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lunedì 26 aprile 2010

siamo solo all'inizio

Inserisco, con poco commentol'articolo del gazzettino

COMMENTO
Solo una cosa non mi torna: se la lega rappresenta la destra che ci sta a fare il PDL? Soprattutto cosa ci sta a fare l'unica destra italiana degna di questo nome(MSI/AN) dentro un PDL fotocopia della Lega. Non credo che i temi della lega siano quelli di AN, ne tanto meno dei camerati che vi appartenevano. Ho stima dei secondi e rispetto per le idee (che spesso non condivido) del partito (MSI/AN).
So che oggi a Pordenone non si può essere di destra senza essere assimilati a leghisti e berluscones. Non era così 20/25 anni fa e gli amici del fronte lo sanno: ci si parlava, si litigava, ci si opponeva, si stava insieme. Insomma si faceva politica. Oggi chi si oppone è un traditore, e questa non è politica.
La destra sociale (non l'egoismo legista), l'orgoglio nazionale italiano (non padano), l'attenzione alle etnicità (non il nazionalismo padano), alla cultura tradizionale (non l'omogeneizzato celtico padano cristiana), il ribbellismo (non il militarismo padano), l'audacia (non la prevaricazione contro i più deboli), l'anticlericalismo (e non il vandeismo di ritorno), l'avversione per il banale, lo scontato, il popolare (e non la ricerca spasmodica del consenso), ed infine la lealtà verso gli avversari, la comunione di intenti verso una società politica che trovavamo inutile, vecchia, slerotica... questo è quello che ricordo degli amici del fronte. Non trovo, oggi, nulla di vicino a quel sentimento nella destra della lega o di Berlusconi.
Starò invecchaindo, come tutti, e da sentimentale dico: per fortuna che la politica è fatta di persone e la stima per quelle non cambia.

ARTICOLO
Tutti cominciano con un auspicio: la speranza che la profonda frattura che si sta consumando nel Popolo delle libertà possa ricomporsi. Ma da politici "navigati" quali sono, sanno benissimo che una breccia si è ormai aperta e che tornare indietro sarà molto difficile. E allora non esitano a dire con chi stanno. O meglio con chi staranno nel caso in cui si arrivi alla scissione e alla formazione dei nuovi gruppi parlamentari divisi. E così si capisce come i maggiori esponenti istituzionali del territorio - un tempo in Alleanza nazionale, da sempre "finiani" di ferro - eletti nei loro incarichi con il Pdl siano pronti a scaricare il co-fondatore del "partito del predellino" Gianfranco Fini.

Chi proprio non ha più dubbi è il presidente della Provincia, Alessandro Ciriani. «Lo smarcamento di Fini da Berlusconi non è cominciato ieri. È una lunga parabola che lo ha ormai portato molto lontano dai principi e dai valori della Destra. Oggi Fini - aggiunge Ciriani in quello che sembra quasi uno sfogo liberatorio - è più vicino alle posizioni dei Radicali di Emma Bonino. Anziché continuare a tenere alti i cardini di una Destra moderna ed europea ha assunto posizioni radical-chic. Non è più possibile seguire un leader che sta assumendo una posizione di tipo personalistico anche attraverso la sua Fondazione che sta a Roma ed è così lontana dal popolo della Destra». Certo che suona strano. Eppure a parlare è lo stesso Alessandro Ciriani, ex militante del Fronte della Gioventù, confluito poi nel Movimento sociale per sposare la scelta di An e infine quella del Pdl. Insomma, nonostante la giovane età la sua è una lunga militanza. Ed è con non poco rammarico che aggiunge lapidario: «Quello di Fini mi sembra più un caso da Freud che da politologi». Il presidente riprende fiato. E il suo sfogo diventa analisi. «Dopo la fondazione del Pdl il compito di An doveva essere quello di fare la destra del centrodestra. Sull’immigrazione, sull’economia sociale e su tutti i temi dell’agenda della destra Fini si è smarcato. Il risultato? Il dilagare della Lega Nord che sa mandare messaggi e interpreta meglio i problemi della gente e dei ceti sociali che dovrebbe rappresentare la destra».

Analisi, quest’ultima sul Carroccio, condivisa anche da un altro ex "finiano di ferro", il deputato Manlio Contento. «I messaggi che sono stati lanciati nell’ultimo anno da Gianfranco Fini - sottolinea il parlamentare del Pdl, già sottosegretario all’Economia nel precedente governo Berlusconi - non hanno fatto che disorientare l’elettorato di destra a favore della crescita della Lega. Abbiamo assistito a un autentico paradosso: chi poneva a Berlusconi il problema di una Lega troppo "ingombrante" alla fine, magari inconsapevolmente, ha fatto in modo che la Lega guadagnasse consensi». Il parlamentare "pidiellino", però, non chiude tutte le porte: «Ci sono ancora due incontri e non è escluso che si possano trovare delle soluzioni che ricompongano la frattura». E se invece Fini non indietreggia e fonda i nuovi gruppi autonomi? «Credo che a quel punto ciascuno di noi dovrà fare delle scelte. E, come ho già detto, io sono per il rispetto degli elettori che mi hanno votato nel Pdl e del patto con il presidente del Consiglio Berlusconi. E poi, da uomo di destra, ho sempre criticato che prendeva i voti da una parte poi poi passare dall’altra». L’ipotesi delle elezioni? «Credo - sostiene Contento - che Berlusconi abbia l’interesse a fare le riforme e non ad andare al voto. Ma è evidente che se non si troverà una composizione non è da escludere l’ipotesi di ridare la parola agli elettori».

Chi, invece, è più combattuto e spera ardentemente in una ricucitura che tenga Fini nel Pdl è Emanuele Loperfido, consigliere comunale di minoranza nel municipio di Pordenone. Dove il gruppo di An "resiste" non essendoci ancora stata l’unificazione. «Non si capiscono le ragioni dello strappo, se dovesse consumarsi. Io - afferma il giovane ex An - spero molto che Fini possa trovare le motivazioni per rimanere nel Pdl, la gente non capirebbe. È nel Pdl che Fini potrebbe fare molto di più essendo un leader capace. Se dovessi decidere? Non so cosa farei, francamente dovrei capire meglio le motivazioni dell’eventuale rottura e dell’uscita di Fini».

«Io sto con il Pdl», non ha dubbi invece il sindaco di Spilimbergo Renzo Francesconi. Che poi spiega: «Mi auguro che ci sia una ricomposizione interna, ma credo che la strada intrapresa da Fini non possa portare da nessuna parte. Mi pare un percorso tutto personalistico. Non si può sciogliere un partito, fondarne uno nuovo e poi, nel giro di neanche due anni, uscire e rompere tutto. È incomprensibile». Il sindaco eletto nel Pdl rivendica le sue scelte: «Non sono affatto disorientato di fronte a quello che sta succedendo nel centrodestra. Il Pdl doveva essere il partito della destra, ma anche del cattolicesimo liberale che aderisce al popolarismo europeo. Questo era il percorso. Se qualcuno ora canta fuori dal coro non può chiedere di essere seguito».

(Domenica 18 Aprile 2010)

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