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mercoledì 10 agosto 2011

Leadership e potere, Nye



Recensione Ippogrifo 5- 2011
J.S. Nye Jr.
Leadership e potere
Hard, soft, smart power
Edizione: 2010
Collana: Economica Laterza [549]
ISBN:9788842094845

Leadership è una parola che in italiano non riusciamo a tradurre. Vorrà pur dire qualcosa.
Il potere è un po' come la battuta che dice: i soldi non fanno la felicità, ma certo aiutano.
Lo diceva anche il buon Andreotti (è da un po' che nessuno lo cita e sarebbe un buon esercizio chiedersi perché): il potere logora chi non ce l'ha, come i soldi, appunto.
Andreotti, a ragion veduta, pensava che il potere fosse prima di tutto leadership e poi tutto il resto.
Forse è per questo che non lo si cita più.
Oggi le nostre “classi dirigenti” dirigono assai poco, si potrebbe dire che più che dirigere, digeriscono. Digeriscono anni di inadeguatezza politica, economica, culturale. Ed hanno l'indigestione di potere e di soldi.

Alcuni mesi fa, si direbbe in tempi non sospetti, mi ero appassionato ai poteri carismatici, all'uso del corpo nell'esercizio del potere, alla prossemica dei potenti. Son passati mesi e la realtà ha abbondantemente superato ogni possibile analisi.
Eppure oggi, direbbe lo storico, i segni del potere sono evidenti, carismatici, si possono studiare, apprendere, analizzare a futura memoria.
Il carisma mi ha sempre affascinato: Gesù, e prima di lui Mosè, Giovanni Battista, poi Hitler, Gandhi, Mussolini. L'elenco è fastidiosamente lungo, orribilmente relativista, mette insieme macellai con macellati, santi e diavoli, geni e idioti.
Il carisma insomma non porta da nessuna parte, non aiuta a capire chi è in grado di comandare e chi no.
Oggi son tutti comandanti senza essere dirigenti, il più piccolo potere (acquisito o donato che sia), trasforma immediatamente in leader. Sei sindaco di un buco di 2000 anime? Il tuo potere lo vorresti immenso, plenipotenziale, non criticabile.
Perché?
Perché il potere si esercita cosi: comandando.
Per scoprire cosa significa comandare, e non cosa significa essere comandati perché questo purtroppo lo capisco benissimo, bisogna rivolgersi ai soliti cattivi: gli americani.
E sì, per quanto noi europei, ed in particolare noi italiani, ci sforziamo(?) di essere sintetici, chiari e comprensibili, quelli, gli Americani, ci battono sempre. É come giocare a basket: son più bravi e basta.
Ho cercato su un dizionario la parola leadership ma mi son depresso.
Significa: comando, dirigenza, guida. Si potrebbe, ad essere pedanti, scavare con attitudine filologica comandare e scoprire che si tratta di imporre a qualcuno con autorità superiore di fare o non fare qualche cosa, e notare che forse i nostri leader hanno letto solo questa parte del dizionario.
Nye, Joseph S. Jr ha scritto Leadership e potere, o meglio ha scritto The power to lead, e racconta cosa significhi: Hard, Soft e Smart Power.
Il fatto che il traduttore non si sforzi neanche di tradurre i tre concetti ci dice molto.
A pagina XIX della prefazione già sono soggetto ad un detournement niente male, infatti La definizione di leader che Nye dà è secca e semplice:
Il leader è colui che aiuta un gruppo di persone a formulare e conseguire obiettivi condivisi.
Mi vengono in mente le riunioni di condivisione, i progetti condivisi che giornalmente assillano la mia mente, ore intraprese a sezionare ogni cavillo, senza mai vedere il bandolo della matassa e senza, soprattutto, sapere chi decide. Ma ciò che più mi manca è la parola aiuta.
Potremmo finire di leggere il libro a pagina XIX.
Pensare ad un catena di comando in cui ci si aiuta, si condivide e si raggiungono obiettivi comuni è la parte più intrigante dell'intero excursus dell'autore. Per Nye la storia è una sequenza di accadimenti che ci permettono di interpretare il fenomeno di scoprirne i meccanismi, le tecniche. La leadership non è diversa dalla produzione di una bicicletta: si può studiare, migliorare, modificare.
Quanto siamo lontani dalle unzioni divine o popolari!
Sembra che veramente il comando sia una questione di tecnica, di approccio, di carisma. Mai una questione di contenuti, si può essere stati grandi leader e grandi tiranni allo stesso tempo?
Basta leggere ancora due pagine, XXI della prefazione, e mi trovo nuovamente spaesato: distinguerò fra leadership con o senza autorità, […] analizzerò il ruolo delle qualità innate e dell'educazione nella formazione dei leader.
Esiste leadership senza autorità? Ci si può formare al comando? E a che tipo di comando?
Nye ha la sua teoria, la sua aspirazione. Lo dice alla fine in un breve compendio in dodici punti, al primo dice: la buona leadership è importante. Buona = efficace ed etica.
A me la parola etica ha sempre fatto paura. Ci vedo nascoste reminiscenze a me non congeniali, come ad esempio “stato etico” e le sue derivazioni postmoderne di eticità. Ho quindi cercato di essere il più razionale possibile nell'affrontare un'affermazione così pesante.
Cosa significa efficace ed etica per Nye?
Questa è la parte per me più debole, sarà il mio pregiudizio. La soluzione sta in tre parametri: obiettivi, mezzi e conseguenze. Per dirla con Nye: un buon leader è un leader che aiuta il gruppo a formulare e conseguire obiettivi condivisi, nel bene e nel male. Perciò, nei primi dieci anni di governo, Hitler fu un buon leader efficace con obiettivi moralmente esecrabili; alla fine, avendo condotto i propri seguaci alla rovina si rivelò un cattivo leader sia moralmente sia per i risultati conseguiti.
E se Hitler avesse vinto... per fortuna non possiamo usare l'analisi contrafattuale!

Gli americani hanno la capacità di dirci cose che noi facciamo solo finta di sapere, di aver acquisito. In realtà dietro la cortina di fumo della nostra superiorità intellettuale abbiamo terribilmente paura di affermazioni come: Se non tratto i miei dipendenti con rispetto e non li coinvolgo nei processi decisionali andranno a farsi assumere da qualche nuova azienda qui di fronte.
Quanta leadership c'è in questa frase!
Quanti di noi lasciano la strada vecchia per la nuova? Quanto è sclerotizzato il nostro mercato del lavoro per inadeguatezza, noncuranza, mancata partecipazione aziendale, e rigidità contrattuale? Quanto la nostra classe dirigente aziendale considera inutile la contrattazione e quanto delle nostre parti sociali considerano padronale il coinvolgimento sugli obiettivi aziendali?
Certo si deve distinguere: l'Italia è l'Italia, gli USA... Eppure, a comando, noi importiamo concetti di smart power senza aver mai praticato e appreso le tecniche di gestione del potere alla base di tale approccio.
Il comando è prima di tutto bilanciamento fra durezza e morbidezza, fra risolutezza e condivisione, e questo è smart: furbo, intelligente, efficiente e veloce.
Questa semplice, a parole, regola porta Nye indietro nel tempo, sezionando la vita di presidenti, mega dirigenti d'azienda, personalità storiche e filosofiche.
Lo fa, come solo un tecnico può fare, mischiando piani e livelli di approfondimento trovando, lui sì, la via più facile per spiegarci che leader si può diventare, ma non ottusamente: Come osservò una volta Mark Twain, un gatto che si siede su un fornello bollente non ci riproverà mai più, ma non si siede neppure su un fornello freddo.

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