Sorestans e sotans
Intervista sul Friuli
Di Gianfranco D'Aronco, William Cisilino (Intervistatore)
La lunga e interessante intervista di Cisilino a D'Aronco lascia l'amaro in bocca. Il Friuli, la sua storia, la sua autonomia, la sua alloglossia, la sua cultura si intravedono appena nelle nebbie provocate dall'infatuazione leghista.
Il glorioso, democratico, tollerante, accogliente, onesto autonomismo friulano scompare, umiliato da nomi difficili da pronunciare per un sincero regionalista, autonomista e friulanista come D'Aronco dovrebbe essere. Eppure la Lega sembra aver ottenebrato anche le menti più lucide grazie a quattro talleri, sacrosanti e benvenuti, regalati in nome del friulano. I friulani hanno accettato acriticamente gli ultimi venti anni di becero nazionalismo padano fatto a suon di proclami anti emigrazione (loro la chiamano immigrazione ma è solo girarci attorno) di editti razzisti, di slogan sessuofobi e infine, ma è quello che più mi sconvolge se accettato da persone come D'Aronco, di crassa ignoranza identitaria.
Peccato che l'autonomismo sia finito così male, sostituito dal bieco leghismo, che il Friuli sia stato sostituito dalla padania.
Peccato perchè l'intervista letta acriticamente affascina, coinvolge e stimola riflessioni. Sarebbe bastato un po' di coraggio in più: il Friuli è Europa, ne Italia e tanto meno padania (ammesso e non concesso che essa sia, è e sarà mai qualcosa di diverso dal fantaceltismo nazilefevriano che la propaganda)
Se il Corpo del capo era un capolavoro, la canottiera di bossi e un buon compendio di miserie leghiste. Bossi è l'emblema del leghismo, la figura paradigmatica del partito, il simbolo spacciatore di simboli patacche (soli, spadoni, dita medie e avambracci ripiegati). Nonostante tutto l'impegno e la ricerca, Bossi rimane un po' sotto tono, sarà per la malattia che ne ha stroncato la carriera di sbruffone di corte, ma alla fine, nel bel libro di Belpoliti, ci fa quasi tenerezza. Ecco forse è questo il vero difetto del libro: non riesce a restituire la pericolosità di un leader, la sua nefasta influenza sulla politica italiana ed infine la sua caparbia ignoranza, la sua oscena ipocrisia.
La lega non ha modificato solo la politica italiana, ha fatto molto di peggio: ha distrutto l'autonomismo, l'utopia federalista, regionalista ed europeista della migliore classe politica nata dall'antifascismo (Lussu, Spinelli, Rosselli, Rossi). E questo nel libro non compare, anzi paradossalmente si accentuano le caratteristiche "italiane, provinciali, strapaesane" del movimento/partito. Ci si dimentica che se oggi non abbiamo una repubblica federale, europea e pluralista è anche per colpa di Bossi e del suo nazionalismo padano, del suo cellodurismo e del suo apparire everyman. Un uomo qualunque assurto a leader, come Hitler, insomma della peggior specie.