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sabato 12 marzo 2011

Quando la coerenza fa rima con in-coscienza


Italo Corai era collega di mia madre. Ne ho sentito parlare fin dalla mia prima adolescenza.
Italo Corai era Professore di scienze alle medie, nella scuola di quartiere che anch'io frequentai agli inizi degli anni '80.
Mia madre me ne restituì fin dall'inizio un'immagine gioiosa, un po' bisbetica, arguta e stramba.
Ad una gita scolastica a Marano Lagunare, così raccontava mia madre, Italo portò il suo compagno d'allora, che rimase nei miei ricordi come "il fotografo". Mi sono sempre immaginato questa allegra combriccola di professori di mezz'età, con teppistelli delle medie, a farsi fotografare su barconi pieni di zanzare.
Questo strano legame, mediato dalla amicizia di mia madre con il collega, mi ha sempre accompagnato nella mia conoscenza con Italo Corai. Persino oggi, dopo la sua morte improvvisa, ho dovuto, voluto dirlo a mia madre. Poche parole: "hai saputo di Italo" "Mi dispiace".
Niente più di questo, e questo è tutto ciò che serve.

Ho letto i coccodrilli per il radicale, l'omosessuale, il laico, il libertario Corai. Ho riletto nomi e cognomi di persone con cui, per un breve periodo della mia mezza vita, ho condiviso tempo e politica. Ma non mi sono ritrovato. Mi sono sentito vecchio, lontano. Li ho sentiti vecchi e lontani.
Per me Italo Corai non è stato solo un amico, un conoscente, un riferimento politico.
Italo è stato prima di tutto un esempio di coerenza. Semplicemente era quello che pensava, e ciò che pensava erano la sua espressione, il suo corpo, i suoi atti.
Senza Italo Corai non avrei preso freddo a raccoglier firme, non avrei firmato per ciò in cui credevo, non avrei messo il mio nome, la mia faccia per sostenere le mie idee, non avrei imparato a dire no, a votare secondo coscienza e non convenienza, non avrei creduto nella politica.
Senza Italo Corai non sarei quel che sono.
Sarei stato come tanti della mia generazione senza gusto per la discussione, e parlo di discussione non di gazzarra, senza capacità di ascolto e di giudizio.
Solo l'esempio di un uomo senza paure, o forse con tutte le paure, mi ha fatto crescere come cittadino. Al di là di ciò che Italo Corai dicesse o facesse.

Italo è stato per me un piccolo Ghandi: colui che investe il proprio corpo del messaggio rivoluzionario.
Ricordo un paio di cose dei lontani anni 90 in cui frequentai più spesso Italo, per strada nei banchetti, o in via rovereto. Un anno mi iscrissi, per solidarietà alle battaglie per i diritti civili degli omosessuali, al circolo ARCIGAY di Pordenone.
Era quello che ci stava insegnando Italo: i diritti sono di tutti, anche di chi non ne ha coscienza e conoscenza. Io che a quel tempo di coscienza ne avevo da vendere, ne acquistai ancora un po' da quella tessera. Lo stesso fece, con libertaria nochalance la mia compagna. Mai come allora mi sentii libero, sicuro di essere dalla parte giusta della strada.
Era questo il senso della politica: essere liberi di usare il proprio corpo, la propria vita (una piccola porzione di essa) per la libertà di qualcun altro.
Sempre li attorno fondammo il comitato antiproibizionista In-coscienza, a cui Italo da vecchio filosofo biricchino, diede nome e benedizione. Finii in televisione, in consiglio comunale, per strada e poi su internet, alla radio e via discorrendo. Se oggi parlo con calma, discuto pacatamente, e porto a casa uno stipendio lo devo anche a questo. La autorevolezza si impara anche dalle battaglie politiche ed io ho iniziato ad imparare a non contraddire senza motivo, a studiare prima di parlare, a documentarmi e a trovare soluzioni... e tutto per un ODG in Comune!

oggi ho ripreso i suoi libri, ho riletto le sue dediche. Sapere che non ci sarà più, che non scriverà più mi intristisce. Mi mancheranno la Signorina Angelica, Bruno, i suoi amici greci. Mi mancherà Italo Corai.

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