Ippogrifo 9/13
Pensare la famiglia
Quando entriamo nella famiglia, con l’atto di nascita,
entriamo in un mondo imprevedibile, un mondo che ha le sue strane leggi, un
mondo che potrebbe fare a meno di noi, un mondo che non abbiamo creato. In
altre parole, quando entriamo in una famiglia, entriamo in una favola.
Gilbert Keith Chesterton, Eretici, 1905
Ho costruito nella mia testa una famiglia di pensieri:
padre, madre, figli, fratelli e sorelle, una mappa mentale, fatta di
educazione, vita e vista in continuo divenire, ovvero la mia percezione
dell’altro. Una gerarchia culturale che influenza il modo di
vivere, il mio mondo costruito di relazioni e di scontri.
Pensare è gerarchia,
matematica, per quanto ci sembri osceno limitare il
pensiero alla mera
sovrapposizione, apposizione e opposizione di
concetti, di parole
e sensazioni. La famiglia ci dà il senso dell’essere, lo inquadra e lo
irreggimenta, ne coglie confini, limiti e spazi, nel contempo apre prospettive,
visioni, speranze.
Penso, dunque sono famiglia.
Leggere la famiglia
Non leggete, come
fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi.
No, leggete per
vivere.
Gustave Flaubert, lettera a
Mille de Chantepie, 1857
Leggo di famiglie altrui, le cerco di comprendere, di
adeguarle all’universo limitato della mia esistenza. Mi chiedo: diciamo tutto,
scriviamo tutto o, come io penso, il
pudore dell’intimità ci rende
ipocriti. La famiglia
ci contiene e ci espelle con la stessa facilità, ci turba e ci ama,
infine ci riconduce a sé volenti o nolenti. In questo è indicibile, troppo
personale per essere universale.
Leggo di famiglie mie, le leggo negli occhi dei miei
genitori anziani aggrappati a ciò che è stato e timorosi di ciò che sarà. Leggo
della mia famigia, di quella che credo possa esserlo e mi chiedo se diverrà
come le altre o se sarà sempre un’altra famiglia.
Immaginare la famiglia
Forse ti sposerai o
forse no. forse avrai figli o forse no. forse divorzierai a quarant’anni. Forse
ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non
congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche.
le tue scelte sono
scommesse. Come quelle di chiunque altro.
Mary Schmich, Usa la crema solare, 1997
Un unico piano sequenza, primi piani, piani americani,
nessun montaggio, solo un susseguirsi di immagini e sensazioni. Luoghi, tempi e
spazi individuali, chiusi fra mura domestiche e abbandonati in deserti infiniti
o foreste impenetrabili.
Così si dipana
il filo della memoria di ognuno di noi, costruendo la
storia familiare sen-
za cesure ma piena di censure.
È questo il paradosso dell’immagine della
famiglia: volerla perfetta e
senza intoppi, senza drammi e sempre
a lieto fine, averla
reale, complessa, drammatica e a volte omicida.
La regia è importante, comporre una storia, dare peso e
forza a ciò che conta, la sceneggiatura, invece, è impossibile, come
rappresentare la Famiglia.
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