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mercoledì 25 luglio 2012

Ancora provincia 1

ho due motivi per parlare di Provincie con cognizione di causa:
  1. ho raccolto le firme, in anni assai lontani e per nulla sospetti, per un referendum radicale sull'abolizione di tutte le Provincie, cosa di cui mai mi sono pentito.
  2. ho lavorato per 8 anni (mese più mese meno) per la Provincia di Pordenone in qualità di consulente
a questo aggiungerei che sono, sono stato e sarò federalista, autonomista e sardista (e perchè no friulanista) nonostante gli ultimi venti anni di nazileghismo che hanno ridotto questi concetti a barzelletta o peggio a mostruosità.
Aggiungo, a mia discolpa, che hò tirato un sospiro di sollievo quando la Sardegna (i sardi) ha abolito, con referendum, le 4 mostruose, insensate Provincie create solo pochi anni fa.
Eppure la scelta fatta da Alessandro Ciriani di difendere la Provincia di Pordenone mi trova terribilmente concorde.
Mi convincono le motivazioni, le modalità e la sincerità della difesa.
Due sono le motivazioni di fondo che non mi hanno convinto:
  1. l'attacco feroce all'Autonomia Regionale e alla specialità
  2. le ragioni puramente contabili (venate, ha ragione Alessandro, di un certo populismo)
Parto dalla seconda per cui mi accaloro  meno. Le ragioni di riduzione della spesa (lascio gli inglesismi a quando lavoro) sono sacrosante. Lo Stato italiano è abituato a vivere abbondantemente sopra le proprie possibilità, è fondato sulla intoccabilità dello status quo, sulla permanenza delle corporazioni, degli albi, dei privilegi, su un approccio alla politica mafioso, basato cioè sul ricatto e non sullo scambio. In fondo siamo uno stato delinquente di natura poichè privilegia il potere diffuso e arbitrario alla democrazia.
Dunque sono (sarei) felice delle liberalizzazioni, sarei felice dell'abolizione degli ordini, albi etc, sarei felice dell'abolizione della sudditanza ad un paese straniero (e parlo del Vaticano non della AmeriKa). Insomma nessuna titubanza... forse. Eppure non vedo aboliti gli ordini, non vedo aprire il mercato del lavoro, non vedo dismettere Eni e le fabbriche di Stato varie, anzi vedo sovvenzionare con i soldi pubblici anche fabbriche private.
Le Provincie si e mi viene il sospetto che si cerchi un capro espiatorio politico/istituzionale.
Ma torniamo a Pordenone. Dire che tutto va bene è folle, dire che tutto è stato risparmiato, controllato, ottimizzato è esagerato. Ma dire che è un pozzo senza fondo...
Per anni uno dei giornali locali si è divertito a pubblicare i miei fantasmagorici incarichi da consulente ( ho comprato una Ferrari l'anno con i guadagni da consulente... è che le tengo nascoste per paura del fisco e giro con una Modus del 2005 per vezzo snob). Lo ha fatto in nome della trasparenza della lotta agli sprechi. Così chiamavano sputtanare dei professionisti, precari, precarissimi, preparati e selezionati. Da quel giorno ho capito che la strada per l'inferno è asfaltata di buonissime intenzioni, sulla pelle degli altri. Oggi si spara ad alzo zero contro la Provincia di Pordenone facendo di tutta l'erba un Fascio (e non me ne voglia Alessandro per il paragone subdolo...)dimenticando che prima di tagliare i costi si dovrebbe controllare se veramente si risparmia. Ciriani dice che ci costerà di più ma anche se così non fosse, il giochino vale la candela? Delegare le decisioni politico amministrative di un territorio alla Regione ha sempre senso? O, come io penso, ha senso solo in presenza di una cattiva politica e cattiva amministrazione? Tagliare una Provincia di 51 comuni, di cui 24 montani, ha senso se questa è l'unico collante per politiche di pianificazione territoriale? Lasciare Trieste con 6, dico 6, comuni ha senso?
Il problema son le competenze. La Provincia non dovrebbe occuparsi di soldi, non dovrebbe dare contributi, ne gestire servizi ma dovrebbe essere quell'ente intermedio in grado di governare (autonomamente) le politiche di interesse sovracomunale.
Snello, snellissimo senza apparati, senza grandi budget ma con una forte, autorevole, decisionale capacità politica di modificare il tessuto socioeconomico e culturale di un territorio.
Faccio un esempio pordenonese: l'aggregazione sotto un unico nome delle maggiori manifestazioni (comunali) musicali estive ha un enorme valore politico, molto maggiore delle poche decine di migliaia di euro date alle singole associazioni. Il forum fattorie sociali, almeno nelle mie intenzioni quando lavorai a questo credo con passione, è una rete sovracomunale, intersettoriale in grado di rappresentare un valore aggiunto politico che giustificherebbe da sola l'esistenza delle Provincia.
Mi si dirà: perchè spendere milioni di € per mantenere queste inezie? Perchè i milioni di € servono a mantenere gli apparati e non a creare innovazione politica.
La politica non è far di conto, per questo bastano i commercialisti (e per quanto mi riguarda Tremonti è stato più che sufficiente), ma far si che la democrazia sia applicata, che chi governa si assuma oneri e onori, ed eventualmente disonori, di ciò che fa in nome del proprio elettorato e per conto di tutta la cittadinanza.
La domanda è: la Provincia di Pordenone ha svolto, nel bene e nel male, questa funzione? O ha, come dicono i tagliatori di enti, solo sprecato?
Il problema è politico più che contabile ed io credo nel assunto: se la politica è efficente le spese sono sempre giuste(o   meglio giustificate per evitare un approccio etico).
Qual'è il criterio con cui si giudica un'amministrazione pubblica eletta a governare un territorio, piccolo o vasto che sia? È la quantità della spesa o la qualità della stessa?
Io penso che sia la qualità a distinguere una buona amministrazione da una cattiva e penso che si dovrebbe tagliare, rimodernare, riordinare, sopprimere, accorpare gli enti che non producono qualità e che la spending review (chissà perchè gli italiani pensano che parlare inglese sia il miglior modo per parlare per eufemismi) si debba fare sulle inefficienze e non sulle efficienze.
Ad esempio delegare ai singoli comuni la programmazione di un sistema integrato di inserimento lavorativo per i lavoratori svantaggiati (sociale/sanità/lavoro) è efficiente? un piccolo comune può amministrare da solo il ricollocamento di un giovane svantaggiato non in carico ai servizi sanitari? O lo farebbe meglio una Regione che dovrebbe avere il compito di legiferare sulla materia e non di trovare le aziende dove ricollocare... Insomma se le scelte politiche sono chiare, le leggi lo sono di conseguenza e l'amministrazione politica locale le attua con profitto. O almeno così mi piacerebbe che fosse.
Purtroppo i tagli lineari distribuiscono le colpe delle inefficienze su tutti e, a ricaduta, continuano a giustificare i delinquenti e a penalizzare i virtuosi.
Negli enti pubblici le cattive prestazioni lavorative non possono essere sanzionate o eliminate, rovinando l'intero cesto delle mele sane, in nome di una politica lavorativa basata sul privilegio acquisito non sulla competenza, bravura e adeguatezza al compito. Allo stesso modo le amministrazioni locali non possono essere valutate e conseguentemente ridimensionate (anche temporalmente) per la loro inadeguatezza o meglio per la loro non corresponsione al mandato elettorale, squisitamente politico. Così è meglio dare poco a tutti che il giusto a chi se lo merita.
Fosse per me taglierei la Regione FVG, che in uno delle poche intuizioni condivisibili dell'ultimo libro di D'Aronco per il resto inutilmente filoleghista, viene descritta come mostro bicefalo tutta racchiusa nella sua dicitura Friuli-Venezia Giulia, in quel suo trattino che l'onorevole dibisceglie ha stupidamente fatto togliere. Quel trattino raccontava tutta la storia...

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