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lunedì 6 agosto 2007

non ci si improvvisa santi...

SANTO, sost. Un peccatore morto, rivisto e pubblicato. Ambrose Bierce, il dizionario del diavolo.

Don Gelmini, come tutti noi è un peccatore e, come tale, può aspirare alla santità da morto, ben inteso. Nell'esemplare vita di questo evangelico salvatore di diseredati, il demonio ha spesso messo il suo zampino: nel 1969, nel 1971 e nel 1976.
L'annus orribilis fu il 1971 in cui, come novello cristo, fu per 4 anni esiliato nel deserto (si trattava di un carcere ma poco importa) combattendo contro i demoni che lo tentavano.
Le cronache raccontano di tentazioni malvagie e di cadute nel vortice del demonio a stento combattute. Solo chi cade può rialzarsi.
Il nostro beato riuscirà, dopo ben 4 anni, ad uscire a testa alta dalla prova a cui fu sottoposto. Lo ricordano con timore i propri compagni di cella, e non certo per la sollecitudine con cui predicava l'evangelio.

Il demonio era ancora in agguato e per un altra volta, nel 1976, fu accusato di mercimonio e altre immoralità. Questa volta si rifuggio nella sua umile dimora a studiare i testi e preparare la sua missione.
La vita di Don Gelmini più che a San Francesco, il poverello d'Assisi, sembra ricordare i fasti dei grandi papi Avignonesi. Perchè il buon pastore sia onorato la sua dimora necessitava di «Due piani, mattoni rossi, largo muro di cinta con ringhiera di ferro battuto, giardino, piscina e due cani: un pastore maremmano e un lupo. A servirlo sono in tre: un autista, una cuoca di colore e una cameriera».
Beati gli ultimi, loro è il regno dei cieli. E don Gelmini si pose anima e corpo a trovare una casa, a basso costo ma ricca di tutte le infinite possibilità, in cui si potesse rifugiare con la massa di drogati che andava allegramente raccogliendo attorno a se, sperando così in un passaggio, primo fra gli ultimi, per il regno dei cieli. Un cenobio simile al monte atos: tutto casa e preghiera per soli maschi.
La parola dev'essere detta, e dal chiuso del suo umile borgo delle colline umbre, spesso il buon monsignore, così amava proclamarsi a spregio delle gerarchie ecclesiastiche, pontificava il proprio verbo fatto di rinunce, fatiche, preghiere, clausure, ammonizioni e precetti tutte a carico delle povere pecorelle smarrite. Egli, il futuro santo, si riservava il momento più intenso.
Al chiuso della Stanza del silenzio, si ritrovava a parlare con i nuovi adepti (volonterosi o meno della chiamata), alla sola testimonianza di Cristo.
E nel silenzio assordante di questa stanzetta che il demonio ha fatto nuovamente capolino. Per ricattare, infamare, insozzare il buon nome, così abilmente costruito di Don Gelmini. Quattro disperati, ingrati tossici schifosi lo hanno accusato di chissà quali immonde pratiche sodomitiche!
Così come alcuni anni prima e così come si vociferava durante la traversata del deserto (4 anni di carcere).
I giudici in terra osano sfidare il supremo giudice sulla base di parole di poveri mentecatti!
Quanto è faticosa la strada per la santità!

Piccola agiografia

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=3356&ID_sezione=&sezione=
http://www.suzukimaruti.it/2007/08/05/truffatore-carcerato-promiscuo-la-verita-su-don-gelmini-in-un-articolo-de-la-stampa/
http://www.arcigaymilano.org/stampa/rs.asp?BeginFrom=0&ID=29086
http://qn.quotidiano.net/2007/08/05/29205-vera_storia_pierino.shtml

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