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domenica 27 marzo 2011

beata immigrazione...

Beata immigrazione... diceva bossi a berlusconi sfregandosi le mani. senza questi 4 poveracci ci toccherebbe spiegare agli italiani perchè baciavamo il culo a Geddafi... almeno così possiamo continuare a dir cazzate rispondeva Berlusconi. Chi se ne frega! li fra calabria saudita e regno delle due sicili sempre terroni sono! che se li tengano loro quei negher, fra africani si capiscono!!! Rispose biascicando bossi ad berlusconi sempre sorridente!

Da Ilfuturista

A chi serve lo scempio umanitario che si sta determinando a Lampedusa? A chi serve una rappresentazione così drammatica di inefficienza nel non saper soccorrere poche migliaia di migranti che – in un’isola di qualche migliaio di abitanti – sono un numero “spaventoso”? A chi serve che facciano il giro di tutto il mondo le immagini della “rivolta della collina”, dove questi ragazzi di origine maghrebina hanno rifiutato il cibo come segno di protesta contro le condizioni pietose della loro “detenzione” a Lampedusa?

A chi serve, dinanzi a un piano di sfollamento annunciato ma non ancora iniziato, mantenere la situazione in questo modo con centinaia di persone che bivaccano senza meta e senza prospettiva tra le strade dell’isola e che iniziano a perdere la calma? A chi serve l’esasperazione crescente della popolazione “italiana” che lì ci vive, che è stata sempre solidale e premurosa verso coloro i quali fuggono dalla povertà ma la cui economia – basata sul turismo – rischia adesso il collasso?

A chi serve, insomma, se non a chi vuole soffiare sulle cause di politica “interna” questo teatrino della miseria che sta alimentando lo sdegno collettivo? A chi serve, se non a chi governa, la potenza mediatica di questa gente disperata, affamata e (appunto per questo) nervosa che diventa uno spot perfetto per coloro che chiedono un disimpegno italiano nel conflitto in Libia? A chi serve, se non appunto a questi, dimostrare come l’invasione sarà a danno dell’Italia mentre tutti gli altri paesi europei godranno dei benefici del conflitto?

A chi infine, se non appunto questi, serve far vedere agli italiani (soprattutto al Nord) che quella contro i “clandestini a prescindere” deve essere il primo punto dell’agenda politica di un paese? A chi serve dunque tutta questa miseria, se non a Silvio Berlusconi e ai ministri della Lega?



lunedì 21 marzo 2011

Liberali e liberisti, altro che PdL

Dal ilfuturista

Francesco Linguiti

Liberale. Una parola che tutti usano; in molti si definiscono liberali o affermano di avere un atteggiamento tale.
Liberalismo. Un modo di pensare e di essere che tutti citano. Liberalismo di su, liberalismo di giù, di qua e di là.
Molti usano queste parole a vanvera, molti con cognizione di causa ed alcuni solo ed esclusivamente per farla franca, guastando termini che derivano dal latino liber (libero), di etimologia incerta, così come è incerto l’uso e l’abuso che molti politici italiani ne fanno. Quindi, siamo sicuri di conoscere il significato di “liberale” e di “liberalismo”?
Bene, provo a scrivere un articoletto che si pone, velleitariamente, il fine di spiegare cosa voglia dire liberale e liberalismo nella filosofia politica. A proposito del pensiero liberale Benjamin Constant scriveva che: “vi è una parte dell’esistenza umana che resta necessariamente individuale e indipendente, e che è, di diritto, fuori da ogni competenza sociale. La sovranità non esiste che in maniera limitata e relativa. Dove inizia l’indipendenza dell’esistenza individuale, là si arresta la giurisdizione di questa sovranità”
Partiamo da un presupposto. Di liberalismi, nella storia delle dottrine politiche e dei loro pensatori, se ne trovano molti, e ben diversificati; in un famoso studio, ne si contano quindici. La logica comune, imprescindibile, a tutte le diverse formule è l’idea che la funzione fondamentale dello stato sia quella di garantire i diritti degli individui che, anche quando non sono decisamente ancorati ad una legge naturale o razionale, anche quando non preesistono allo stato e compaiono e si trasformano nelle logiche della storia e della contemporaneità, hanno sempre e comunque un primato rispetto alle scelte della politica e alle decisioni della “democrazia”. Costituiscono, quindi, un limite alla politica e un vincolo (fatto di diritti inalienabili) che le decisioni democratiche devono comunque rispettare.
Vi sono posizioni liberali (Hayek e Gray) che ritengono che una società libera possa formarsi anche, addirittura, in assenza di democrazia, e che vedono questa più come una minaccia che come garanzia per la tutela e la promozione delle libertà. Poi ve ne sono altre (Rawls) che accolgono pienamente la democrazia, ne fanno il luogo di coltura dei valori liberali, lasciando da parte le riserve liberali contro di essa.
Analoghe differenze si incontrano quando ci si riferisce agli assetti economico-sociali: da un lato si collocano coloro che, come Hayek e Nozick, ritengono che la giusta distribuzione della ricchezza sia data dalla competizione regolata dei soggetti sul mercato – all’opposto si situano i pensatori liberali che ritengono che l’accesso ai più importanti beni sociali, in misura più o meno egualitaria, sia tra i diritti che devono essere assicurati a tutti.
In altre parole, tra i pensatori liberali troviamo a un estremo coloro che difendono l’inviolabilità dei diritti di proprietà e la legittimità delle sole transazioni di mercato, e all’altro estremo coloro che inseriscono tra i diritti irrinunciabili una certa quota di beni sociali, da garantirsi a tutti anche a scapito e danno dei più abbienti. In termini teorici si può definire, con un apparente paradosso, liberalismo socialista (Van Parijs) quel liberalismo che considera il diritto a determinati beni e dotazioni come un diritto fondamentale di libertà, che dovrebbe prevalere in linea di principio sulle decisioni democratiche.
Come vediamo il liberalismo non è un assioma, non è un significato piatto, ma è una dottrina dinamica, data tra una dialettica tra ipotetici opposti, ma riconducibile, sempre, ad una tesi comune. La tesi del primato e della centralità dei diritti, visti come limite a ciò che lo stato o la democrazia possono imporre ai cittadini. Poi vi saranno liberalismi che si inverano nella democrazia e liberalismi che non lo fanno. Liberalismi aperti alle esigenze di tutti e liberalismo che considerano il “tutti” come un tradimento dei diritti del singolo individuo.
Ciò che caratterizza, comunque, tutti i liberalismi “sani” , è il porre a fondamento della convivenza sociale individui dotati di diritti. Diritti che vengono considerati innati, inalienabili o inviolabili nel senso che gli individui non potrebbero rinunciare a essi neanche se lo volessero. Il principale tratto del liberalismo, quindi, è la convinzione che le leggi pubbliche abbiano come fine quello di tutelare i diritti indisponibili degli individui, cioè di assicurare a essi una sfera protetta dalle intrusioni sia da parte di altri individui, sia da parte dei poteri politici.
Ma attenzione! Che questi principi nella nostra congiuntura politica e morale siano sviliti, distorti e massacrati al punto tale da giustificare “il fare tutto a prescindere da qualunque cosa”, come se la libertà dovesse prescindere non solo dalle leggi, ma da qualunque forma di controllo e sanzione sociale per essere considerata tale e pienamente rispettata… ecco, che questo liberalismo strabordi nella furia ideologica del “fatti i cazzi tuoi” dimostra che in realtà quello “liberale” è solo il travestimento politico del più gretto, antico e italianissimo qualunquismo, che peraltro è politicamente agnostico, visto che, nella sua storia, non ha rinunciato ad avere anche travestimenti socialisti o di sinistra.
Poi, entrando in un certo specifico, se il valore del diritto dell’individuo viene prostrato secondo logiche particolaristiche (come è nelle leggi ad personam, ma anche nella tolleranza ad personam, riservata a chi se la può permettere - e agli altri no), abbiamo l’indice della fogna etica e culturale nella quale si è tirato il nostro paese. Il liberalismo tutela l’individuo sì, ma individuo come soggetto e oggetto di diritto, uguale, in questo, a tutti gli altri, non in quanto Uno, Io-e-solo-io, insofferente delle norme e delle leggi e della loro offensiva “uguaglianza”. Uno è solo Dio. E non è in terra.
La morale è: che usino le parole liberale e liberalismo solo coloro che ne conoscono il significato e, sopratutto, rispettandolo.
P.S. Per scrivere questo articolo ho inserito citazioni letterali da studi di Stefano Petrucciani, filosofo della politica che ho avuto il piacere di conoscere durante la realizzazione di un documentario sul ’68 realizzato per la Rai, in occasione del quarantesimo anniversario di quella data-simbolo. L’unico che la Rai abbia prodotto. C’era la paura di raccontare il ’68.

domenica 20 marzo 2011

sempre la stessa Strada...

Ci mancava l'ineffabile Strada... quello che cura i talebani e si guarda bene dal denunciarli, quello che paga e tratta con i peggiori sgherri del mondo e poi fa la morale sulle "potenze imperialiste"... tutto ma non Strada!
Il creatore di Emergency (e di questo non smetteremo mai di ringraziare san Costanzo dai Parioli) continua a lanciare predicozzi pacifisti, egli che senza le cluster bomb non avrebbe potuto fare manco un pronto soccorso. Strada, ipocrita come non mai, sulle disgrazie altrui e sulle guerre "ingiustificate" si è fatto fama, potere e notorietà. E sorvolo sui soldi perchè quella sarebbe la cosa più onesta che ha fatto.
Ma Strada le guerre non le vorrebbe mai. Poverino. Egli la violenza la aborre. Poreto.
Egli pianta ospedali con il suo marchio dovunque si spari e ovunque ci siano mine sparse per terra, egli, l'integerrimo Stradino, vive solo grazie alle guerre. Quindi agli ameriKani.
E si perchè mi pare di ricordare che il Cecenia, Ossezia, in Inguscezia, in Georgia si sia dimenticato di piantar ospedali. Il Buon sammaritano antimine americane (o comunque imperialiste) ha provato a chiedere ospitalità a Putin, ma "non ha avuto risposta".
Quindi lasciamo che il Caucaso salti allegramente sulle cluster bomb socialiste (scusate Putin non è socialista è stalinista)
E se non ricordo male in Afganistan è comparso solo quando i simpaticoni di Talebani lo hanno accolto. Quando c'erano i sovietici era a metter bende in ambulatorio a Rho.
Poi, si sà, l'illuminazione arriva quando meno te lo aspetti. E guarda caso arriva a impero sovietico finito.
Oggi Strada, immancabile, dice che in Libia (era la Libia, per i nostri orribili 77settini di cui lo Strada fa parte, una delle amate rivoluzioni Socialiste Reali dei paesi liberati dal colonialismo) bisognava agire prima... ed è in questo in perfetta sintonia con il nostro Pres. Cons. che addirittura ci firmò un sacro contratto.
D'altronde fra stalinisti ci si intende.

PS non è che mi stiano sul cazzo quelli che curano le persone, che salvano i civili da menomazioni, che lavorano a rischio della propria vita in zone di guerra, che sminano le orribile cluster bombs, che riattaccano arti, che non guardano alla nazionalità, al colore, al sesso ma curano e basta... no, loro li ammiro e li amo.
Mi sta sul cazzo quel supponente politichetto mancato di Gino Strada.

La foto è un trascurabile accadimento ceceno...

per approfondimenti


http://it.wikipedia.org/wiki/Gino_Strada
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/20/strada-%E2%80%9Cbisognava-pensarci-prima-la-guerra-non-si-deve-fare-mai%E2%80%9D/98894/

sabato 19 marzo 2011

testamento biologico per l'erezione.

le mignotte lo spremono come un limone finchè dura. e qui sorge un problema di ordine etico, bioetico, idraliuetico direi.
La chimica e l'idraulica sono pratiche su cui il nuovo testamento (biologico) della Roccella dovrebbe intervenire, meditare, discutere.
Come per l'alimentazione forzata, così per l'erezione forzata si rispetta comunque la volontà del buon Signore? Il buon Signore è inferiore o superiore per volontà al Buon Presidente?
Il buon Dio vuole che noi interveniamo restituendo la Potentia erigendi ma non Potentia coeundi ad un vecchio non più in grado di Potentia generandi*?
Può l'Uomo arrogarsi il diritto di restituire ciò che Dio ha tolto all'infame peccatore con parrucchino?

Spero in una dotta disquisizione dell'ateo devoto Ferrara (il comunista per capirsi) del ateo devotissimo Sacconi (il socialista) e della ateissima devotissima cattolicissima baciapile Roccella (la radicale).

* Nell'ormai superato concetto di impotenza venivano distinte tre categorie di tale condizione tra le quali soltanto una corrisponde alla disfunzione erettile:

  1. impotentia generandi - Caratterizzata dall'impossibilità di generare prole, ovvero causata da un'azoospermia o da un'anomalia degli spermatozoi; quindi incapaci di dar vita ad un embrione vitale
  2. impotentia coeundi - impossibilità fisica di eiaculare, ma con una normale capacità erettiva. Spesso è causata da un'incapacità di formare lo sperma (aspermia), oppure a causa di un'interruzione dei dotti deferenti, impedendo così l'emissione all'esterno del seme. Può infine derivare dalla difficoltà nel raggiungere l'orgasmo che può essere causata da danni neurologici o più spesso da difficoltà psicologica con il nome di Disturbo dell'Orgasmo Maschile. Altra causa può essere l'assenza di sufficienti stimoli o insoddisfazione sessuale.
  3. impotentia erigendi - È la più grave ed è caratterizzata dall'impossibilità fisica dell'organo di compiere l'erezione; quindi l'atto sessuale. In taluni casi potrebbe essere causata o accentuata, specie nei soggetti giovani, dalla presenza di un blocco psichico (come nel caso dell'ansia da prestazione).

i sinceri amici... e il tradimento


se c'è una cosa che il sincero amico gheddafi ha capito è che dell'anziano trapiantato non ci si deve fidare.
L'ha capito lui, e prima di lui gli Americani (che lo definiscono una macchietta ridicola in preda a mignotte), le stesse mignotte che lo spremono come un limone finchè dura. Gli unici che non hanno ancora capito sono gli italici votanti. Continuano, gli illusi sudditi, a credere ancora alle pagliacciate dell'uomo con l'asfalto in testa...

la Libia, quella governata dal sincero amico Gheddafi, era un paese socialista prima, islamista poi, dittatoriale sempre. Il nostro amico, o per meglio dire l'amico dell'erotomane 75enne, ha dicharato che non è più amico, che si è arrabbiato e ce la farà pagare. Purtroppo ha usato il plurale confondendo un paese con il proprio presidente, un popolo con il proprio temporaneo presidente.
Così se il simpatico beduino volesse vendicarsi colpirebbe a caso, come piace fare a lui, mettendo bombe negli aerei, aereoporti, lanciando scud verso la Sicilia... Tanto per Gheddafi dire Italiano, dire Bunga Bunga, o dire Traditore è lo stesso. Cosi gli ha spiegato quel simpaticone del nanone.
perchè è stato il simpatico imprenditore operaio a firmare un trattato ignobile con una delle peggiori dittature del nord Africa. Come se non bastasse l'ha fatto pagando in commesse per i suoi amici i danni coloniali, ma nulla pretendendo per l'esodo forzato degli italiani in Libia... anzi quelli a mala pena se ne sono ricordati nelle clausolette, quelle scritte in piccolo.
Oggi il sempre sorridente Presidente perseguitato (dai giudici, ovviamente) ha detto che l'amico è stato cattivello, ha esagerato, ma bisogna andar cauti (ovviamente).

Oggi hanno iniziato a bombardare, i Francesi, gli inglesi, gli americani (guarda caso sempre quelli della seconda guerra mondiale, della prima, a volte il caso...). Gheddafi penserà a alle simpatiche nottate fra amici e zoccole... e a quanto si possa essere buffoni ci pensiamo noi.

sabato 12 marzo 2011

Quando la coerenza fa rima con in-coscienza


Italo Corai era collega di mia madre. Ne ho sentito parlare fin dalla mia prima adolescenza.
Italo Corai era Professore di scienze alle medie, nella scuola di quartiere che anch'io frequentai agli inizi degli anni '80.
Mia madre me ne restituì fin dall'inizio un'immagine gioiosa, un po' bisbetica, arguta e stramba.
Ad una gita scolastica a Marano Lagunare, così raccontava mia madre, Italo portò il suo compagno d'allora, che rimase nei miei ricordi come "il fotografo". Mi sono sempre immaginato questa allegra combriccola di professori di mezz'età, con teppistelli delle medie, a farsi fotografare su barconi pieni di zanzare.
Questo strano legame, mediato dalla amicizia di mia madre con il collega, mi ha sempre accompagnato nella mia conoscenza con Italo Corai. Persino oggi, dopo la sua morte improvvisa, ho dovuto, voluto dirlo a mia madre. Poche parole: "hai saputo di Italo" "Mi dispiace".
Niente più di questo, e questo è tutto ciò che serve.

Ho letto i coccodrilli per il radicale, l'omosessuale, il laico, il libertario Corai. Ho riletto nomi e cognomi di persone con cui, per un breve periodo della mia mezza vita, ho condiviso tempo e politica. Ma non mi sono ritrovato. Mi sono sentito vecchio, lontano. Li ho sentiti vecchi e lontani.
Per me Italo Corai non è stato solo un amico, un conoscente, un riferimento politico.
Italo è stato prima di tutto un esempio di coerenza. Semplicemente era quello che pensava, e ciò che pensava erano la sua espressione, il suo corpo, i suoi atti.
Senza Italo Corai non avrei preso freddo a raccoglier firme, non avrei firmato per ciò in cui credevo, non avrei messo il mio nome, la mia faccia per sostenere le mie idee, non avrei imparato a dire no, a votare secondo coscienza e non convenienza, non avrei creduto nella politica.
Senza Italo Corai non sarei quel che sono.
Sarei stato come tanti della mia generazione senza gusto per la discussione, e parlo di discussione non di gazzarra, senza capacità di ascolto e di giudizio.
Solo l'esempio di un uomo senza paure, o forse con tutte le paure, mi ha fatto crescere come cittadino. Al di là di ciò che Italo Corai dicesse o facesse.

Italo è stato per me un piccolo Ghandi: colui che investe il proprio corpo del messaggio rivoluzionario.
Ricordo un paio di cose dei lontani anni 90 in cui frequentai più spesso Italo, per strada nei banchetti, o in via rovereto. Un anno mi iscrissi, per solidarietà alle battaglie per i diritti civili degli omosessuali, al circolo ARCIGAY di Pordenone.
Era quello che ci stava insegnando Italo: i diritti sono di tutti, anche di chi non ne ha coscienza e conoscenza. Io che a quel tempo di coscienza ne avevo da vendere, ne acquistai ancora un po' da quella tessera. Lo stesso fece, con libertaria nochalance la mia compagna. Mai come allora mi sentii libero, sicuro di essere dalla parte giusta della strada.
Era questo il senso della politica: essere liberi di usare il proprio corpo, la propria vita (una piccola porzione di essa) per la libertà di qualcun altro.
Sempre li attorno fondammo il comitato antiproibizionista In-coscienza, a cui Italo da vecchio filosofo biricchino, diede nome e benedizione. Finii in televisione, in consiglio comunale, per strada e poi su internet, alla radio e via discorrendo. Se oggi parlo con calma, discuto pacatamente, e porto a casa uno stipendio lo devo anche a questo. La autorevolezza si impara anche dalle battaglie politiche ed io ho iniziato ad imparare a non contraddire senza motivo, a studiare prima di parlare, a documentarmi e a trovare soluzioni... e tutto per un ODG in Comune!

oggi ho ripreso i suoi libri, ho riletto le sue dediche. Sapere che non ci sarà più, che non scriverà più mi intristisce. Mi mancheranno la Signorina Angelica, Bruno, i suoi amici greci. Mi mancherà Italo Corai.

sabato 5 marzo 2011

Buone nuove...

La necropoli salvata dal cemento accolto il ricorso, restano i vincoli. Il Consiglio di Stato ha accolto l'istanza della Regione Sardegna e di Italia Nostra confermando ciò che l'allora governatore Soru impose su cinquanta ettari punteggiati da migliaia di sepolture scavate dal VI secolo a. C. a Tuvixeddu, nel cuore di Cagliari. Annullata sentenza del Tar e quindi l'accordo per edificare nell'area un quartiere di lusso
di FRANCESCO ERBANI SULLA NECROPOLI cagliaritana di Tuvixeddu, con le tombe risalenti all'età punica, non calerà il cemento. Il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza che dovrebbe chiudere una delle vicende più tormentate nella storia recente della tutela in Italia, fissando una serie di principi che potrebbero valere in altre circostanze. La sesta sezione (presidente Giuseppe Severini) ha accolto il ricorso della Regione Sardegna e di Italia Nostra e ha confermato i vincoli che l'allora governatore Renato Soru impose su cinquanta ettari punteggiati da migliaia di sepolture scavate dal VI secolo a. C., quando l'isola fu conquistata dai cartaginesi. È stata così annullata la sentenza del Tar che tre anni fa aveva confermato 1 un accordo fra il Comune e il gruppo Coimpresa per edificare nell'area fra Tuvixeddu e il colle di Tuvumannu 260 mila metri cubi di edifici: un quartiere di lusso con vista su un paesaggio pregiatissimo.

LE IMMAGINI 2

I giudici hanno sposato integralmente le tesi sostenute da Soru e dal direttore regionale dei beni culturali Elio Garzillo, in pensione da un anno. Hanno dato rilievo al fatto che dopo l'accordo fra il Comune e i costruttori erano state rinvenute altre tombe e che dunque era necessario estendere l'area sottoposta a vincolo. Secondo
i giudici vanno sottoposti a tutela i beni archeologici, ma anche il contesto paesaggistico in cui questi sono inseriti: "Cura dell'interesse pubblico paesaggistico", si legge nella sentenza, "concerne la forma circostante, non le strette cose infisse o rinvenibili nel terreno con futuri scavi".

Ma c'è un altro punto di interesse generale nella sentenza. È il passaggio nel quale si sostiene che se il paesaggio è già gravemente manipolato, non è una buona ragione per scempiarlo ulteriormente. Questo argomento viene spesso sventolato da chi propone di costruire in zone di pregio, ma occupate da altri edifici o da stabilimenti industriali. Al contrario, scrivono i giudici, se un paesaggio ha perso la propria integrità questo è un motivo in più per attivare forme maggiormente rigorose di tutela.

L'area di Tuvixeddu è nel cuore di Cagliari, è un colle che sorge di fronte allo stagno di Santa Gilla. Da anni è sottoposta a molte forme di violenza e di degrado. Tante tombe sono ridotte a discarica e il luogo in cui c'è il maggior numero di sepolture è invisibile dalla strada, oscurato da una cortina di edifici alti sei piani. Per la tutela della necropoli si battono da anni personalità della cultura e della politica. Lunghi servizi sono comparsi sul Times e sulla Süddeutsche Zeitung. Ora la sentenza del Consiglio di Stato mette una parola forse definitiva su questa travagliata storia.

giovedì 3 marzo 2011

Se questo è federalismo...

che fine hanno fatto i federalisti? gli autonomisti?
Dove sono finiti gli indipendentisti?
Che fine hanno fatto le etnicità, le minorità, le minoranze, le etnie, i popoli?

dove cazzo siete? Sardi, Friulani, Occitani, Ladini, Sloveni, Cimbri, Arbesh, Greci, Rom, Sinti, Francesi, Tedeschi?

Dove cazzo siete finiti? A leccare le scarpe del nazionalista padano? A farvi inchiappettare alla grido di Padania Padania!

La Padania...

e perchè no Paperopoli, o Topolinia. O per far piacere a quel laido 75enne affetto da priapismo: Topalonia.


Che cosa avete letto, amici alloglotti, in questi ultimi anni? Mein Kampf? O eravate troppo impegnati a riciclarvi dentro il padan partito, a risciacquarre i coglioni nel Po.

Mi tocca essere pro italiano di fronte a tanta deparavazione intellettuale, mi tocca dar ragione a chi crede nell'Italia. Almeno all'Italia abbiamo, noi alloqualchecosa, contribuito a suon di morti, emigrati, servitori indefessi dello stato. E in cambio questo Governo di leccaculi ci vende a un cazzo di padano per salvare il divin augello del monarca.

Se questo è federalismo io sono Padano! E dio me ne scampi!

PS ringrazio Thor (il dio alto padano) che questi sono dei quaquararquà e che il loro "federalismo municipale" sarà una nuova tecnica di imposizione fiscale e niente più... almeno perderanno voti e credito.

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