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mercoledì 28 ottobre 2020

De monitione

Si commenta da solo...

 Raccomandazioni

 Nel d.P.C.M. 24 ottobre 2020, come già in precedenti provvedimenti, si rinvengono alcune nuove previsioni di contenuto esortativo, formulate in termini di raccomandazione, le quali, benché non correlate a sanzioni, intendono sollecitare l'adozione di comportamenti ispirati alla massima prudenza e al senso di responsabilità dei singoli. 

Mobilità personale (art.1, comma 4)

 Rientra nel novero delle suddette previsioni l'articolo in epigrafe, con il quale viene fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto, pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi. 

Si fa presente che, trattandosi di raccomandazione, non occorre che le persone interessate ai suddetti spostamenti siano munite di autodichiarazione, redatta ai sensi degli artt. 46 e 47 del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445.

 Resta ferma, invece, la necessità di giustificazione degli spostamenti in tutti i casi di limitazioni alla mobilità introdotte con provvedimenti più restrittivi di ambito regionale.

 Ricevimento di ospiti nelle abitazioni private (art.1, comma 9, lett. n)

 Per quanto riguarda il ricevimento di ospiti presso la propria abitazione, il d.P.C.M. in commento rafforza la raccomandazione riferita al medesimo contesto contenuta nel precedente provvedimento presidenziale.

 Tenuto conto della stringente necessità di prevenire la diffusione del virus, che può essere agevolata da contatti occasionali anche tra familiari non conviventi, e pertanto di adeguare i propri comportamenti, anche nella sfera privata, a un principio di massima cautela, viene raccomandato che nelle abitazioni private si eviti di ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza. 

Va da sé che anche ove ricorrano tali particolari circostanze andranno seguite le regole prudenziali legate all'uso dei dispositivi di protezione delle vie aeree.

 Si ribadisce, a beneficio dell'attività degli organi accertatori, che le previsioni del d.P.C.M. esplicitate in forma di raccomandazione non determinano, nel caso di comportamenti difformi, l'irrogazione di sanzioni.

Fonte circolare n°15350/117(2)/1 Ministero dell'Interno Gabinetto del Ministro

 

martedì 27 ottobre 2020

DCPM mi raccomando fortemente di non applicarlo 1

Ieri mattina il Conte, dopo aver fatto una ricca colazione e aver telefonato a Davide e a Rocco per raccomandarsi di guardarlo in televisione, ha limato l'ultimo DCPM con le cornicette e le spaziature fra un comma e l'altro, ha preso la sua fida mascherina di Marinella è andato in pasto ai leoni. 

I Leoni, pasciuti e mezzo addormentati,  tutti raccomandati da Rocco, hanno ascoltato, compìti e assorti nella manifestazione mistica del Conte, hanno poi riferito alla plebe il senso della nuovo Editto. 

Il senso. Sicuramento questo nuove DCPM, siamo al 21° in otto mesi, fa senso, una senso di ribrezzo e fastidio che negli ultimi 20 era stato latente, coperto dalla indeterminatezza della pandemia, dal rumore di fondo delle altre nazioni in preda a deliri simili al nostro ma senza la capacità, tutta italiana, dello scarica barile legislativo. 

Le 21 pagine, il prossimo sarà 22 pagine cosi si allinea con il numero del provvedimento e fa carino per le ricerce dei complottisti in numerologia, sono veramente un capolavoro di incompetenza e paternalismo. 

L'articolato, scarno e di soliti 12 articoli, sparge divieti e raccomandazioni con la stessa precisione di un cieco che tira al piccione, e chiude con un  rassicurante art. 12 c. 1 il cui explicit dice sono efficaci fino al 24 novembre.  Lo scrivano che ha materialmente redatto l'opera ha dovuto dar fondo a tutte le lettere dell'alfabeto e duplicarle fino all'nn, compresa la w, un'opera complessa la cui esegesi ed edizione critica impegnerà i linguisti del futuro.

Bando alle ciance! 

Veniamo al contenuto, alla perentoria e maschia presa di posizione di un governo di maschi e italici virgulti. L'art.1 parte bene con un profluvio di nonchè che neanche in quarta ginnasio ci ricordavamo. Nonchè...

Intanto la mascherina te la devi sempre portare con te, anche quando vai a cagare, il che è sicuramente utile per evitare a se stessi il proragarsi dei miasmi mefitici che la produzione intestinale può produrre in determinate contingenze, e almeno che non vi chiamate G.M., è un operazione solipsistica. Per fortuna c'è sempre l'eccezione che conferma la regola: 

a eccezione dei  casi  in  cui,  per  le caratteristiche dei  luoghi  o  per  le  circostanze  di  fatto,  sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.

Questa frase, gia sperimentata la settimana scorsa sul n° 20, nasconde non poche insidie interpretative, a partire dalla definizione delle caratteristiche dei luoghi e dalle circostanze di fatto. Quali sono le caratteristiche dei luoghi? Dimensioni? aereazione? colore delle piastrelle? 

E le circostanze di fatto?

In diritto si distingue fra de iure e de facto, la prima è di diritto, stabilito dalla legge, per legge, de facto invece definisce un elemento consuetudinario, in vigore anche senza legge, per prassi e non legge. Verrebbe da chiedersi quali siano le circostanze consuetudinarie che prevedono de facto, e non de iure, l'esenzione dall'obbligo della mascherina. A quale prassi si riferisce legislatore? camminare da solo in corso è una prassi de facto? Andare al ristorante da solo è prassi de facto o no? Bho?  

Cosi mi verrebbe da dire che non essendoci circostanze de iure per limitare la libertà, almeno non in violazione della costituzione, allora l'avvocatucolo e i suoi sgerri si rifugiano in un latinorum tradotto malamente, sperando che non si capisca che il di fatto non significa un cazzo, visto che non c'è consuetudine o prassi o chiarezza su cosa siano le circostanze di fatto, perchè venga garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. Ora se non c'è elemento de iure per garantire in modo continuativo, ma il de facto non esiste poiche l'emergenzialità dell'evento non può per sua natura prevedere una prassi consolidata, o un elemento di oggettiva chiarezza, di che cazzo stiamo parlando? 

Andando avanti nell'esegesi di queste mirabolanti versetti la condizione di isolamento diventa altro lemma cardine della costruzione del nulla del Conte. Credo che, superata la terza elementare, appaia chiaro a tutti che isolamento e distanziamento non siano sinonimi. Il termine isolamento ha la sua ratio normativa, all'interno del corpus contiano, quando parla di isolamento fiduciario per i potenziali infetti venuti a contatto con risultati positivi all'infezione. Si isolano, per l'appunto, fino a chiarimento della propria situazione di salute da parte dell'SSN. Fino a ottobre isolamento era usato in questi termini, discostandosi in modo chiaro dal distanziamento sociale che invece riguardava tutti, sia come prassi che come obbligo, oggi con la nuova ondata di DCPM l'isolamento diviene sinonimo di distanziamento per tutti e non solo per i potenziali infetti. Se prima valevano la regole del distanziamento sociale, con le previste prescrizioni,  oggi a queste regole si aggiunge un oscuro isolamento, che diventa norma anche in presenza di nessun sintomo, di nessuna vicinanza pregressa con potenziali infetti e di nessun valido motivo, se assicurati i protocolli di distanziamento e i DPI necessari.

Delle due l'una: o il distanziamento non serve un cazzo o è pleonastico dire che da soli ci si può togliere le mascherine, ne consegue che, se il distanziamento e le mascherine non assicurano la protezione e l'isolamento sì, perche mi prescrivi le mascherine? Mi verrebbe da dire che isolamento vuol dire stare da soli senza nessun contatto e distanziamento di contro lontano ma presente, ora mi si deve spiegare perche se sto distanziato a 4 metri debba mettere la mascherina e da solo no. Dal punto di vista medico cosa cambia fra 4 metri e la solitudine? L'impressione è che si voglia surrettiziamente inserire un nuovo concetto che sposta dal lockdown generale ad un più subdolo autolockdown in cui l'unico modo per essere certi è l'isolamento personale, non la chiusura ex lege. 

Non potendo, non ancora almeno, violare il domicilio si innesta un concetto giuridico nuovo che va oltre il distanziamento sociale e oltre l'isolamento fiduciario fondendoli in un più ampio e ambiguo isolamento continuativo, unico a permetterti di evitare di incorrere nelle ramanzine pecuniarie, per ora solo pecuniarie, del Conte. Infine tanto per capirci se ci prendiamo il virus è colpa nostra, anche se ci siamo distanziati, mascherati, lavati le manine, fatto smartworking... non ci siamo isolati continuativamente, ora ci becchiamo il virus o peggio i domiciliari per colpa nostra

Così scopro che mi sono fatto un sacco di pippe sulla mascherina... se ho meno di sei anni (e per quanto me li porti bene lo vedo difficile), sono handicappato, ma non una normale disabilità ad esempio essere paraplegico, ma proprio messo male con il tubino in gola e che sbavo oppure sono fuori come un melone e meno tutti (ovvero con grave patologia dello spettro autistico), oppure son assistente di uno di questi che se mi vedesse con la mascherina me menerebbe. Rimane la terza possibilità l'attività sportiva! Mi raccomando non motoria, sportiva. 

Ora a parte la discriminazione sostanziale verso i pigri bisogna comprenderne la ratio di una deroga tanto inutile come quella della attività sportiva all'aperto.  Se la logica (sic) è quella di attuare il distanziamento e mantenere basse le possibilità di socializzazione (sic) perchè a me flâneur è proibito passeggiare in giacca e cravatta e al palestrato in tutina fosforescente è permesso correre scarracchiando per strada?

e con questo finisco la prima puntata e son arrivato a metà del comma 1 dell'art.1...

 

giovedì 8 ottobre 2020

Pistolotto a destra.


Ci sono movimenti a destra. 
La Meloni si sta spostando su posizioni confederaliste Europee, dal sovranismo all'Europa delle nazioni, confederate.
Una vecchia posizione della destra europea conservatrice.
Una vecchia rivista Europa nazione confidava in una Europa pacifica e potente, fatta di nazioni amiche e solidali, unite contro il nemico comune e accomunate da uguali valori. l'Europa non è uno Stato quanto un'idea comune per le nazioni e i popoli europei, il direttore Filippo Anfuso disse «sarebbe difficile immaginarsi un’Europa spoglia delle sue soggettività nazionali». 
La Nuova Destra francese e anche quella italiana, da De Benois a Tarchi, ponevano la questione identitaria, politica e nazionale insieme, e fu una deriva, o meglio una felice intuizione, quella che portò la destra, figlia del machismo imperialista fascista, a prendere strade identitarie.
I Campi Hobbit furono controcultura per due motivi: andavano contro una cultura dominata dal marxismo e contro una cultura conservatrice e benpensante. 
Il terrorismo della seconda metà degli anni settanta ha stigmatizzato quello di destra come unicamente  stragista, quello di sinistra come politico, nonostante ciò entrambe, destra e sinistra, furono capaci di immaginarsi altro dalla violenza. 
Re nudo e Campi Hobbit erano due facce della stessa generazione con gli stessi ideali declinati in modo diverso, come lo furono i terrorismi. 
Se da una parte la sinistra ha virato verso la socialdemocrazia e la destra verso il conservatorismo, dall'altra c'era una destra intellettuale che finì ad alimentare posizioni identitarie, a difendere i popoli oppressi, a difendere le guerre apparentemente più ingiuste. Negli anni novanta e fine ottanta cresceva, al fianco del leghismo, una attenzione per le lingue e i popoli europei, per le piccole patrie, per l'identità, le etnie, le tradizioni arcaiche e locali, per i medievi più o meno fantastici, per le streghe e le saghe nordiche. In questo coacervo di contraddizioni in cui Dumezil, Cioran, Celine, Canetti, Jungher, Mishima e tanti altri convivevano sulle stesse bancarelle con troll e fischietti artigianali, si sperimentava l'identità ritrovata dopo anni di ghetto fascista. Tutto questo a 30 anni di distanza appare sfumato, trasformato da anni disidentitari che hanno riportato tutto al manicheismo di facciata che oggi, con il tripartito di Conte appare evidente: Lega, PD e M5S hanno un programma comune un idea di Stato che ha dimenticato l'identità come concetto
Uno vale uno è la morte dell'identità e con essa la morte della nazione ma anche la morte dell'ideologia. E su questo campo che si gioca la partita a destra. Il FDI è un partito identitario, se si scioglie nell'un idea vale l'altra è finito, inutile. Per questo permette il controcanto autorevole, paternalistico e giovanile di Crosetto e soprattutto non si è mai alleato con i M5S e ha sempre sostenuto l'unità del CDX. Non ha tradito, come fece Fini forzando la mano e sbagliando identità prevalente, e mantiene la parola data. La Meloni, se vuole mantenere l'identità, deve trovarne una riconoscibile, consolidando l'elettorato conservatore e un po' reazionario ma comunque rispettabile e borghese.
Il problema è che queste categorie si sono dissolte e si devono ricreare a partire da idee in grado di spostare l'attenzione dal quotidiano, in cui uno vale sempre uno, in cui un idea vale l'altra e nessuno vale niente, al futuro. L'ingresso in pompa magna in Europa, a capo di una non irrilevante parte dell'elettorato Europeo, la certifica come qualificata a guardare il futuro e a proteggere la nazione.
Se Renzi è la mossa del cavallo, la Meloni è una torre.
La Meloni strategicamente si mette in attesa e piano piano si istituzionalizza, meno proclami più argomentazioni di buonsenso, Salvini scivola, inciampa e si rialza come un pugile ubriaco. Verrà messo a riposo, se sarà abbastanza furbo da capirlo, e il doge prenderà le redini del partito, abbandonerà il sud al suo destino e si riprende il Nord. 
Se furbo. 
Se stolto potrebbe fare due errori: passare con il suo partito, ricordatevi che la Lega si chiama Lega Salvini non Padana, o quelli che rimangono, in maggioranza o in minoranza di nuovo con i M5S o peggio rimanere fuori dal governo di unità nazionale che invece la Meloni coglierebbe al balzo insieme a Zaia e Giorgetti.