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mercoledì 28 giugno 2023

Il meraviglioso mondo della rigenerazione urbana, ma in un’altra città. Un caso di NIMBY sulle spalle delle future generazioni.

Esiste a Pordenone una vasta area, che oggi, con fare militaresco, i pacifici arboricoli cittadini, chiamano quadrante, su cui incidono alcuni importanti progetti di rigenerazione urbana. 

Basterebbe, in una società civile e che guarda al bene comune (non BENE COMUNE), questo per valutare un’amministrazione come attiva e in grado di raccogliere fondi e risorse per rigenerare la città che, per almeno 20 anni, era rimasta immobile, e in cui uniche azioni rigenerative erano state asfaltature e Piani Regolatori Partecipati. 

La domanda che si pone è semplice: di cosa si vuole parlare? 

A leggere i documenti prodotti dai promotori di queste azione, che ha tutte le caratteristiche di un'azione NIMBY (inglese per Not In My Back Yard, "Non nel mio cortile") indica la protesta da parte di membri di una comunità locale contro la realizzazione di opere pubbliche con impatto rilevante in un territorio che viene da loro avvertito come vicino ai loro interessi quotidiani, ma che non si opporrebbero alla realizzazione di tali opere se in un altro luogo per loro meno importante)  verrebbe da dire che come minimo hanno le idee confuse. 

Ho provato a discutere sui fatti, sulla realtà, il contesto e le finalità delle opere, ma è stato come discutere con un talebano sull’opportunità o meno di tagliare la mano ad un ladro, o con un provita sulla libertà di scelta delle donne. Il livello di empatia è molto simile. 

Ci sono persone che non mi salutano e che mi insultano platealmente perché, pur avendo un figlio nella scuola interessata dai progetti, sono a favore e, soprattutto cosa che li fa imbestialire, non firmo e non partecipo ad azioni in cui non credo. 

Questo impone un cambio di passo nella discussione, cosa che i comitanti negano ma praticano, che è quello etico, quello che definisce chi è reazionario, oscurantista, tradizionalista e conservatore e chi non lo è.

Ma per non essere ideologico  come i promotori del comitato, ma neanche gonzo come la maggior parte (quella in buona fede) dei firmatari della petizione, partirei comunque da una questione di metodo. 

Il progetto non è nato sotto i cavoli, né tantomeno i soldi arriveranno piovendo dal cielo. Esiste una amministrazione, una maggioranza, un consiglio comunale, delle commissioni e soprattutto una cosa chiamata democrazia elettiva, rappresentativa. 

Di questo sembra che nessuno se ne curi, fra i promotori dell'azione (in)civica ci sono gli stessi consiglieri comunali, gli stessi candidati nelle liste che hanno perso che si guardano bene dal fare il loro mestiere politico a tempo debito ma che sono ben felici di appoggiare un gruppo di cittadini che del rispetto del mandato politico ed elettorale se ne fregano. Ovviamente i democratici sono coloro che se ne fregano, non coloro che pensano che il momento della democrazia sia quello elettivo e quello della politica quello quotidiano. 

Così corre strisciando l’ipocrisia, essere eletti in consiglio ma appoggiare chi fa carta da culo della democrazia rappresentativa in nome di una fantomatica democrazia diretta (diretta da chi verrebbe da chiedersi). Quanto il Grillismo, e a ben guardare c’è lo zampino dei soliti grillini territoriali, abbia fatto danni enormi in questo caso è evidentissimo. Purtroppo neanche la tradizione socialdemocratica che dovrebbe alimentare una seria opposizione alla maggioranza di CDX, ha capito la gravità di quello che da quasi dieci anni sta accadendo e si è appecorata alla “politica del Bene Comune”. 

Partiamo proprio da questo quesito: a cosa serve un processo democratico se ogni azione politica stabilita nel programma elettorale deve essere discussa con i cittadini autoproclamatesi tutori dell’interesse pubblico? 

Perché la questione è tutta qui, nel momento in cui il processo decisionale democratico è screditato e umiliato da una sedicente rappresentanza della cittadinanza, ed è semplice: chi ha delegato i promotori del comitato a rappresentare i cittadini contrari? con quale processo elettivo? con quale grado di rappresentanza?

Da quel che so nemmeno tutti i genitori della scuola hanno firmato, le firme sono circa trecento, gli alunni 99, le firme raccolte ovunque e senza particolari cure sull'identificazione dei firmatari come minimo non comprendono la mia. E’ una petizione, le ho firmate, scritte anche io so come si fanno, ma a differenza di quelle che firmo o scrivo, questa è ipocrita. Chiede all’amministrazione di non fare un progetto, senza citare le fonti amministrative che lo finanziano e lo avviano, chiede la salvaguardia dello status quo, non parla, non cita , non propone soluzioni ma solo rivendica il diritto di decidere del bene comune (e pubblico) a fronte di una questione meramente etica: gli alberi non si possono tagliare mai. 

Hanno aggiustato leggermente il tiro, certo, con la costituzione di un comitato (come previsto dalla legislazione) che sia interlocutore con l’amministrazione, ma purtroppo la base ideologica e populista rimane evidentissima. 

Nessuno infatti si è premurato di consultare chi il futuro progetto lo userà, né chi pone alternative all’espianto degli alberi e al loro reimpianto (in una logica di compensazioni Co2), a chi pone come elemento di compromesso l'efficientamento energetico della nuova struttura. Gli alberi non si possono toccare, mai. 

I più forti sostenitori della città futura tutta smart, alberi, ciclabili, bus elettrici, citano il nord europa, le grandi città, i progetti degli archistar tutti boschi verticali e case costruite attorno a sequoie millenarie. Al che gli si  fa notare che Pordenone non è Oslo e che di patrimonio arboreo in città non ne manca, che il consumo del suolo è aumentato proprio con i rappresentanti delle amministrazioni passate e che oggi gli stessi si incatenano ai tigli. Inutile ti viene rinfacciato che non hai girato il mondo, che non hai visto la ristrutturazione di Berlino e via dicendo. A volte vedere le cose, se poi non si capisce la differenza, è peggio che non vederle.

Cosa non torna nella richiesta del comitato? La visione di lunga durata, la competenza amministrativa e, soprattutto, il senso di cittadinanza e di bene comune. 

Gli alberi in oggetto sono alberi, alcuni meravigliosi, piange il cuore l’idea che possano essere tagliati, e per tagliarli ci deve essere un motivo. Nessuno ha guardato il motivo. 

Lo avessero fatto, e non tardivamente arrampicandosi sugli specchi per poter giustificare l’intervento populista della petizione e trovando senso di comunità nell'aggregazione giovanile che si svolge spontaneamente nel complesso sportivo. La domanda è: dov’erano queste anime candide quando si programmavano le Politiche giovanili? dove sono oggi nell’interlocuzione con i ragazzi che fra tre o quattro anni avranno un centro sportivo in pieno centro vicino alle scuole superiori? Probabilmente erano a difendere gli alberi quando si facevano fogne, acquedotto e fibra in un’altra via (non sono a favore del risparmio delle acque, della depurazione delle acqua, della città smart?) o quando si sono costruiti chilometri di ciclabili previsti dai piani di mobilità lenta e sostenibile (o preferiscono chilometri di tangenziale?). D’altra parte nella petizione ci si lamentava che la nuova progettazione diminuisse gli stalli per portare a scuola i bambini, perchè gli alberi vanno bene ma a scuola (ed è un plesso in pieno centro con utenza che abita a pochi minuti a piedi dalla sede) bisogna arrivarci in macchina, con il bel SUV di ordinanza (ibrido?) per accompagnare i pargoli (tanto turbati dalla deforestazione amazzonica che li riguarda) ma non disposti a bagnarsi i piedini se piove. Già perché a questi benpensanti, e lo evidenzia bene lo sproloquio del Comitato quadrante sono molto preoccupati del problema viabilità e parcheggi e, invece che pensare ad accessi alternativi all’area, pretendono impianti sportivi vecchi, alberi vecchi e strade vecchie piene di auto nelle ore di punta. D’altra parte sono vecchi. 

Per questi genitori cinquantenni, che non alzarono un commento venti anni fa quando erano senza figli e potenzialmente attivi, contro lo scempio della Piazza della Città, o quando intere porzioni della città veniva abbandonate al degrado e venivano concessi ampi spazi per fare centri commerciali in periferia. In quegli anni erano a studiare, all’estero, a pensare a dove andare a fare cooperazione internazionale. I commercianti, ladri per principio, del centro non dovevano lamentarsi, i cittadini di zone senza nessun progetto di riqualificazioni tacere. 

La presunzione di parlare per voce altrui è un brutto difetto, si perchè se andiamo oltre il clamore mediatico, tutto auto alimentato dalla bolla dei social, se guardiamo alle elezioni tutto questo seguito cittadino forse gli arboricoli non lo hanno. Significa non ascoltarli? No, ma significa dare la giusta dimensione alla questione. Se c’è un comitato che ostacola un progetto, perché non c’è uno che lo promuove?

La risposta è semplice, perché chi lo promuove ha già fatto la sua scelta eleggendo un’amministrazione, gli altri non si rassegnano al fatto che per vincere politicamente si deve agire politicamente a partire da regole condivise e non da teorie complottiste e democrazia populista. 

Si chiede all’amministrazione di attuare processi partecipativi, di ascoltare la cittadinanza e di recepire le istanze della società civile. Chissà perché la società è civile solo quando va contro l’amministrazione in carica, significa, forse, che tutti gli altri (la maggioranza) sono incivili? Un minimo di umiltà a questi fautori del bene comune male non farebbe. 

Veniamo ai processi partecipativi, allo spontaneismo dal basso si sarebbe detto alcuni decenni fa, alla cittadinanza attiva, all’auditing pubblico, alla rendicontazione sociale a quello che più vi aggrada come terminologia farlocca. Diciamocelo però una volta per tutte: la democrazia non è scegliere lo spontaneismo nimby al posto dei processi democratici stabiliti dalla nostra costituzione. Sono strumenti aggiuntivi, non alternativi alla funzione di tutela del bene pubblico, sono possibilità non obblighi, sono scelte non imposizioni e soprattutto sono cose serie non pagliacciate di uomini e donne di mezz’età che giocano alla rivoluzione delle piccole cose. 

Ho lavorato per anni ai processi partecipativi, fin troppo, e se c’è una cosa che ho imparato è che la maggior parte di essi sono elitari, autoreferenziali e dopati da finanziamenti pubblici. In essi si riproduce, malamente, il sistema politico rappresentativo in modo arbitrario, classista e paternalistico. Nessuno viene eletto, nessuno viene neanche nominato d’imperio, è tutto una serie di cortesie fra ex politici, presidenti di associazioni, cittadini sedicenti impegnati, cittadini attivi (chissà cosa vuol dire ), che si arrogano il diritto di rappresentare la comunità, meglio se non integrata e avulsa dai sistemi lobbistici che imperversano nelle pratiche di lavoro di comunità.

Ma torniamo alla questione, io non sono tecnico del verde, non sono urbanista ne tantomeno sportivo, non ho nessuna delle competenze che possono servirmi a interpretare il progetto, Ma ho una capacità: quella politica di votare e di far valere i miei diritti qualora venissero lesi dall’amministrazione che ho votato o non ho votato. Invece siamo, come sempre, tutti esperti, basta un post su FAceBook, una petizione scritta in paraculese, per farci legare ad un albero, per fare un flash mob (preferisco a questo punto i walk around), per farci valutare un’opera per quello che è, e mai e poi mai, guardare oltre il proprio misero orizzonte temporale. 

Nessuno ha posto la questione sul futuro, fra 10 anni quando gli stessi bambini di oggi potranno godersi gli alberi (quelli non caduti naturalmente non essendo eterni) in un contesto degradato, rattoppato, ormai vecchio di 100 anni, inquinante e svuotato delle sue funzioni aggregative perché inadatto alle nuove esigenze, avranno dei bellissimi parcheggi al posto delle palestre nuove, avranno l'ombra sull’unica campetto da pallacanestro rattoppato nel cemento. Quanto saranno contenti delle scelte dei propri genitori ecologici?

Poi ci si chiede perché i ragazzi se ne vadano altrove: non perché (non) ci sono più alberi, ma perché oggi gli alberi sono più importanti di loro. 



mercoledì 8 marzo 2023

Schlein, i conti tornano...

27/2/2023, 17:59:07

 Se i calcoli sono credibili ci sono circa 1.200.000 di voti alle primarie. 200.000 sono ascrivibili agli iscritti al PD. Anche mantenendo pari quota (200.000) di militanti non iscritti, sinceri elettori, rimangono almeno 800.000 di altri non elettori, mi sembra una valutazione dell'affluenza credibile. La percentuale degli iscritti che ha votato Schlein ai congressi (34.99% pari a 15.898voti),  è quindi ipoteticamente pari al 35% di 400.000 ovvero 140.000. Quindi 1.200.000 - 140.000 =  1.060.000 a a cui togliere la restante percentuale (pari a 260.000) di Bonaccini e tornare a 800.000 di non elettori.  Si può dedurre che il 53,8% (pari a circa 650.000) della Schlein sia composto da 140.000 voti suoi e ca. 500.000 di qualcun altro. Mentre quelli di Bonaccini 260.000 suoi e altrettanti di qualcun altro. Ovvero la metà voti PD, nell'altro caso un terzo. La mobilitazione del M5S ha funzionato e ha spostato  almeno 500.000 voti. Un OPA ostile.

martedì 11 gennaio 2022

Super Pistolotto provax

29/11/2021

Come sempre in questa pandemia si confondono i livelli mediatici, politici, medici. Evito i medici, perché non sono medico, mi fido delle indicazioni della scienza (unica disciplina non fideistica) e delle iniziative di contrasto alla pandemia in atto. Tradotto se devo fare il booster lo faccio e non rompo i cojoni.
Ma veniamo al Lancet  e la prima considerazione è: me ne sbatto delle statistiche USA, che non mi dicono la mortalità, la ospedalizzazione e le TI, dati politicamente ed economicamente rilevanti, ma solo la contagiosità, dato per me irrilevante se non finisco attaccato al bombolino.
La questione è posta furbescamente da Lancet: lo stigma dei non vaccinati è tale da poter definire questa ondata "dei non vaccinati"?
A domanda sbagliata, risposta sbagliata. Ciò che ci si deve chiedere non è epidemiologico ma politico, mediatico ed economici. Se dovessimo ribadire il concetto in modo chiaro la risposta è no, quest'ondata non è prerogativa dei no vax per il semplice motivo che, per quanto intelligente, il virus non chiede il GP.  Il tema non è chi si contagia ma quanto la contaggiosità e l'ospedalizzazione hanno ricadute sulla comunità, sulla libertà e sulla partecipazione, più ancora che sull'economia.
Il primo elemento che si dovrebbe sciogliere è il concetto di Covid 0, ovvero la possibilità di definire un evento pandemico chiuso quando il virus sparisce. Follia pura, nessun virus sparisce dall'oggi al domani, nessuna vaccinazione è taumaturgica, nessuna azione di prevenzione è totalizzante e risolutiva.  Eppure non si può essere fatalisti e attendere che la variante Omega giunga a finire l'alfabeto greco per definire  il virus morto.
L'atteggiamento Covid 0 è transpolitico, imperversa dal novax negazionista (il covid non esiste) al paranoico ipocondriaco (il covid lo si prende da soli in macchina) ed è questo si stigmatizzante delle posizioni radicali. Dal punto di vista mediatico il virus ha molta più forza che dal punto di vista sanitario, è manicheo divisivo e totalizzante. Non è qui il luogo per analizzare la dimensione comunicativa della pandemia, quella social e quella televisiva, poiché ci porterebbe fuori strada, ma la sua dimensione di radicalizzazione.
Tornando a Lancet , la sua posizione  evidenzia, attraverso un dato statistico, una questione culturale. 
Lo stigma del No Vax è uno stigma auto imposto, i no vax non possono permettersi posizioni mediane, conciliative o ragionevoli per un motivo semplice: la sindrome della persecuzione è la base del totalitarismo e la radicalizzazione delle minoranze sedicenti perseguitate nasconde sempre (o quasi) una volontà prevaricatoria, ideologica e sostanzialmente fascista. I no vax sono in una posizione anti scientifica, antimoderna ed etica, non credono nella democrazia perchè la democrazia può contestarli, non credono nella scienza perché la scienza può cambiare opinione, non credono nella politica perchè la politica è compromesso.
Non è un caso che il movimento di riferimento storico in Italia di tale approccio sia il Grillismo e che oggi siano le frange più reazionarie dei partiti di destra (lega e FDI) ad alimentare il dissenso, coadiuvate da quella parte della sinistra intellettuale che ha sempre sbagliato la parte in cui stare. Sta avvenendo ciò che avviene quando una perplessità, un'istanza minoritaria, una falsa informazione  viene  trasformato in un credo, in una verità assoluta e  una verità rivelata.
Il processo persecutore/perseguitato è lo stesso che ha imposto l'antisemitismo come salvifico trasformando una minoranza perseguitata (gli ebrei) nei persecutori perfetti.  In questo hanno ragione i no vax, ci sono similitudini fra nazismo e la situazione attuale, ma a parti invertite. I no vax si stanno comportando come i nazisti della birreria di Monaco costruendo una visione del mondo paranoide (hitler docet) IN CUI I GRANDI POTERI (e guarda caso sono Soros, Gates, Bezos accusati di ebraismo), governano il mondo tramite fantomatiche manipolazioni mondiali che ci trasformerebbero in mezzi uomini. Il mito del super uomo , tanto caro a Casaleggio, ritorna sostenendo che è la natura a governare la salute, sono forze primordiali che il tecnicismo sanitario cerca di distruggere per imporre un nuovo ordine mondiale: i super uomini sono i novax e i mezzi uomini sono i vaccinati. Nulla di molto lontano dal romanticismo più radicalizzato che Berlin ben racconta nei suoi scritti. Tornando a Lancet, ciò che appare evidente non è lo stigma accusatorio verso i novax, ma la volontà degli stessi di apparire vittime di un complotto e i veri illuminati (loro che citano gli illuminati come nuovo ordine mondiale). Purtroppo oggi la politica è debolissima, svenduta dal populismo a ricettacolo di intrallazzoni e delinquenti, e non ha strumenti efficaci per contrastare il fenomeno di radicalizzazione estremista delle opinioni.  Democrazie più mature (la svizzera) ha posto la questione ai cittadini abituati e consapevoli del loro potere ed ha vinto la razionalità e la scienza. In Italia almeno 25 anni di populismo strisciante hanno sfaldato la credibilità istituzionale e politica  e oggi al governo ci sono ancora gli stessi talebani del no vax che sono diventati provax senza cambiare la propria strumentazione ideologica. Una buona politica non può lavorare solo con la strategia della tensione (che aiuta solo i delinquenti) ma con la chiarezza delle leggi, la chiarezza dell'obiettivo e la disponibilità al contraddittorio. Se in una stessa agorà mediatica mettiamo due talebani di opposte fazioni otteniamo solo il risultato che ne usciranno più radicalizzati.
Oggi ciò che si deve combattere non sono i novax di per se, quanto il substrato ideologico che li sostiene (che va da FN a LEU), fatto di verità assolute, di masochismo e sadismo istituzionale e di opportunistica violenza mediatica.
In tutto questo le vittime sono tutti i cittadini e le istituzioni che ne escono distrutte e ancor più depotenziate. Banalmente se ogni giorno trovassimo il bollettino di guerra a pagina 4  dei quotidiani e come 4 titolo del TG avremmo la popolazione meno esasperata, più disposta a discutere di altro e meno impaurita dagli opposti estremismi.

mercoledì 28 ottobre 2020

De monitione

Si commenta da solo...

 Raccomandazioni

 Nel d.P.C.M. 24 ottobre 2020, come già in precedenti provvedimenti, si rinvengono alcune nuove previsioni di contenuto esortativo, formulate in termini di raccomandazione, le quali, benché non correlate a sanzioni, intendono sollecitare l'adozione di comportamenti ispirati alla massima prudenza e al senso di responsabilità dei singoli. 

Mobilità personale (art.1, comma 4)

 Rientra nel novero delle suddette previsioni l'articolo in epigrafe, con il quale viene fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto, pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi. 

Si fa presente che, trattandosi di raccomandazione, non occorre che le persone interessate ai suddetti spostamenti siano munite di autodichiarazione, redatta ai sensi degli artt. 46 e 47 del d.P.R. 28 dicembre 2000, n. 445.

 Resta ferma, invece, la necessità di giustificazione degli spostamenti in tutti i casi di limitazioni alla mobilità introdotte con provvedimenti più restrittivi di ambito regionale.

 Ricevimento di ospiti nelle abitazioni private (art.1, comma 9, lett. n)

 Per quanto riguarda il ricevimento di ospiti presso la propria abitazione, il d.P.C.M. in commento rafforza la raccomandazione riferita al medesimo contesto contenuta nel precedente provvedimento presidenziale.

 Tenuto conto della stringente necessità di prevenire la diffusione del virus, che può essere agevolata da contatti occasionali anche tra familiari non conviventi, e pertanto di adeguare i propri comportamenti, anche nella sfera privata, a un principio di massima cautela, viene raccomandato che nelle abitazioni private si eviti di ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza. 

Va da sé che anche ove ricorrano tali particolari circostanze andranno seguite le regole prudenziali legate all'uso dei dispositivi di protezione delle vie aeree.

 Si ribadisce, a beneficio dell'attività degli organi accertatori, che le previsioni del d.P.C.M. esplicitate in forma di raccomandazione non determinano, nel caso di comportamenti difformi, l'irrogazione di sanzioni.

Fonte circolare n°15350/117(2)/1 Ministero dell'Interno Gabinetto del Ministro

 

martedì 27 ottobre 2020

DCPM mi raccomando fortemente di non applicarlo 1

Ieri mattina il Conte, dopo aver fatto una ricca colazione e aver telefonato a Davide e a Rocco per raccomandarsi di guardarlo in televisione, ha limato l'ultimo DCPM con le cornicette e le spaziature fra un comma e l'altro, ha preso la sua fida mascherina di Marinella è andato in pasto ai leoni. 

I Leoni, pasciuti e mezzo addormentati,  tutti raccomandati da Rocco, hanno ascoltato, compìti e assorti nella manifestazione mistica del Conte, hanno poi riferito alla plebe il senso della nuovo Editto. 

Il senso. Sicuramento questo nuove DCPM, siamo al 21° in otto mesi, fa senso, una senso di ribrezzo e fastidio che negli ultimi 20 era stato latente, coperto dalla indeterminatezza della pandemia, dal rumore di fondo delle altre nazioni in preda a deliri simili al nostro ma senza la capacità, tutta italiana, dello scarica barile legislativo. 

Le 21 pagine, il prossimo sarà 22 pagine cosi si allinea con il numero del provvedimento e fa carino per le ricerce dei complottisti in numerologia, sono veramente un capolavoro di incompetenza e paternalismo. 

L'articolato, scarno e di soliti 12 articoli, sparge divieti e raccomandazioni con la stessa precisione di un cieco che tira al piccione, e chiude con un  rassicurante art. 12 c. 1 il cui explicit dice sono efficaci fino al 24 novembre.  Lo scrivano che ha materialmente redatto l'opera ha dovuto dar fondo a tutte le lettere dell'alfabeto e duplicarle fino all'nn, compresa la w, un'opera complessa la cui esegesi ed edizione critica impegnerà i linguisti del futuro.

Bando alle ciance! 

Veniamo al contenuto, alla perentoria e maschia presa di posizione di un governo di maschi e italici virgulti. L'art.1 parte bene con un profluvio di nonchè che neanche in quarta ginnasio ci ricordavamo. Nonchè...

Intanto la mascherina te la devi sempre portare con te, anche quando vai a cagare, il che è sicuramente utile per evitare a se stessi il proragarsi dei miasmi mefitici che la produzione intestinale può produrre in determinate contingenze, e almeno che non vi chiamate G.M., è un operazione solipsistica. Per fortuna c'è sempre l'eccezione che conferma la regola: 

a eccezione dei  casi  in  cui,  per  le caratteristiche dei  luoghi  o  per  le  circostanze  di  fatto,  sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi.

Questa frase, gia sperimentata la settimana scorsa sul n° 20, nasconde non poche insidie interpretative, a partire dalla definizione delle caratteristiche dei luoghi e dalle circostanze di fatto. Quali sono le caratteristiche dei luoghi? Dimensioni? aereazione? colore delle piastrelle? 

E le circostanze di fatto?

In diritto si distingue fra de iure e de facto, la prima è di diritto, stabilito dalla legge, per legge, de facto invece definisce un elemento consuetudinario, in vigore anche senza legge, per prassi e non legge. Verrebbe da chiedersi quali siano le circostanze consuetudinarie che prevedono de facto, e non de iure, l'esenzione dall'obbligo della mascherina. A quale prassi si riferisce legislatore? camminare da solo in corso è una prassi de facto? Andare al ristorante da solo è prassi de facto o no? Bho?  

Cosi mi verrebbe da dire che non essendoci circostanze de iure per limitare la libertà, almeno non in violazione della costituzione, allora l'avvocatucolo e i suoi sgerri si rifugiano in un latinorum tradotto malamente, sperando che non si capisca che il di fatto non significa un cazzo, visto che non c'è consuetudine o prassi o chiarezza su cosa siano le circostanze di fatto, perchè venga garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi. Ora se non c'è elemento de iure per garantire in modo continuativo, ma il de facto non esiste poiche l'emergenzialità dell'evento non può per sua natura prevedere una prassi consolidata, o un elemento di oggettiva chiarezza, di che cazzo stiamo parlando? 

Andando avanti nell'esegesi di queste mirabolanti versetti la condizione di isolamento diventa altro lemma cardine della costruzione del nulla del Conte. Credo che, superata la terza elementare, appaia chiaro a tutti che isolamento e distanziamento non siano sinonimi. Il termine isolamento ha la sua ratio normativa, all'interno del corpus contiano, quando parla di isolamento fiduciario per i potenziali infetti venuti a contatto con risultati positivi all'infezione. Si isolano, per l'appunto, fino a chiarimento della propria situazione di salute da parte dell'SSN. Fino a ottobre isolamento era usato in questi termini, discostandosi in modo chiaro dal distanziamento sociale che invece riguardava tutti, sia come prassi che come obbligo, oggi con la nuova ondata di DCPM l'isolamento diviene sinonimo di distanziamento per tutti e non solo per i potenziali infetti. Se prima valevano la regole del distanziamento sociale, con le previste prescrizioni,  oggi a queste regole si aggiunge un oscuro isolamento, che diventa norma anche in presenza di nessun sintomo, di nessuna vicinanza pregressa con potenziali infetti e di nessun valido motivo, se assicurati i protocolli di distanziamento e i DPI necessari.

Delle due l'una: o il distanziamento non serve un cazzo o è pleonastico dire che da soli ci si può togliere le mascherine, ne consegue che, se il distanziamento e le mascherine non assicurano la protezione e l'isolamento sì, perche mi prescrivi le mascherine? Mi verrebbe da dire che isolamento vuol dire stare da soli senza nessun contatto e distanziamento di contro lontano ma presente, ora mi si deve spiegare perche se sto distanziato a 4 metri debba mettere la mascherina e da solo no. Dal punto di vista medico cosa cambia fra 4 metri e la solitudine? L'impressione è che si voglia surrettiziamente inserire un nuovo concetto che sposta dal lockdown generale ad un più subdolo autolockdown in cui l'unico modo per essere certi è l'isolamento personale, non la chiusura ex lege. 

Non potendo, non ancora almeno, violare il domicilio si innesta un concetto giuridico nuovo che va oltre il distanziamento sociale e oltre l'isolamento fiduciario fondendoli in un più ampio e ambiguo isolamento continuativo, unico a permetterti di evitare di incorrere nelle ramanzine pecuniarie, per ora solo pecuniarie, del Conte. Infine tanto per capirci se ci prendiamo il virus è colpa nostra, anche se ci siamo distanziati, mascherati, lavati le manine, fatto smartworking... non ci siamo isolati continuativamente, ora ci becchiamo il virus o peggio i domiciliari per colpa nostra

Così scopro che mi sono fatto un sacco di pippe sulla mascherina... se ho meno di sei anni (e per quanto me li porti bene lo vedo difficile), sono handicappato, ma non una normale disabilità ad esempio essere paraplegico, ma proprio messo male con il tubino in gola e che sbavo oppure sono fuori come un melone e meno tutti (ovvero con grave patologia dello spettro autistico), oppure son assistente di uno di questi che se mi vedesse con la mascherina me menerebbe. Rimane la terza possibilità l'attività sportiva! Mi raccomando non motoria, sportiva. 

Ora a parte la discriminazione sostanziale verso i pigri bisogna comprenderne la ratio di una deroga tanto inutile come quella della attività sportiva all'aperto.  Se la logica (sic) è quella di attuare il distanziamento e mantenere basse le possibilità di socializzazione (sic) perchè a me flâneur è proibito passeggiare in giacca e cravatta e al palestrato in tutina fosforescente è permesso correre scarracchiando per strada?

e con questo finisco la prima puntata e son arrivato a metà del comma 1 dell'art.1...

 

giovedì 8 ottobre 2020

Pistolotto a destra.


Ci sono movimenti a destra. 
La Meloni si sta spostando su posizioni confederaliste Europee, dal sovranismo all'Europa delle nazioni, confederate.
Una vecchia posizione della destra europea conservatrice.
Una vecchia rivista Europa nazione confidava in una Europa pacifica e potente, fatta di nazioni amiche e solidali, unite contro il nemico comune e accomunate da uguali valori. l'Europa non è uno Stato quanto un'idea comune per le nazioni e i popoli europei, il direttore Filippo Anfuso disse «sarebbe difficile immaginarsi un’Europa spoglia delle sue soggettività nazionali». 
La Nuova Destra francese e anche quella italiana, da De Benois a Tarchi, ponevano la questione identitaria, politica e nazionale insieme, e fu una deriva, o meglio una felice intuizione, quella che portò la destra, figlia del machismo imperialista fascista, a prendere strade identitarie.
I Campi Hobbit furono controcultura per due motivi: andavano contro una cultura dominata dal marxismo e contro una cultura conservatrice e benpensante. 
Il terrorismo della seconda metà degli anni settanta ha stigmatizzato quello di destra come unicamente  stragista, quello di sinistra come politico, nonostante ciò entrambe, destra e sinistra, furono capaci di immaginarsi altro dalla violenza. 
Re nudo e Campi Hobbit erano due facce della stessa generazione con gli stessi ideali declinati in modo diverso, come lo furono i terrorismi. 
Se da una parte la sinistra ha virato verso la socialdemocrazia e la destra verso il conservatorismo, dall'altra c'era una destra intellettuale che finì ad alimentare posizioni identitarie, a difendere i popoli oppressi, a difendere le guerre apparentemente più ingiuste. Negli anni novanta e fine ottanta cresceva, al fianco del leghismo, una attenzione per le lingue e i popoli europei, per le piccole patrie, per l'identità, le etnie, le tradizioni arcaiche e locali, per i medievi più o meno fantastici, per le streghe e le saghe nordiche. In questo coacervo di contraddizioni in cui Dumezil, Cioran, Celine, Canetti, Jungher, Mishima e tanti altri convivevano sulle stesse bancarelle con troll e fischietti artigianali, si sperimentava l'identità ritrovata dopo anni di ghetto fascista. Tutto questo a 30 anni di distanza appare sfumato, trasformato da anni disidentitari che hanno riportato tutto al manicheismo di facciata che oggi, con il tripartito di Conte appare evidente: Lega, PD e M5S hanno un programma comune un idea di Stato che ha dimenticato l'identità come concetto
Uno vale uno è la morte dell'identità e con essa la morte della nazione ma anche la morte dell'ideologia. E su questo campo che si gioca la partita a destra. Il FDI è un partito identitario, se si scioglie nell'un idea vale l'altra è finito, inutile. Per questo permette il controcanto autorevole, paternalistico e giovanile di Crosetto e soprattutto non si è mai alleato con i M5S e ha sempre sostenuto l'unità del CDX. Non ha tradito, come fece Fini forzando la mano e sbagliando identità prevalente, e mantiene la parola data. La Meloni, se vuole mantenere l'identità, deve trovarne una riconoscibile, consolidando l'elettorato conservatore e un po' reazionario ma comunque rispettabile e borghese.
Il problema è che queste categorie si sono dissolte e si devono ricreare a partire da idee in grado di spostare l'attenzione dal quotidiano, in cui uno vale sempre uno, in cui un idea vale l'altra e nessuno vale niente, al futuro. L'ingresso in pompa magna in Europa, a capo di una non irrilevante parte dell'elettorato Europeo, la certifica come qualificata a guardare il futuro e a proteggere la nazione.
Se Renzi è la mossa del cavallo, la Meloni è una torre.
La Meloni strategicamente si mette in attesa e piano piano si istituzionalizza, meno proclami più argomentazioni di buonsenso, Salvini scivola, inciampa e si rialza come un pugile ubriaco. Verrà messo a riposo, se sarà abbastanza furbo da capirlo, e il doge prenderà le redini del partito, abbandonerà il sud al suo destino e si riprende il Nord. 
Se furbo. 
Se stolto potrebbe fare due errori: passare con il suo partito, ricordatevi che la Lega si chiama Lega Salvini non Padana, o quelli che rimangono, in maggioranza o in minoranza di nuovo con i M5S o peggio rimanere fuori dal governo di unità nazionale che invece la Meloni coglierebbe al balzo insieme a Zaia e Giorgetti. 


giovedì 24 settembre 2020

Cronaca di un suicidio populista- prima parte

22/09/2020

 

L'attuale sistema politico, modificato a forza di ellum, oggi appare come una scatola piena di ricordi buttati li alla rinfusa.
Un po' di parlamentarismo post bellico, un po' di atlantismo stantio, un po' di sovietismo putiniano, federalismo nazionalista, populismo becero e scarti di democrazia liberale mangiucchiati in fondo al cassetto. 
Il referendum confermativo ha confermato alcune cose: la democrazia diretta è inaffidabile e pericolosa, le riforme costituzionali vanno fatte integralmente non a pezzi, la classe politica attuale è incapace di gestire una transizione verso una democrazia liberale e socialista compiuta. Ha anche ribadito alcune altre cose: il M5S è un partito golpista, perché di golpe si tratta, il PD è presuntuoso e supponente e pensa di poter addomesticare il Mov. invece ne è succube e complice, oltre che alleato. Salvini, ovvero la lega sovranista, putiniana, cialtrona e nazionale è l'alleato ideale dei M5S e infatti continua subdolamente a sostenere questo governo di cui è stata la prima alleata. 
Trovo poco credibili i malumori dei pentastellati, anche se ci fossero sono parte del teatrino delegittimante la politica tanto cara la fondatore Casaleggio e al giullare di Corte Grillo. Come diceva Jacopo Fo, fra i primi stellini insieme al padre Dario, il Re è nudo, ed il re è la politica. L'operazione dei Grillini, o meglio del sistema Casaleggio, è spogliare la politica del suo valore, del suo apparato, della sua forma, trasformarla in semplice e mera approvazione di decisioni tecniche per il bene del popolo. 
Se pensiamo a questo governo, per chiarire lo stesso dal Conte I al Conte II, tutta la pratica è stata di distruzione del valore politico e istituzionale degli apparati di rappresentanza. Partiamo dall'inizio: l'alleanza con la Lega. 
In un sistema democratico compiuto questo ircocervo sarebbe durato il tempo di una notte e, o i grillini o i leghisti, sarebbero scesi in piazza per far saltare i propri segretari. Invece che succede? Non solo governano ma producono quattro provvedimenti esemplari: decreti sicurezza, RDC, quota 100 e il taglio dei parlamentari. I quattro peggiori provvedimenti legislativi dalle leggi razziali. 
Lo fanno per un anno, producendo in brevissimo tempo i presupposti per lo smantellamento dello stato di diritto, dell'economia di mercato, del patto generazionale, della eticità del lavoro, e del sistema della democrazia rappresentativa. L'impegno è costante, fatto di canti e controcanti per dimostrare quanto le due anime siano speculari e distanti. Un profluvio di litigi incrociati e orchestrati per il proprio elettorato con il risultato di mantenere vivo un  progetto di appropriazione del potere nei luoghi dell'amministrazione statale. 
La Lega, partito di maggioranza relativa all'interno della compagine del centrodestra (che per maggiore intuizione politica lascia Salvini solo in questa avventura) e in forte crescita di consensi territoriali, grazie sopratutto ai due provvedimenti simbolo (dl sicurezza e quota 100), alza il tiro e, in preda ad ebrezza di potere più che alcoolica da mojito, decide di prendersi il potere da sola.
L'errore politico della Lega, ma forse più di Salvini che del partito, è stato quello di identificare il M5S come forza politica e non come lobby di potere antipolitico (come invece si è dimostrata ed era chiaro agli osservatori non ideologici), immaginandosi che la caduta della coalizione, e quindi i dei presupposti politici della stessa, portasse alla richiesta di governo della Lega da parte del paese. Un errore plateale che ha dimostrato un bassissima capacità previsionale e strategica della Lega e di Salvini. 
Il M5S non ha alcun interesse politico in senso stretto, non ha interesse a perseguire una linea coerente, ha come unico interesse la appropriazione dei luoghi del potere, e non della rappresentanza, al fine di rendere inutile e ridicolo il ruolo della rappresentanza politica (parlamento), a favore di un governo autocratico e statalista in mano a un capillare sistema di clientele e potentati locali in grado di mantenere i cittadini lontani dalle istituzioni. 
L'ideologia grillina, ammantata di totalitarismo complottista, riversa su slogan, ambigui e apodittici allo stesso tempo, la sua idea di Stato e, con grande lucidità e tenacia, li applica indipendentemente dal suo interlocutore. Da una parte solletica il mondo degli apocalittici, riduzionisti, NIMBY, NoVax, decrescitari, localisti con slogan antiTAV, NoVax, autarchici, dall'altra si accredita come interlocutore delle peggiori mafie statali del pianeta, quindi sostanzialmente si comporta da Bildenberg parallela, appoggiando e facendosi appoggiare da Russia di Putin, Cina di Xi Jinping, Siria di Assad, Venezuela di Maduro. 
Il tema che meglio porta avanti, con spirito direi non-violento se non fosse blasfemia usare questo concetto per i M5S, è la dimostrazione dell'inutilità della politica, della contrapposizione tematica, della discussione e del compromesso. Lo ha fatto fin dall'inizio ribadendo il concetto dell'UNO vale UNO, ovvero chiunque vale chiunque. Cosi ha riempito il parlamento di inetti e per assicurarsi che gli inetti fossero tali, li ha fatti votare su una piattaforma, privata e non trasparente, da un numero irrisorio, e probabilmente irreale, di supposti militanti, con 150 click Chiunque è diventato parlamentare, consigliere comunale, candidato regionale, sindaco, assessore, ministro, addirittura presidente della camera. Nella massa, come sempre anche con le peggiori intenzioni, alcuni sono decenti, pochi e di solito transfughi in altri partiti dopo i primi mesi, ma la maggioranza è la palese dimostrazione che la politica fa schifo e che corrompe persino il più santo dei cittadini. 
Esattamente il risultato voluto. Casaleggio e Grillo volevano questo risultato: dimostrare che la scatoletta di tonno una volta aperta vien voglia di mangiarsela, quindi meglio eliminare la scatoletta che doverla lasciare a Chiunque indisciplinato
Tutto porta a dire che il sistema politico Grillino sia un fallimento: deputati che non pagano la Casaleggio SRL, deputati che cambiano casacca, deputati che rubano, deputati che pensano con la loro testa.
Poi c'è Rousseau. 
La piattaforma è talmente fatta male che viene il sospetto che sia funzionale al non funzionare. A che serve dunque il parlamento se pieno di mangiatori di tonno? a che serve Rousseau se il popolo italiano si fida del primo ministro? a che serve la scatola di tonno quando c'è uno Stato pieno di caviale a cui accedere senza neanche essere eletto? Il miglior esempio dell'inutilità del parlamento lo ha dato il M5S con i suoi rappresentanti fino a diventare l'emblema di quella Casta che solo la distruzione del sistema parlamentare può veramente eliminare.
La Lega, primo e naturale alleato del Movimento, soprattutto quella salviniana che non ha mai governato un territorio ma che è in grado  di stimolare i peggiori istinti populisti, ha sostenuto questo processo, e continua a farlo oggi in ottima compagnia con il PD, ha avvallato un parlamento indisciplinato e inconcludente, ha sostenuto l'uso personalistico della decretazione, ha, cosa più grave ed evidente, spostato la politica dal parlamento alle piazze, dalle piazze alle pazze virtuali e dalle piazze virtuali al gossip spazzatura. Chi oggi si sentirebbe di dire che questa classe politica sia rappresentante di un sistema democratico e rispettoso delle regole? E sopratutto chi immagina un nuovo governo in grado di riportare i cittadini al centro della politica e non il popolo al centro dell'agone social?
La Lega in questo è stata l'alleata, ed è ancora, perfetta per il M5S tanto da riuscire nell'ardua impresa di far apparire il Presidente Conte uno statista e la maggioranza dei grillini dei moderati. Un omicidio quasi perfetto per la democrazia: gli assassini che appaiono vittime, e il colpevole è il sistema democratico e non il mandante totalitario del populismo. 
In quel frizzante ferragosto del 2019, quando il Capitano del peschereccio a strascico della Lega, si fermò al Papetee avvenne anche un'altra cosa: il camaleontismo del Movimento e la istituzionalizzazione del sistema di revisione dell'apparato statale in senso autocratico, e tutto prima del COVID-19. 
Fu una crisi perfetta, un po' di manfrina, urla al colpo di stato, maggioranze naturali che naturali non erano, sistema dei pesi e contrappesi istituzionali completamente saltati. Nessuna soluzione in grado di evitare la debacle incostituzionale se non affermare il credo grillino: Uno vale Uno. Cosi la Lega vale il PD o il PD vale la Lega.  Nasce il governo Conte II, fotocopia del Conte I, con la sostanziale, ma solo estetica differenza, che il PD sembra democratico e istituzionale ovvero lo strumento utile per giustificare riforme antidemocratiche e incostituzionali dietro la foglia di fico del Partito Democratico. 
La tempistica della staffetta è stata perfetta, sincronizzata al punto giusto per far passare le peggio cose sotto il cappello leghista, e l'ordinaria amministrazione, ovvero la sistemazione dei propri uomini all'interno delle istituzioni, il posizionamento moderato, ovvero paraculo, nelle relazioni istituzionali e internazionali, la svolta, prevista e prevedibile, di facciata dal movimentismo al governismo con il PD. Tutto molto più facile per il M5S con il PD che con la Lega. 
Rimane il fatto che nulla in realtà è cambiato e la difesa degli orrendi provvedimenti legislativi è rimasta il confine non valicabile della governabilità. Eppure nel caso del M5S, in cui uno vale uno ovvero una parola vale l'altra, anche alcune di queste misure potrebbe diventare inutili alla scopo della distruzione dello Stato Repubblicano a favore di una repubblica autarchica modello putiniano o turco o venezuelano. 
I decreti sicurezza, utili ad alimentare la propaganda Salviniana più che a risolvere i problemi migratori, sono serviti a consolidare l'immagine di un uomo (o di un governo) che decide per gli Italiani (prima) e non per i poteri forti (UE, Soros e i Savi di Sion). 
La vecchia tecnica della politica dell'emergenza, appresa dai reality più che da Cossiga, funziona grazie a un nemico (anche qui uno vale uno ovvero uno vale l'altro), e se i migranti ormai fanno meno paura del virus tanto vale far finta di cambiar rotta e abolire (o meglio rimbiancare come sepolcri) i decreti sicurezza a marchio Salvini.  Il tentativo, spregiudicato e infantile di unificare le due emergenze (virus + migranti) non ha funzionato, d'altra parte uno vale uno e non uno + uno vale due. 
Salvini alla fin fine è stato un utile idiota nel disegno golpista di Casaleggio e Grillo
Un capolavoro che ha trovato in Conte il front man perfetto, borioso, saccente e cazzaro, azzeccagarbugli quanto basta ma abbastanza ignorante da non farsi coinvolgere in discussioni o provvedimenti di ampio respiro e di lunga durata. L'uomo in grado di far piazza pulita di ogni mediazione con il suo sorrisetto da mezzo scheo e la sua pettinatura impeccabile. Un uomo qualunque, un uomo rispettabile in grado di fare qualsiasi nefandezza come abolire de facto la rappresentanza e la democrazia e uscirne indenne, scaricando la responsibilità sul primo che passa (alleati, compagni di partito, istituzioni, taskforce, cittadini, stati esteri), come si direbbe: sempre con il massimo rispetto ed educazione. 
La sparizione del Movimento è il risultato finale della prima fase di questa follia: la sua sostituzione con un apparato burocratico di controllo territoriale e di comunicazione.  Questa situazione renderà ancora più inutile non solo il Movimento ma anche gli altri partiti che in questo gioco al massacro partecipano attivamente pensando di poter continuare a galleggiare in futuro. 
Prima della fine della legislatura, e prima di andare a votare, opposizione e governo saranno un'unica cosa, una scatoletta di tonno avariato. Rimarrà però l'apparato di potere che il sistema Casaleggio, dietro lo specchietto per allodole dell'anti politica, sta insinuando in tutti i partiti e in troppe istituzioni.