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lunedì 3 gennaio 2011

Ma chi c***o erano i Wyld Mammuts?

Ippogrifo 10/10 Come i rock ci ha salvato la vita

Ma chi c***o erano i Wyld Mammuts?

1986, inverno. Vestivo un cappottone, corto e spinato, di seconda mano, tedesco, comprato da Matt, dove oggi c’è il Segno, sezione storia. Vendeva, Matt, vestiti usati, le uniformi di noi piccoli alternativi post punk: parka, giacche a tre bottoni, pantaloni a sigaretta, camicie da bowling, chiodi, teddy. Il mio teddy, giubbotto americano da collegiale, era blu con le maniche bianche, polsini bianchi e rossi e nessuna scritta. R.I.P. nel mio armadio.
[brano 1 FINEYOUNGCANNIBALSSOUSPISCIUOSMIND]

Lo comprai in base alcuni anni prima. Berto, un mio compagno di classe delle medie aveva le entrature giuste per spacciare prodotti nuovi e americani.
Berto viveva a Porcia, a Sant’Antonio, in una villetta da americani, con vicino un’altra villetta con Americani. Gli americani erano latinos di San Antonio (Texas). Scherzi del destino: da San Antonio a Sant’Antonio, casca una T e ti ritrovi a Porcia.
Il capofamiglia era pilota di Cargo, aveva fatto il Vietnam, due volte. Ci raccontò che aveva portato via gli ultimi americani, nel 1975, con gli sporchi Vietcong che sparavano dalla foresta. Il Cacciatore e Apocalipse Now, finalmente una prova tangibile dell’esistenza di Charlie del Colonnello Kurz. Cantai a squarciagola: ailoveiubeby, la la la.
[brano 2 CANTTAKEMYEYESOUTOFYOUFRANKVALLI]

Berto mi procurò un Teddy e un paio di American Optical. Ero una crisalide Rock-a-Billy. Lo divenni poi rock-a-Billy, saltuariamente, mi piacevano anche i New Wave, i Dark, i Mods, gli Ska.
Per confondere le acque mi esibivo inaspettatamente: dark, mod, new wave, Ska.
Fu allora che decisi che gli anni ‘50 erano più rivoluzionari dei sessanta. Una scelta che i più ortodossi Rock-A-Billy vedevano con disprezzo: la vera degradazione erano gli anni rivoluzionari dei capelloni!
[brano 3 MAYBEBABYBUDDYHOLLY]

Non mi potei rassegnare a tale ovvietà e, come solo un sedicenne può fare, analizzai con fervore mistico la musica, la letteratura, la politica, la storia.
Era meraviglioso, tutto ciò che diverrà rivoluzionario dieci, venti anni dopo era stato già stato sperimentato.
Scoprii così, in vecchi dischi di mio padre, la sua musica, la sua rivoluzione adolescenziale: il jazz.
In segreto me ne appassionai irrimediabilmente, di nascosto, e con Donatella amica mulliganiana, con dischi strepitosi del padre, ci nascondevamo a concerti vuoti fra vecchi 50enni.
[brano 4 MYFUNNYVALENTINEBAKERMULLIGANQUARTET]

Il jazz non era di moda. Era troppo, persino per i miei rivoluzionari 16 anni, ed allora optai, pubblicamente, per il Doo Wop. Divenni il maggiore esperto di doo wop di Pordenone (almeno così venni accreditato, per alcune lunghissime settimane, alimentando un fervido scambio di cassette TDK D90 con ammiratori del genere).
Il doo wop, era una perversione, previsione negra ed italoamericana del R&R.
The Flamingos, The Spaniel, The Seminoles, Danny and the Juniors, Vito and the Salutations, Cardinals, Clovers, Drifters per non parlare del miei preferiti: The Chords erano notissimi, arcinoti!
[brano 5 SH-BOOMTHECHORDS]

Ovunque andassi cercavo dischi, a Firenze, a Roma, a Milano, ad Udine e a Pordenone.
Davanti alla stazione c’era il piccolo negozio di dischi. Andavamo tutti là, anche i vecchi.
I vecchi erano quelli di 5 o 6 anni più anziani, gente del '64, '65, '66, e qualche antiquato del '67. Gente con un piede nella fossa. Loro erano i veri del Molo, quelli che andavano all'università, facevano dischi, tutto era nato da loro.
Ti guardavano sprezzanti, con ricercata superiorità, nulla di grave, cercavano, bontà loro, di non disprezzarti troppo. Non era colpa tua se eri ancora un bamboccio fra il’77 e l’82. Leggevi nei loro occhi, incorniciati da splendide capigliature naoniane, capigliature che noi invece ammazzavamo in splendidi scalpi a 3mm, sempre la stessa domanda:
Dov’eri tu, quando Pordenone era in competizione con Londra e New York per la supremazia del punk, della new wave mondiale?-
Avrei voluto rispondere:
Ero a giocare a pili, a correre in bicicletta e saltare fossi, a toccarmi, a innamorarmi, a fare a botte, a nascondermi, fumare al parco, a lanciare raudi… No, non credo di essermi perso niente-
Non era colpa mia e neanche me ne sentivo in colpa. Mi limitavo, sfogliando vinili, a sorridere. Agli anziani si doveva rispetto.
Ritenevo il ‘77 una brutta copia del ‘68 a sua volta una brutta copia del ‘56, di conseguenza mi stavano tutti culturalmente sul cazzo. La rivoluzione era morta e sepolta nel 1964, con la morte di JFK!
[brano 6 KEEPONKEEPIN'ON!THEREDSKINS]

Analizzavo dischi con cura leggendo ogni data sul vinile, codici delle registrazioni, le formazioni: nella raccolta della Rhino, c'erano gli stessi pezzi della raccolta della Columbia? L'imperativo era evitare i doppioni.
Era un problema finanziario non indifferente. Nella mia tasca di studente del classico, per quanto di famiglia benestante, c'era il minimo indispensabile. I soldi servivano per dividere la benzina, per le caramelle, e per i vizi: libri, dischi, alcool.

Mio nonno, Lucifero, veniva sempre a trovarci dalla allora lontanissima Sardegna. Passava con noi alcune settimane affascinato dalla pioggia che cadeva ininterrotta. Un giorno, di quelli freddi e piovosi che tanto gli piacevano, mi diede 10.000 lire per comprare uno di quei dischi di cui bramavo il possesso. Era una doppia raccolta di Cuck Berry. L'ascoltammo insieme, io e nonno. Mi chiese enigmatico “ti piace?”. E tornò a guardare la pioggia che cadeva.
[brano 7 SWEETLITTLESIXTEENCHUCKBERRY]

La prima fase di un fanatico adolescente della mia generazione, era ascoltare raccolte a volumi insopportabili, la seconda fase era imparare i nomi delle formazioni, delle case discografiche originali.
Concluso l’autoapprendimento, iniziava la ricerca di qualsiasi riferimento in altre insospettabili raccolte, esauriti i titoli disponibili sopravveniva una senso di sconforto per la saturazione della conoscenza antologica. Iniziava così la raccolta dischi originali dei gruppi, e poi, in un crescendo rossiniano di follia, si comprava tutto ciò che avesse un qualsiasi riferimento alla propria malattia.
Comprai una volta un disco di Bobby Womach (peraltro uno dei dischi più belli della mia collezione) perché la foto, la posa del Gruppo, e soprattutto per quel nome così Doo Wop: The Valentinos…
L'ultima fase era simulare conoscenza intima, personale della vita, della storia dei propri paladini. Si trovava di tutto: alcune carissime edizioni Bootleg degli Stray Cats, di alternare take di Eddie Chocran, di registrazioni inedite di Buddy Holly.
Ed anche i dischi dei Wild Mammouts...
Il loro fantasmagorico concerto aveva occupato la sacra istituzione del Collegio Don Bosco… lasciate che i pargoli vengano a me.
Chi cacchio fossero tali Wylde Mammots non mi è dato ricordare, ho chiesto informazioni ad alcuni miei giovanili coetanei 40enni che ricordano una scandinava provenienza psichedelica.
Al concerto c'ero, tardi per non pagare, mi ricordo poco e male e confondo con altri, ma di certo fu un successo storico.
Di nessun altro gruppo sconosciuto mi è rimasto così impresso il nome.
[brano 7 UNCHAINEDMELODYVITOANDTHESALUTATION]

Nota metodologica: tutti i luoghi e le persone sono reali, i dischi sono in vinile originale, il teddy è ancora nell'armadio. La cronologia degli avvenimenti è approssimativa, tanto la sostanza non cambia. JFK è morto nel 1963 ma il 64 è più significativo.
Uaildmammuts si scrive Wylde Mammoths










Wordle: wyld mammutts



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