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martedì 27 ottobre 2020

DCPM mi raccomando fortemente di non applicarlo 1

Ieri mattina il Conte, dopo aver fatto una ricca colazione e aver telefonato a Davide e a Rocco per raccomandarsi di guardarlo in televisione, ha limato l'ultimo DCPM con le cornicette e le spaziature fra un comma e l'altro, ha preso la sua fida mascherina di Marinella è andato in pasto ai leoni. 

I Leoni, pasciuti e mezzo addormentati,  tutti raccomandati da Rocco, hanno ascoltato, compìti e assorti nella manifestazione mistica del Conte, hanno poi riferito alla plebe il senso della nuovo Editto. 

Il senso. Sicuramento questo nuove DCPM, siamo al 21° in otto mesi, fa senso, una senso di ribrezzo e fastidio che negli ultimi 20 era stato latente, coperto dalla indeterminatezza della pandemia, dal rumore di fondo delle altre nazioni in preda a deliri simili al nostro ma senza la capacità, tutta italiana, dello scarica barile legislativo. 

Le 21 pagine, il prossimo sarà 22 pagine cosi si allinea con il numero del provvedimento e fa carino per le ricerce dei complottisti in numerologia, sono veramente un capolavoro di incompetenza e paternalismo. 

L'articolato, scarno e di soliti 12 articoli, sparge divieti e raccomandazioni con la stessa precisione di un cieco che tira al piccione, e chiude con un  rassicurante art. 12 c. 1 il cui explicit dice sono efficaci fino al 24 novembre.  Lo scrivano che ha materialmente redatto l'opera ha dovuto dar fondo a tutte le lettere dell'alfabeto e duplicarle fino all'nn, compresa la w, un'opera complessa la cui esegesi ed edizione critica impegnerà i linguisti del futuro.

Bando alle ciance! 

Veniamo al contenuto, alla perentoria e maschia presa di posizione di un governo di maschi e italici virgulti. L'art.1 parte bene con un profluvio di nonchè che neanche in quarta ginnasio ci ricordavamo. Nonchè...

Intanto la mascherina te la devi sempre portare con te, anche quando vai a cagare, il che è sicuramente utile per evitare a se stessi il proragarsi dei miasmi mefitici che la produzione intestinale può produrre in determinate contingenze, e almeno che non vi chiamate G.M., è un operazione solipsistica. Per fortuna c'è sempre l'eccezione che conferma la regola: 

a eccezione dei  casi  in  cui,  per  le caratteristiche dei  luoghi  o  per  le  circostanze  di  fatto,  sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.

Questa frase, gia sperimentata la settimana scorsa sul n° 20, nasconde non poche insidie interpretative, a partire dalla definizione delle caratteristiche dei luoghi e dalle circostanze di fatto. Quali sono le caratteristiche dei luoghi? Dimensioni? aereazione? colore delle piastrelle? 

E le circostanze di fatto?

In diritto si distingue fra de iure e de facto, la prima è di diritto, stabilito dalla legge, per legge, de facto invece definisce un elemento consuetudinario, in vigore anche senza legge, per prassi e non legge. Verrebbe da chiedersi quali siano le circostanze consuetudinarie che prevedono de facto, e non de iure, l'esenzione dall'obbligo della mascherina. A quale prassi si riferisce legislatore? camminare da solo in corso è una prassi de facto? Andare al ristorante da solo è prassi de facto o no? Bho?  

Cosi mi verrebbe da dire che non essendoci circostanze de iure per limitare la libertà, almeno non in violazione della costituzione, allora l'avvocatucolo e i suoi sgerri si rifugiano in un latinorum tradotto malamente, sperando che non si capisca che il di fatto non significa un cazzo, visto che non c'è consuetudine o prassi o chiarezza su cosa siano le circostanze di fatto, perchè venga garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. Ora se non c'è elemento de iure per garantire in modo continuativo, ma il de facto non esiste poiche l'emergenzialità dell'evento non può per sua natura prevedere una prassi consolidata, o un elemento di oggettiva chiarezza, di che cazzo stiamo parlando? 

Andando avanti nell'esegesi di queste mirabolanti versetti la condizione di isolamento diventa altro lemma cardine della costruzione del nulla del Conte. Credo che, superata la terza elementare, appaia chiaro a tutti che isolamento e distanziamento non siano sinonimi. Il termine isolamento ha la sua ratio normativa, all'interno del corpus contiano, quando parla di isolamento fiduciario per i potenziali infetti venuti a contatto con risultati positivi all'infezione. Si isolano, per l'appunto, fino a chiarimento della propria situazione di salute da parte dell'SSN. Fino a ottobre isolamento era usato in questi termini, discostandosi in modo chiaro dal distanziamento sociale che invece riguardava tutti, sia come prassi che come obbligo, oggi con la nuova ondata di DCPM l'isolamento diviene sinonimo di distanziamento per tutti e non solo per i potenziali infetti. Se prima valevano la regole del distanziamento sociale, con le previste prescrizioni,  oggi a queste regole si aggiunge un oscuro isolamento, che diventa norma anche in presenza di nessun sintomo, di nessuna vicinanza pregressa con potenziali infetti e di nessun valido motivo, se assicurati i protocolli di distanziamento e i DPI necessari.

Delle due l'una: o il distanziamento non serve un cazzo o è pleonastico dire che da soli ci si può togliere le mascherine, ne consegue che, se il distanziamento e le mascherine non assicurano la protezione e l'isolamento sì, perche mi prescrivi le mascherine? Mi verrebbe da dire che isolamento vuol dire stare da soli senza nessun contatto e distanziamento di contro lontano ma presente, ora mi si deve spiegare perche se sto distanziato a 4 metri debba mettere la mascherina e da solo no. Dal punto di vista medico cosa cambia fra 4 metri e la solitudine? L'impressione è che si voglia surrettiziamente inserire un nuovo concetto che sposta dal lockdown generale ad un più subdolo autolockdown in cui l'unico modo per essere certi è l'isolamento personale, non la chiusura ex lege. 

Non potendo, non ancora almeno, violare il domicilio si innesta un concetto giuridico nuovo che va oltre il distanziamento sociale e oltre l'isolamento fiduciario fondendoli in un più ampio e ambiguo isolamento continuativo, unico a permetterti di evitare di incorrere nelle ramanzine pecuniarie, per ora solo pecuniarie, del Conte. Infine tanto per capirci se ci prendiamo il virus è colpa nostra, anche se ci siamo distanziati, mascherati, lavati le manine, fatto smartworking... non ci siamo isolati continuativamente, ora ci becchiamo il virus o peggio i domiciliari per colpa nostra

Così scopro che mi sono fatto un sacco di pippe sulla mascherina... se ho meno di sei anni (e per quanto me li porti bene lo vedo difficile), sono handicappato, ma non una normale disabilità ad esempio essere paraplegico, ma proprio messo male con il tubino in gola e che sbavo oppure sono fuori come un melone e meno tutti (ovvero con grave patologia dello spettro autistico), oppure son assistente di uno di questi che se mi vedesse con la mascherina me menerebbe. Rimane la terza possibilità l'attività sportiva! Mi raccomando non motoria, sportiva. 

Ora a parte la discriminazione sostanziale verso i pigri bisogna comprenderne la ratio di una deroga tanto inutile come quella della attività sportiva all'aperto.  Se la logica (sic) è quella di attuare il distanziamento e mantenere basse le possibilità di socializzazione (sic) perchè a me flâneur è proibito passeggiare in giacca e cravatta e al palestrato in tutina fosforescente è permesso correre scarracchiando per strada?

e con questo finisco la prima puntata e son arrivato a metà del comma 1 dell'art.1...

 

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