Scrivere un curriculum è un'arte.
Anzi: scrivere un curriculum vitae è un lavoro. Spesso è l'unico
lavoro che la pratica stessa può procurare.
Il mio curriculum è infinito, un
agglomerato di informazioni stratificate, storicizzate, sofferte a
volte. Non è un buon curriculum. Non lo è per la incapacità di
sintesi totale e allo stesso tempo per la eccessiva sintesi
particolare. Come si fa a spiegare che per anni ho studiato senza
scopo quello che mi piaceva, che per anni ho lavorato pensando che
fosse contorno necessario allo studio e che alla fine ho studiato
quello per cui lavoravo senza però avere intenzione di farlo?
Il mio CV è scorretto nella forma: non
capisco perchè debba essere cronologico quando le cose migliori
stanno nel passato, non capisco perchè debba parlare di eventi
lavorativi e non parlare di storia professionale. Perchè nel mio CV
si deve intravedere il filo, per me chiarissimo, che mi ha portato ad
essere quello che sono e non possa essere esplicito, scritto a chiare
lettere: questo sono io.
Dei miei colleghi mi hanno insegnato,
ed io da bravo docente ho insegnato ad altri, che in trenta secondi
ti bruci una vita. Mi hanno detto che se devi competere è bene che
non faccia cazzate, non scriva cazzate. Ed io ci credo, eccome se ci
credo, ma sono disubbidiente o meglio civilmente disubbidiente.
Tradotto: so di sbagliare ma mi piace così.
Ho letto Wisława Szymborska e mi sono
sentito meno stupido, o forse ho condiviso la mia stupidità...
Scrivere il curriculum
Cos’è necessario?
E necessario scrivere una domanda,
e alla domanda allegare il curriculum.
A prescindere da quanto si è vissuto
il curriculum dovrebbe essere breve.
È d’obbligo concisione e selezione
dei fatti.
Cambiare paesaggi in indirizzi
e ricordi incerti in date fisse.
Di tutti gli amori basta quello
coniugale,
e dei bambini solo quelli nati.
Conta di più chi ti conosce di chi
conosci tu.
I viaggi solo se all’estero.
L’appartenenza a un che, ma senza
perché.
Onorificenze senza motivazione.
Scrivi come se non parlassi mai con te
stesso
e ti evitassi.
Sorvola su cani, gatti e uccelli,
cianfrusaglie del passato, amici e
sogni.
Meglio il prezzo che il valore
e il titolo che il contenuto.
Meglio il numero di scarpa, che non
dove va
colui per cui ti scambiano.
Aggiungi una foto con l’orecchio
scoperto.
È la sua forma che conta, non ciò che
sente.
Cosa si sente?
Il fragore delle macchine che tritano
la carta.
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