non una riforma del lavoro e sociale (altro che la sperata flexsicurity) solo frottole, frottole e frottole e tante frittole diventate inutilmente deputate e consigliere. Concretezza?
E' sempre colpa degli altri: Casini, gli elettori stupidi, Monti, i deputati, i partiti, le cavalette, i giudici, la Merkel, mia nonna buon anima... mai che si prenda la responsabilità di vent'anni di malcostume, di innominabili nominati alle camere, di politica ad personam, di marchette a Bossi, di svendita del patrimonio culturale italiano in nome della figa... mai nulla, è sempre colpa degli altri. Un vero italiano.
La nuova ricetta? Riforme istituzionali quindi riforma della costituzione quindi un solo partito con la maggioranza assoluta!
Il duce era assai più democratico! Oltre che più intelligente e politicamente onesto.
Spero che i destri amici, onesti, sinceri, colti lo abbandonino al suo destino... che comunque sarà meglio di quello che, grazie alla sua politica mafiosa e illiberale, ci sarà destinato.
giovedì 1 novembre 2012
Partiti politici... Simone Weil... M5S
- Un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva.
- Un partito politico è un'organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte.
- Il fine primo e, in ultima analisi, l'unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite.
Son passati 70 anni da queste parole... un attimo. Strano che il libro appena ripubblicato in Italia sia così attuale. Forse se ne passavano una copia clandestina Berlusconi, Grillo, Bossi... almeno così verrebbe da pensare leggendo i fumosissimi programmi dei tre aspiranti (o aspirati) ducetti.
martedì 30 ottobre 2012
La matematica ai tempi di Grillo
Nel 2012, ieri, il PDl raccoglie un onesto 12,9%... e guarda un po' il M5S (veramente vorrei capire se Berlusconi e Grillo hanno lo stesso copywriter!) prende il 14,9. Una differenza per il PDL di -20.9% e di 13.2% in più per Casaleggio e affiliati. Ora se la matematica non mi inganna 20,6- 1.7= 18,9. Vi viene in mente qualcosa? No? Sembrerebbe, ma sono andreottiano, che proprio tutti (o quasi) i voti persi dal PDL siano magicamente confluiti nella lista M5S andandosi a sommare all'1,7 di duri e puri grillini della prima ora.
Un po' come nelle elezioni del '24. Non vi piace il paragone? Un po' come la Democrazia Cristiana e la Lega in Veneto nel '92/94. Neanche questo? Un po' come il partito socialista il Forza Italia nel 1994.
Certo potrebbero essere che tutti i pidiellini abbiano preferito stare a casa ma è certo che quelli che hanno votato la volta scorsa (nel 2008) siano rimasti un po' a casa. Eppure i voti della sinistra sembrano essersi spostati a sinistra, un po' qua e la, ma sempre nella stessa area: IDV (ammesso che sia di sinistra), Sel, Verdi, visto che i valori percentuali non crollano per i piccoli sinistri. E' ragionevole pensare che l'astensione si sia spalmata su tutti destri e sinistri, e per questo che è meglio ragionare in termini percentuali.
Ma la cosa più affascinante è sul voto al Presidente. Escluso che i PDL duri e puri (o meglio quelli più filoberlusconiani) abbiano potuto votare per un frocio comunista, c'è da chiedersi cosa, quelli che non sono andati a fare un picnic, possano aver votato. Che cosa?
Anche qui la matematica è creativa. Mi dice che nel 2008 il buon Lombardo prese un galattico 65.4%. Oggi, anche sommando al PDL, l'UDC e l'MPA, che hanno strategicamente smesso di frequentare brutte compagnie, si arriva ad un dignitoso 51,9%. Ipotetico, ma è giusto per giocare a risico elettorale. La differenza (fra 2008 e 2012 con le stesse aggregazioni) è un bel 13,5% pericolosamente vicina al 15.8% di voti nuovi del M5S.
E per fortuna che non so fare i conti...
mercoledì 24 ottobre 2012
Mara mao perché sei grillo?
É mai possibile che le cose più ragionevoli le dicano sempre i fascisti? Quelli veri...
Si scrive Grillo ma si legge Mao Zedong di Filippo Rossi
«Ogni tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato» dice Beppe Grillo festeggiando la prossima chiusura di settanta giornali italiani. Un motto, con quel “grande cielo azzurro”, che pare uscito dalla bocca del timoniere Mao, più che da un comico genovese divenuto capopolo. E poi uno pensa alle dimissioni in bianco fatte firmare a tutti i candidati del movimento cinque stelle alle regionali siciliane, oppure alla retorica dell’assalto al Palazzo condotto senza tanti complimenti, perché la rivoluzione che non è un pranzo di gala, ai giovani arruolati per diffondere la ribellione nel paese, alle strutture partitiche sostituite dal carisma del leader (che non ha bisogno di candidarsi a nulla, né di essere eletto, per esserlo) e ai programmi politici sostituiti dalle visioni futuristiche del guru Casaleggio, o ancora alle epurazioni, ai proclami sulla democrazia diretta, ai toni da guerra civile. Uno pensa a tutto questo e si rende conto che, sì, c’è qualcosa di maoista in Beppe Grillo. Così come c’è – anche al netto del colorito, del volto imbolsito e dei capelli laccati – in Silvio Berlusconi, pronto a sfasciare il Pdl e a “rieducare” qualche vecchio dirigente per plasmare una nuova generazione al servizio della causa. E non è certo un bene, questa china rivoluzionaria che rischia di farsi sempre più scivolosa, man mano che si avvicinano le elezioni. Non è un bene, per un paese come questo. Che sembra incapace di affrontare le sfide della storia se non ricorrendo a qualche “atto di forza” dal sapore rivoluzionario. Proprio quando l’unica forza utile sarebbe quella di una politica normale, un po’ più noiosa e un po’ meno maoista.
domenica 14 ottobre 2012
Facebook è come la TV
- la sintesi
- la notizia
- l'idea
- la discussione
- l'evento
- la partecipazione o meglio la partigianeria
Il sogno, l'incubo dei teledipendenti: farsi il proprio programma con format fighissimo.
sabato 13 ottobre 2012
I video non servono, anzi
Ogni volta c'è qualcosa che mi turba, mi infastidisce, mi suona strano, preconfezionato, costruito.
Ho visto il video... e già questo mi infastidisce. Perchè la zia, i nonni, amici sostavano davanti alla scuola? Perchè?
Perchè la zia ha un telefonino con la telecamera accesa e riprende tutto? Perchè urla come un'ossessa? Perchè incita il nipote a ribbellarsi? Perchè questi parenti strattonano la polizia, insultano i funzionari, minacciano?
Cosa minacciano? Galera e televisione.
Cos'ha a che fare tutto questo con un accompagnamento di minore su ordine del giudice, alla presenza di assistenti sociali e funzionari di polizia?
Certo è facile accusare la mala giustizia, la polizia, i servizi, il padre di non aver considerato il minore... Ma è successo veramente così o come a me sembra la vera "sorpresa" se la sono trovata i poliziotti?
A me non interessa sapere se ha ragione la madre, il padre, ne mi interessa sapere se il minore sia stato o meno ascoltato.
So che in questi casi nulla è semplice, nulla è come si vede. Ho visto, e partecipato, a visite protette. Ho vissuto sulla mia pelle professionale un allontanamento coatto di tre bimbi dal padre. Ho fatto il mio dovere, ho evitato che il padre potesse avere contatto con i bimbi, così come mi era stato chiesto. Non sapevo se ciò fosse giusto o sbagliato se fosse buono o cattivo, sapevo che di questo si sarebbero occupati altri, familiari, psicologi, assistenti sociali, tribunali. Io non potevo che fidarmi.
Eppure nella disperazione era tutto ovattato, tutto si faceva cercando di evitare il clamore, la contestazione, la pubblicità di un caso che tutto doveva essere tranne che pubblico.
Mi chiedo se fosse successo a me educatore trovarmi la sorella del padre urlante con telecamera in mano a cercar di portarmi via il ragazzo che mi avevano affidato. Cosa avrei fatto? Quattro chiacchiere al bar?
C'è qualcosa di malsano, di orrendo nella pubblicità che ogni giorno viene dato al privato, tutto è pubblico e sono gli stessi che dovrebbero pretendere il rispetto di un minore, e lo urlano scompostamente, che per primi violano la sua integrità psichica.
Non capisco perchè debba bastare un'immagine mosaico del viso del ragazzo per tutelarlo, pensiamo veramente che la presenza della telecamera dei parenti urlanti, della violenza contro i funzionari abbia tranquillizzato il ragazzo, l'abbia messo nelle condizioni di comprendere la situazione e di reagire diversamente? Veramente pensiamo che se non ci fosse stata la telecamera e le urla il tutto si sarebbe svolto allo stesso modo?
Guardate le prime sequenze quei frammenti in cui la zia corre, come in un film dogma (e con la stessa pesantezza intellettuale),urlando. Il ragazzo si intravede in piedi, inizia a divincolarsi a dire frasi fatte, frasi adulte, appena si accorge dell'arrivo della parente.
Mi chiedo se la parente non fosse accorsa? Se invece, civilmente, i parenti materni si fossero recati in questura, al tribunale dei minori, ai servizi sociali, alla comunità... forse oggi avremmo un bimbo triste ma con una speranza di potersi ricostruire una vita con due famiglie. Grazie a quel video ci saranno solo vinti e nessun vincitore.
giovedì 11 ottobre 2012
un tratto(pen) di strada
La mia penna preferita è oggi, da un po' di quaderni a questa parte, il trattopen. Vi ricordate quel siluro nero dall'aria un po' anni 80. La ghiera dentata del cappuccio, i tre bucchetti a fiore in cima. Impugnatura liscia semplice. Incastro del cappuccio tenace. Solo una piccola scritta bianca con un simbolo della fila, tratto scritto minuscolo corsivo e PEN maiuscolo tutto il corpo uguale: trattoPEN.
La penna è la sua punta, il suo inchiostro che mai tradisce, mai salta, mai e poi mai sbava. Mi hanno spiegato che si tratta di una punta di feltro, o almeno così è chiamata. Non so che inventato il sistema ma è ottimo. Mi hanno detto che esistono refil con lo stesso sistema. Dovrò aggiornare le altre mie penne. Un po' mi dispiacerà abbandonare il tratto, ammesso che lo faccia.
Una delle migliori caratteristiche del trattopen è che fa rumore. Non scivola, cammina sul foglio. La velocità, la liquidità delle altre pen, gel, roller è fastidiosa. Lascia dietro di sé una odiosa scia di incompiutezza, di banalità. Il leggero grattare, incontrare le asperità del foglio, superarle scavando il percorso, costruendo una strada fra le fibre... è una penna operaia, costruisce e non copre e basta.

Un pensiero che cresce, che nasce, prima di essere tramandato dalla mente al medium, dall'essere al divenire. La parola diviene così alimento per altre menti che a loro volta semineranno altrove propagandandosi all'infinito.
In questo tempo si perde il senso uditivo del processo della scrittura ormai relegata a mera digitazione e visualizzazione. Il primato del binomio vista/tatto si disequilibria a favore della vista, abbellendo la scrittura di caratteri forme e colori pleonastici, modificando infinite volte se stessa, senza lasciar traccia di se, in silenzio...
mercoledì 10 ottobre 2012
Intergenerazionalità
John Steinbeck, Conversazione a Sag Harbor
I veri danni di Berlusconi
sabato 6 ottobre 2012
PD: primarie giovanilistiche (1/11/11)
e noi a parlare di dialogo fra generazioni. Che sia stato proprio il presunto dialogo a far saltare il patto fra generazionale che vedeva i vecchi ciclicamente sconfitti dai giovani? O meglio: non è che questa presunta diatriba fra giovani e vecchi nasconda una più infida eliminazione della classe di mezzo: gli adulti?
È di questi giorni (1/11/11) una ridicola querelle sui giovani e i vecchi del PD.
La cosa più triste e ridicola è che i giovani sono dei "marmocchi" di 35/40 anni! e che i vecchi sono dei signori di 55/65 anni.
Questa semplice constatazione dell'età farebbe ridurre, in un paese normale, la questione a oscenità intellettuale.
La verità è che sotto i venticinque anni, in Italia, neanche si esiste, che gli adulti di 25/35 anni sono ancora "troppo giovani" per ambire al potere vero, e che i 35/45enni sono giovani al potere solo per concessione degli over 60 e poco meno. Insomma gli adulti devono solo fare i giovani, occupare posizioni in quota protetta (come le donne, gli omosessuali, gli immigrati, i disabili), per concessione dei vecchi.
In questo destra, sinistra (e centro) sono identici.
Trovo ridicolo che per esprimere le proprie adulte idee gli adulti (dei partiti) debbano continuamente ringiovanire per accondiscendere altri uomini (ex)adulti come loro che meriterebbero solo la pensione.
D'altronde possono dei giovani avere idee non innovative?
Questi giovani ben invecchiati (quarantenni) spacciano come idee innovative delle normali riflessioni di politici scafati, usano tecniche e approcci furbetti, giovanili più che giovani.
Nessuno di questi ricorda quand'era giovane. A volte penso che molti di loro non siano mai stati giovani.
Ad esempio quel Renzi, il rottamatore, è un vecchio democristiano di 40 anni scarsi.

La realtà è che la politica innovativa in Italia non la fa nessuno ne giovani ne adulti ne vecchi.
Non la fa certo quel 60 enne di Grillo, uscito dall'Uomo qualunque in salsa noglobal, ne Di Pietro, 60 enne, ne Bersani, e tanto meno Berlusconi o i suoi schiavi 40enni come Alfano.
I più creativi, o meglio i più politici, sono Fini e Vendola.
Due teste pensanti accomunati dalla ricostruzione di un'identità di sinistra e di destra diversa dal conservatorismo del PD(L).
E non sono giovani ma, al contrario dei giovani alla Renzi, sono adulti che fanno gli adulti, senza ammiccare ai giovani ma coerentemente esercitando una leadership che si sono meritati sul campo.
Che sia questo la vera soluzione?
Leadership chiare, oneste...senza età.
mercoledì 25 luglio 2012
Ancora provincia 1
- ho raccolto le firme, in anni assai lontani e per nulla sospetti, per un referendum radicale sull'abolizione di tutte le Provincie, cosa di cui mai mi sono pentito.
- ho lavorato per 8 anni (mese più mese meno) per la Provincia di Pordenone in qualità di consulente
Aggiungo, a mia discolpa, che hò tirato un sospiro di sollievo quando la Sardegna (i sardi) ha abolito, con referendum, le 4 mostruose, insensate Provincie create solo pochi anni fa.
Eppure la scelta fatta da Alessandro Ciriani di difendere la Provincia di Pordenone mi trova terribilmente concorde.
Mi convincono le motivazioni, le modalità e la sincerità della difesa.
Due sono le motivazioni di fondo che non mi hanno convinto:
- l'attacco feroce all'Autonomia Regionale e alla specialità
- le ragioni puramente contabili (venate, ha ragione Alessandro, di un certo populismo)
Dunque sono (sarei) felice delle liberalizzazioni, sarei felice dell'abolizione degli ordini, albi etc, sarei felice dell'abolizione della sudditanza ad un paese straniero (e parlo del Vaticano non della AmeriKa). Insomma nessuna titubanza... forse. Eppure non vedo aboliti gli ordini, non vedo aprire il mercato del lavoro, non vedo dismettere Eni e le fabbriche di Stato varie, anzi vedo sovvenzionare con i soldi pubblici anche fabbriche private.
Le Provincie si e mi viene il sospetto che si cerchi un capro espiatorio politico/istituzionale.
Ma torniamo a Pordenone. Dire che tutto va bene è folle, dire che tutto è stato risparmiato, controllato, ottimizzato è esagerato. Ma dire che è un pozzo senza fondo...
Per anni uno dei giornali locali si è divertito a pubblicare i miei fantasmagorici incarichi da consulente ( ho comprato una Ferrari l'anno con i guadagni da consulente... è che le tengo nascoste per paura del fisco e giro con una Modus del 2005 per vezzo snob). Lo ha fatto in nome della trasparenza della lotta agli sprechi. Così chiamavano sputtanare dei professionisti, precari, precarissimi, preparati e selezionati. Da quel giorno ho capito che la strada per l'inferno è asfaltata di buonissime intenzioni, sulla pelle degli altri. Oggi si spara ad alzo zero contro la Provincia di Pordenone facendo di tutta l'erba un Fascio (e non me ne voglia Alessandro per il paragone subdolo...)dimenticando che prima di tagliare i costi si dovrebbe controllare se veramente si risparmia. Ciriani dice che ci costerà di più ma anche se così non fosse, il giochino vale la candela? Delegare le decisioni politico amministrative di un territorio alla Regione ha sempre senso? O, come io penso, ha senso solo in presenza di una cattiva politica e cattiva amministrazione? Tagliare una Provincia di 51 comuni, di cui 24 montani, ha senso se questa è l'unico collante per politiche di pianificazione territoriale? Lasciare Trieste con 6, dico 6, comuni ha senso?
Il problema son le competenze. La Provincia non dovrebbe occuparsi di soldi, non dovrebbe dare contributi, ne gestire servizi ma dovrebbe essere quell'ente intermedio in grado di governare (autonomamente) le politiche di interesse sovracomunale.
Snello, snellissimo senza apparati, senza grandi budget ma con una forte, autorevole, decisionale capacità politica di modificare il tessuto socioeconomico e culturale di un territorio.
Faccio un esempio pordenonese: l'aggregazione sotto un unico nome delle maggiori manifestazioni (comunali) musicali estive ha un enorme valore politico, molto maggiore delle poche decine di migliaia di euro date alle singole associazioni. Il forum fattorie sociali, almeno nelle mie intenzioni quando lavorai a questo credo con passione, è una rete sovracomunale, intersettoriale in grado di rappresentare un valore aggiunto politico che giustificherebbe da sola l'esistenza delle Provincia.
Mi si dirà: perchè spendere milioni di € per mantenere queste inezie? Perchè i milioni di € servono a mantenere gli apparati e non a creare innovazione politica.
La politica non è far di conto, per questo bastano i commercialisti (e per quanto mi riguarda Tremonti è stato più che sufficiente), ma far si che la democrazia sia applicata, che chi governa si assuma oneri e onori, ed eventualmente disonori, di ciò che fa in nome del proprio elettorato e per conto di tutta la cittadinanza.
La domanda è: la Provincia di Pordenone ha svolto, nel bene e nel male, questa funzione? O ha, come dicono i tagliatori di enti, solo sprecato?
Il problema è politico più che contabile ed io credo nel assunto: se la politica è efficente le spese sono sempre giuste(o meglio giustificate per evitare un approccio etico).
Qual'è il criterio con cui si giudica un'amministrazione pubblica eletta a governare un territorio, piccolo o vasto che sia? È la quantità della spesa o la qualità della stessa?
Io penso che sia la qualità a distinguere una buona amministrazione da una cattiva e penso che si dovrebbe tagliare, rimodernare, riordinare, sopprimere, accorpare gli enti che non producono qualità e che la spending review (chissà perchè gli italiani pensano che parlare inglese sia il miglior modo per parlare per eufemismi) si debba fare sulle inefficienze e non sulle efficienze.
Ad esempio delegare ai singoli comuni la programmazione di un sistema integrato di inserimento lavorativo per i lavoratori svantaggiati (sociale/sanità/lavoro) è efficiente? un piccolo comune può amministrare da solo il ricollocamento di un giovane svantaggiato non in carico ai servizi sanitari? O lo farebbe meglio una Regione che dovrebbe avere il compito di legiferare sulla materia e non di trovare le aziende dove ricollocare... Insomma se le scelte politiche sono chiare, le leggi lo sono di conseguenza e l'amministrazione politica locale le attua con profitto. O almeno così mi piacerebbe che fosse.
Purtroppo i tagli lineari distribuiscono le colpe delle inefficienze su tutti e, a ricaduta, continuano a giustificare i delinquenti e a penalizzare i virtuosi.
Negli enti pubblici le cattive prestazioni lavorative non possono essere sanzionate o eliminate, rovinando l'intero cesto delle mele sane, in nome di una politica lavorativa basata sul privilegio acquisito non sulla competenza, bravura e adeguatezza al compito. Allo stesso modo le amministrazioni locali non possono essere valutate e conseguentemente ridimensionate (anche temporalmente) per la loro inadeguatezza o meglio per la loro non corresponsione al mandato elettorale, squisitamente politico. Così è meglio dare poco a tutti che il giusto a chi se lo merita.
Fosse per me taglierei la Regione FVG, che in uno delle poche intuizioni condivisibili dell'ultimo libro di D'Aronco per il resto inutilmente filoleghista, viene descritta come mostro bicefalo tutta racchiusa nella sua dicitura Friuli-Venezia Giulia, in quel suo trattino che l'onorevole dibisceglie ha stupidamente fatto togliere. Quel trattino raccontava tutta la storia...
sabato 21 luglio 2012
provincia di Pordenone... un taglio poco speciale
mercoledì 11 luglio 2012
e il friulano chi lo tutela? I leghisti?
Ora si dirà che è colpa di Monti. e non di 20 anni di leghismo che ha trasformato l'autonomia in burletta, la friulanità in padanismo, di aver creato il substrato culturale per cui i diritti possono essere oggetto di spending review...
Roma mette a rischio la tutela del friulano di Maura Delle Case
UDINE. Le grinfie della “spending review” si allungano anche in campo linguistico ipotecando pesantemente la futura tutela del friulano. Nel decreto legge numero 95 del 6 luglio scorso, il governo Monti cancella infatti senza alcuno scrupolo la marilenghe dalle lingue considerate minoritarie. L’amara sorpresa sta nell’articolo 14, comma 16, della manovra per la revisione della spesa pubblica, laddove si definiscono le aree geografiche caratterizzate da specificità linguistica: per il governo sono da considerarsi tali solo «quelle nelle quali siano presenti minoranze di lingua madre straniera».Il passaggio è un pugno allo stomaco per i friulanisti, per i linguisti e per gli amministratori regionali che ancora una volta, nel giro di poche settimane, assistono a un’invasione di campo e si dicono pronti a reagire. Ma veniamo agli effetti della manovra sulla marilenghe. Per ora questi dovrebbero riguardare solo l’organico della scuola e in particolare i dirigenti scolastici degli istituti con meno di 600 alunni, autonomie che nel recente piano di dimensionamento varato dalla Regione avevano invece beneficiato della dirigenza, a partire da un minimo di 400 alunni, proprio in virtù della deroga concessa ai territori con minoranze linguistiche. Oggi le autonomie scolastiche in Regione sono complessivamente 172, se la norma verrà confermata così com’è oltre una decina di queste (secondo Cgil addirittura 40) sono destinate a rimanere senza “guida”.
L’assessore regionale all’istruzione, Roberto Molinaro, conferma: «La norma, che stiamo approfondendo proprio in queste ore, prevede un’interpretazione restrittiva del concetto di aree geografiche con presenza di minoranza linguistiche che si limiterebbero – dichiara Molinaro – alle sole con minoranze di lingua madre straniera, vedi tedesco e sloveno. Completamente diversa era l’interpretazione data dal ministero dell’istruzione nel mese di aprile, che ci aveva consentito di sviluppare il dimensionamento della rete scolastica con i paramettri delle minoranze linguistiche (definiti dalla legge 482 del ’99), garantendo l’autonomia negli istituti con un minimo di 400 alunni anziché 600. Se questa norma venisse confermata avremmo sicuramente un maggior numero di autonomie destinate a rimanere senza dirigente scolastico».
Per Molinaro la norma ha «elevati profili di incostituzionalità. Non si possono discriminare in questo modo minoranze che l’ordinamento prevede vengano tenute nella medesima considerazione. Anzitutto valuteremo il testo definitivo del provvedimento, quindi i rimedi che sono approntabili». Oltre che le eventuali reazioni. Alla Corte costituzionale il Fvg è già ricorso per il decreto Salva-Italia, nulla vieta che possa farlo nuovamente per salvare il friulano. La cui tutela, secondo il professor Vincenzo Orioles, componente del gruppo di lavoro sulle politiche e i diritti linguistici, è seriamente ipotecata dal dl 95. «La norma depotenzia i livelli di tutela e ciò – dichiara il linguista – è pericolosissimo perché ci vuole molto poco a dire che vi sono lingue “importanti”, come il tedesco, lo sloveno e il francese, e lingue meno importanti, come friulano, sardo e occitano, lingue che invece la legge 482 poneva sullo stesso piano». Orioles annuncia di voler inviare una lettera-appello ai parlamentari del Fvg: «È quantomai importante che si facciano promotori di un emendamento per sopprimere il comma 16. Il riflesso per ora riguarda “solo” i dirigenti della scuola, ma una volta introdotto un principio di debolezza nella legge, una dissimmetria, allora a rischio c’è molto di più».
Il senatore del Pdl, Ferruccio Saro, promette il massimo impegno per modificare il comma. «Faremo il possibile per emendare questa norma, che mi sembra pesantemente ingiusta nei confronti del popolo friulano».
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mercoledì 27 giugno 2012
Economia dell'identità
Poveri Aforismi
domenica 13 maggio 2012
tanto non son figli loro...
Tanto non sono figli loro, non sono loro le donne costrette ad una gravidanza non voluta, non sono loro le famiglie che non possono, non vogliono avere un figlio.
Tanto non sono loro preti e frati, suore e beghine quelle che rischiano la vita per un aborto clandestino, tanto non sono loro le ragazze rimaste incinta per errore, tanto non sono loro le donne violentate, costrette al sesso nolente, tanto non sono loro le straniere avviate alla prostituzione dopo stupri e violenze. Tanto non sono loro che vogliono avere una gravidanza felice, con l'uomo che amano e non con un maschio riproduttore.
Tanto non sono loro.
Beati loro che ogni scopata è santa, che ogni spermatozoo è vita, ogni embrione è bambino, ogni donna incubatrice.
La vita, ammesso che di vita si possa parlare, dell'embrione è sacrosanta ma quella della donna no. La donna è solo portatrice sana, anche malata se è il caso, di vita altrui. La donna è sempre ingravidata dallo spirito santo, anche se il santo è uno stupratore.
Questo i difensori della vita in potenza dicono, dimentichi della vita in essere: le madri sono tali solo per volontà divina e non per scelta e tutela del proprio corpo, della propria psiche.
Per difendere questo tutto è ammesso: far partorire donne malate terminali, accettare gravidanze incestuose, accettare bambini frutto di violenza, far nascere bambini nelle condizioni più oscene (degrado, povertà, disturbi psichiatrici, malattie genetiche incurabili). Tanto i figli non sono loro.
Molti anni fa conobbi una di queste oltranziste. Andava negli ospedali a convertire le abortienti, prometteva salvezza eterna e al contempo sostegno, rete di protezione, soldi. Alcune ascoltarono, altre cacciarono fuori la sammaritana. Tanto i figli non erano i suoi.
W la L.194/78, uno degli ultimi rigurgiti di laicità della storia italiana. Dopo c'è stato il caso Englaro, la L.40/2004, il family day, l'obiezione di coscienza a comando (con medici obiettori nel pubblico e, cambiato camice, abortisti a pagamento), l'RU 486, i farmacisti obiettori (che però vendono i contraccettivi).
Per fortuna c'è la crisi e questo governo avrà vita breve, altrimenti per raccattar paginate dell'Osservatore un bel decreto anticonsultori non lo toglieva nessuno.
giovedì 10 maggio 2012
destra e sinistra e il grillo parlante
Repubblica, forse per preparare il terreno ad un acuta osservazione dalemiana del tipo "la lega è una costola della sinistra", chiede dove si parano i pessimi grillini. A destra? A sinistra? Al centro? In alto a Destra o in basso a Sinistra? O il contrario? Fare la doccia è di destra e il bagno di sinistra? e lo spek? Terzo polo? ne cotto ne crudo?
Grillo è sicuramente estremo, di quell'estremismo becero e conservatore, di quell'estremismo che accomuna tutti i peggiori reazionari della storia. Italiana prima di tutto. Solo per restare alla seconda repubblica (e poi dicono che bisogna fare figli... ci fossimo fermati alla prima forse staremmo meglio) Grillo è l'epigono di maestri quali Bossi, Berlusconi e Di Pietro.
Tutti, la trimurti antegrillina, erano antipolitici (o meglio lo dichiaravano), tutti erano con il popolo (anche Pol Pot e Pinochet lo erano), tutti erano rivoluzionari (col culo altrui però).
Ma grillo è di destra o di sinistra?
Grillo si inserisce perfettamente, come una supposta nel culo, nell'alveo della destra italiana degli ultimi venti anni: illiberale, populista, autoreferenziale, autocratica, plebiscitaria, violenta, antidemocratica, antiparlamentare, antieuropeista, nazionalista, antifederale, antiautonomista, monopolista, burocratica e via insultando.
La doppia BB era tutto questo e Di Pietro (se non fosse stato per un inutile problema di facciata) sarebbe stato un ottimo ministro della giustizia berlusconiana.
Il problema è: questa è destra?
Io penso di no. Penso che sia semplicemente e orribilmente pessima politica senza colore e senza ideali che ammanta di Verità delle orribili e ingiustificate banalità.
La destra è altra cosa che ancora, nonostante i timidi tentativi finiani, stenta in Italia a nascere, a crescere, a esistere.
Eppure brave persone, bravi amministratori, ottimi politici esistono: fascisti, liberali, socialisti, repubblicani, democristiani e militano ancora in quella cloaca che è il PDL, regalando la parola destra a figuri come berlusconi, Cicchitto, Gasparri, Santanchè solo per citarne alcuni.
Grillo rischia di essere un altro orribile colpo alla destra Italiana già provata da venti anni di nazionalismo celtico e priapismo berlusconiano.
Guardate i voti dei grillini. Gira e volta sono quelli della lega, dei Berluscones decerebrati, della così detta società civile che di civile non ha nulla.
giovedì 3 maggio 2012
e i bambini con la barba dove li metti?
Pordenone, avendo esaurito la spinta over 50 del great complotto, ha scoperto che dopo il fantomatico, strepitoso, fantasmagorico, incredibile, portentoso, rivoluzionario, avanguardista, geniale periodo del punk c'è stato un altro periodo non meno fantomatico, strepitoso, fantasmagorico, incredibile, portentoso, rivoluzionario, avanguardista, geniale periodo della Perseo. Per questioni anagrafiche, sociali, geografiche e delinquenziali ho conosciuto approfonditamente l'ultimo e sopportato di sguiscio il primo.
La Perseo... e la Bilancia dove la mettiamo?
Oggi i miei coetanei, che a mala pena salutavo in cagnesco da adolescente e con cui condividevo il piacere di rovinare le feste di altrettanti coetanei che non erano ne Persici ne Barbuti, son tutti amici, siam tutti amici. Ci accomuna la nostalgia, nostalgia canaglia come diceva il poeta, di anni meravigliosi, frizzanti, alternativi... Alternativi gli anni ottanta? Alternativi i nostri vestiti da vecchi (mod, ska, rockabilly)? Alternativi nella ricerca spasmodica di vinili, cravatte, pantaloni e giacche negli armadi dei genitori, dei nonni? nei negozi demodè fra scarti dimenticati?
Si eravamo alternativi ad altri, alternativi a quei vecchi che pontificavano di quanto figo fosse stato il '77, o il '68. Eravamo alternativi a quei vecchi che ci sfracassavano i cojoni con la loro musica di merda, progressivamente vomitevole. A chi ci guardavano dall'alto in basso perchè scopiazzavamo idoli defunti o sconosciuti. Alternativi perchè preferivamo ubriacarci non ci drogavamo a dovere. Perchè non ci menavamo per la causa ideale, ma, alla buona, per la figa, per divertimento, per la musica, per futili motivi. Quei scassacazzi ci odiavano perchè eravamo leggeri, disimpegnati, inutili. E noi odiavamo loro, immondi capelloni rivoluzionari che ci avevano fatto passare l'infanzia a suon di bombe, pistolettate e siringhe.
Ed oggi siamo noi i vecchi...che pontifichiamo di quanto figo fosse l'86... che fracassiamo i cojoni con... che diciamo che i giovani sono... che ascoltano musica di ...
Vi prego fatemi diventare adulto, fatemi ricordare l'adolescenza per quel che è stata: adolescenza! Lasciate che ognuno abbia la sua e che sia la più figa del mondo. Lasciamo la nostalgia ai vecchi. Quando sarò vecchio e non, come dice mio figlio: quando ero vecchio farò...
PS il mio archivio privato è a disposizione solo di chi ha la barba, Radar escluso.
domenica 22 aprile 2012
CV stupido
giovedì 12 aprile 2012
via i delinquenti dalla lega! Lo dice Bortolotti!
è l mio sindaco, è stato il mio sindaco per ben 10 anni, esclusi i mesi di incompatibilità.
Ho sopportato che i miei concittadini avessero votato in massa un sindaco che ha trasformato un tranquillo paese della pianura friulana in un esempio di malgoverno, autoritarismo, razzismo, incompetenza, malaffare, spreco di denaro pubblico.
Il luogo in cui da poco meno di vent'anni vivo è stato superato solo da Adro (e ho detto tutto).
Il paese più video sorvegliato d'Italia non riesce a pagare la sorveglianza dei bambini alla materna comunale ne i supporti didattici e l'assicurazione integrativa (si capisce che ho un figlio?), il paese che ha vietato il Burqua (senza averne mai visto uno) ha permesso per anni l'assurda Fiera della musica in centro al paese (senza alcun rispetto per il paese). Il paese delle Guardie Padane (pagate a suon di contributi, anche con i miei soldi) non riesce a rendere l'unica area verde accessibile, vivibile, pubblica. Il mio sindaco che oggi spara contro i leghisti disonesti è stato l'unico caso italiano di incompatibilità autoindotta.
Si perchè invece di pagare le multe, come tutti i cittadini che corrono come forsenati e vengono beccati dall'autovelox dei vigili comunali, si è fatto ricorso. Non perchè andava piano, non perchè ingiustamente accusato di una cosa che non aveva commesso, no! Perchè i vigili erano nascosti e lui non ha potuto inchiodare!
Il Caro sindaco, che si fa fotografare con la faccia sorridente al fianco di un manichino in Burqua nell'atto di svelare la bellezza mediorientale (?), si è anche dimenticato di cambiare la scheda al cellulare di servizio (anche questo pagato con i miei soldi) ed ha chiamato lungamente all'estero... per gemellaggi personali.
Per non sbagliarsi ha anche negato la piazza agli avversari politici, giusto per ribadire il rispetto delle regole e della democrazia.
Insomma un puro esempio di integrità, autorevolezza, pulizia, che ben si colloca nel panorama della lega!
PS che io sappia non è terrone...
è un periodo meraviglioso!
Perchè Grillo, come è noto, è un poveraccio senza accesso all'informazione, ai soldi. Il suo M5s è nato spontaneamente su spontaneo stimolo dello spontaneo Grillo. Ovviamente senza nessun intento politico. Non ha talmente nessun intento politico che si candida ovunque con i suoi pseudonimi (perchè quelli che pensano con la testa propria, e non la sua, li caccia), e visto che i palazzi gli fanno talmente schifo che si candida a governarli Lui... e con il 25%! Spontaneo naturalmente. Cambiando la legge elettorale, anzi con la democrazia diretta, la rete, il web, la società civile. La sua ovviamente, l'altra è incivile per antonomasia.
Vi ricorda qualcuno? Uno che inizia per B e finisce per i? Bravi sono due, avete ragione! Uno faceva il cantante e l'altro anche. Uno è divorziato e risposato e l'altro anche (alla faccia dei family day e delle tradizioni cristiane). Uno, quello alto, ha piazzato il figlio nella regione di famiglia, la badante al senato, e i compagni di sbronze al ministero dell'interno, semplificazione, giustizia, e non ricordo cos'altro. SEMPLIFICAZIONE, intendo ministero della semplificazione, cervello semplice, ministero semplificato. L'altro, quello basso, ha piazzato le sue amiche e igieniste un po' ovunque, i suoi amici son diventati uomini di stato, fini statisti, ministri di qualsiasi cosa, i suoi figli aspettano il Delfinato scannandosi amabilmente per il patrimonio.
Le prove generali della santa alleanza dell'avanspettacolo ci sono stati in Piemonte dove il buon Grillo ha regalato la regione a Cota (pure un po' terrone, e per questo a rischio di epurazione complottista da parte dei Barbari con gli Incubi). Poi le sparate sullo ius sanguinis, che nemmeno Borghezio era riuscito a capire fra un rutto e un altro, e i campi (di concentramento) nomadi da far sparire con tutto il contenuto. Insomma un crescendo rossiniano di stronzate.
Finalmente oggi possiamo ascoltare la conferma che dopo Bossi e Berlusconi possiamo ancora sperare in Grillo. E che Dio si metta una mano sul cuore prima di farci sopportare anche questo.
martedì 10 aprile 2012
il complotto anticeltico
I leghisti? Sono tutti terroni camuffati che voglio distruggere la razza padana!
Ma andate a lavorare... ladri padani!
domenica 8 aprile 2012
è incredibile...
Sono anni che dico che la lega è stata la rovina della democrazia italiana, come e peggio di Berlusconi.
Sono anni che dico che la lega ha distrutto il federalismo, l'autonomismo, il regionalismo, che ha trasformato l'autodeterminazione, l'alloglossia, l'identità in merda.
Sono anni che dico che la lega è peggio del peggior tangentista della peggior periodo della prima repubblica. La lega ha depredato il territorio, le casse delle amministrazioni comunali, provinciali, regionali, ha sistemato amici, parenti , servi come e peggio di qualunque pentapartito.
Sono anni che dico che la lega è nazista, nazionalista, razzista, autoritaria, antidemocratica, dittatoriale, populista, violenta.
Sono anni che dico che i leghisti sono delinquenti, corrotti e corruttori, impuniti, gradassi opportunisti con il potere in mano. Sono anni che le cronache citano mele marce nel frutteto leghista: Ballaman che si paga le scorribande con i soldi della regione, Bortolotti... c'è solo l'imbarazzo della scelta: abuso di ufficio, uso di telefoni comunali per farsi i fatti suoi, multe non pagate, evasione fiscale... il frutteto è marcio alla radice verrebbe da dire oggi.
Sono anni che dico che la lega ha coperto il suo potere con la retorica della sicurezza, della pulizia, dell'onestà, della purezza, della proprietà, del Dio Po e del celtismo.
Sono anni che dico che le leggi approvate dalla lega sono fra le peggiori prodotte dalla nascita della Repubblica ad oggi.
Sono anni che dico che Bossi è un ciarlatano, Maroni un delinquente, Borghezio un nazista (ed è vero) e via andare.
Sono anni che dico che chi ha il potere a Milano, in Lombardia, o dovunque ci siano soldi sporchi, un qualche accordo con i mafiosi doveva farlo.
è incredibile non sono più l'unico ad essersene accorto.
martedì 27 marzo 2012
Peccato... Sottomessi alla lega
Sorestans e sotans
Intervista sul Friuli
La lunga e interessante intervista di Cisilino a D'Aronco lascia l'amaro in bocca. Il Friuli, la sua storia, la sua autonomia, la sua alloglossia, la sua cultura si intravedono appena nelle nebbie provocate dall'infatuazione leghista.
Il glorioso, democratico, tollerante, accogliente, onesto autonomismo friulano scompare, umiliato da nomi difficili da pronunciare per un sincero regionalista, autonomista e friulanista come D'Aronco dovrebbe essere. Eppure la Lega sembra aver ottenebrato anche le menti più lucide grazie a quattro talleri, sacrosanti e benvenuti, regalati in nome del friulano. I friulani hanno accettato acriticamente gli ultimi venti anni di becero nazionalismo padano fatto a suon di proclami anti emigrazione (loro la chiamano immigrazione ma è solo girarci attorno) di editti razzisti, di slogan sessuofobi e infine, ma è quello che più mi sconvolge se accettato da persone come D'Aronco, di crassa ignoranza identitaria.
Peccato che l'autonomismo sia finito così male, sostituito dal bieco leghismo, che il Friuli sia stato sostituito dalla padania.
Peccato perchè l'intervista letta acriticamente affascina, coinvolge e stimola riflessioni. Sarebbe bastato un po' di coraggio in più: il Friuli è Europa, ne Italia e tanto meno padania (ammesso e non concesso che essa sia, è e sarà mai qualcosa di diverso dal fantaceltismo nazilefevriano che la propaganda)
venerdì 23 marzo 2012
art. 18 un privilegio inutile
Forse ai dipendenti subordinati a tempo indeterminato? a tutti?
A quelli delle piccole imprese? ai dipendenti di cooperativa? ai dipendenti di sindacati, partiti politici, del no profit?
A nessuno di loro interessa, a nessuno, che ci sia o meno il reintegro cambia nulla.
Il reintegro, è questa la questione e non la libertà di licenziamento, è un abominio giuridico, o almeno lo dovrebbe essere in un sistema liberale. Il lavoratore discriminato, ingiustamente sanzionato o licenziato a causa di incapacità mercantile del padrone, perchè mai dovrebbe voler tornare a lavorare proprio nel posto da cui è stato ingiustamente cacciato?
Per ripicca, per soldi, per orgoglio perchè?
Cos'è un diritto: avere accesso al mercato del lavoro in modo equo e libero o rimanere incollati al proprio posto di lavoro qualunque cosa succeda?
Io penso che il diritto sia il primo: eguale accesso per tutti. Io credo che la libertà di cambiamento sia un diritto , io credo che il mercato del lavoro Italiano impedisca, a chi come me non ha accettato la logica del posto ad mortem, l'accesso a posti di responsabilità, di crescita, di sviluppo personale e lavorativo.
La logica dell'articolo 18 ci ha tagliato i coglioni, alla radice direi, ci ha raccontato un Italia ad occupazione perfetta: chi è dentro è protetto chi è fuori no. E' la stessa logica della CIGS, e della CIGO, della mobilità e del valore legale del titolo di studio, degli albi professionali, degli ordini e delle corporazioni.
I diritti acquisiti non si toccano, e quelli che non li hanno si attaccano.
Con questa bella favola, bella solo per chi l'ha scritta, la mia generazione, e tutte quelle dopo sono convinte che difendere i diritti altrui ci faccia conquistare una briciola di protezione.
L'articolo 18 non è un diritto, è un privilegio.
Si tratta di privilegio perchè tutela solo alcuni, dei privilegiati appunto, perchè discrimina in base al tipo di contratto, all'età, alla provenienza, al tipo di lavoro, dimensione dell'azienda. Tutela i forti e non i deboli (chi ha un lavoro, non chi lo cerca). Come tutti i privilegi non serve a nessuno, nessuno lo usa ma nessuno lo tocca.
Allora perchè rischiamo di far crollare l'unico governo degno di avere questo nome negli ultimi venti anni?
Per un privilegio?
giovedì 15 marzo 2012
domenica 19 febbraio 2012
Legami da spezzare Azione politica e azione non-violenta
Pubblicato su Ippogrifo 6- Inverno 2011
Se il Corpo del capo era un capolavoro, la canottiera di bossi e un buon compendio di miserie leghiste. Bossi è l'emblema del leghismo, la figura paradigmatica del partito, il simbolo spacciatore di simboli patacche (soli, spadoni, dita medie e avambracci ripiegati). Nonostante tutto l'impegno e la ricerca, Bossi rimane un po' sotto tono, sarà per la malattia che ne ha stroncato la carriera di sbruffone di corte, ma alla fine, nel bel libro di Belpoliti, ci fa quasi tenerezza. Ecco forse è questo il vero difetto del libro: non riesce a restituire la pericolosità di un leader, la sua nefasta influenza sulla politica italiana ed infine la sua caparbia ignoranza, la sua oscena ipocrisia.
La lega non ha modificato solo la politica italiana, ha fatto molto di peggio: ha distrutto l'autonomismo, l'utopia federalista, regionalista ed europeista della migliore classe politica nata dall'antifascismo (Lussu, Spinelli, Rosselli, Rossi). E questo nel libro non compare, anzi paradossalmente si accentuano le caratteristiche "italiane, provinciali, strapaesane" del movimento/partito. Ci si dimentica che se oggi non abbiamo una repubblica federale, europea e pluralista è anche per colpa di Bossi e del suo nazionalismo padano, del suo cellodurismo e del suo apparire everyman. Un uomo qualunque assurto a leader, come Hitler, insomma della peggior specie.