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domenica 14 ottobre 2012

Facebook è come la TV

Nessuno mi crederà mai ma nel 2006 dissi che Second Life sarebbe stato un flop: troppo noioso, troppo videogame. Oggi sfido chiunque a ricordarselo, farà la fine dei Duran Duran...
Dissi che le comunità di lavoro erano il futuro: non solo i forum, le chat ma i luoghi di condivisione aperta come social network (FB) o chiusi come Moodle (o oggi Likedin). 
I miei amici smanettoni mi guardarono con un misto di commiserazione e curiosità... comunque io sono iscritto Facebook del 2006, prima dalla maggioranza dei miei "amici di FB"... ed oggi ne sono fondamentalmente annoiato. 
La prossima previsione? 
Abbandonare i social network e tornare a far politica, comunità per strada. Dimenticare il virtuale a favore del reale. 
In questo Twitter è più interessante di Facebook. Ci sono tre cose che Facebook non ha: 
  • la sintesi 
  • la notizia 
  • l'idea 
Per contrasto Facebook ha tre cose:
  • la discussione
  • l'evento 
  • la partecipazione o meglio la partigianeria 
Insomma è come la radio vs la televisione, la politica vs la propaganda. Così Twitter è la moderna radio, è un moderno modo di fare azione politica.
Le prime stimolano i pensieri, informano e ascoltano. Come la buona radio, e la buona politica.
La televisione e la propaganda discutono senza ascoltare. Hanno bisogno del palco, hanno bisogno di scenografia, sollecitano la vista, inducono alla magnificenza, alla mostruosità, il tutto per essere guardati, osservati, seguiti e non solo visti.  
Facebook è la televisione dei cazzi vostri a dimensione personale. Trovi di tutto, in un guazzabuglio informale, in un palinsesto costituito da servizi più che da programmi, fatto da format universali: poke, ilike,share, tag, fan. Così come il palinsesto televisivo è fatto dalla pubblicità, quello di FB è fatto dai messaggi non richiesti.

Il sogno, l'incubo dei teledipendenti: farsi il proprio programma con format fighissimo.
Basta condividere le informazioni, le proprie inutili banalità quotidiane che, proprio come fa la peggiore televisione, diventano spettacolo, esposizione.
Il gioco sta nell'allargare il proprio pubblico, ovvero più contatti, più amici. Una sorta di Auditel di se stessi. Infatti ogni giorno sono le peggiori trasmissioni televisive ci chiedono di usare FB come teste di fruizione, come ipocrisia democratica. E ora lo fanno anche i peggiori politici e a volte anche i migliori.
Facebook è basato sull'apprezzamento, sulle manine con pollice (in)verso, sul numero di amici. In modo meno sofisticato lo sono ormai tutti i canali commerciali del web 2.0. Non conta più la qualità oggettiva (o almeno un barlume d'essa) ma l'opinione meteropatica del cliente/amico. È un approccio molto pericoloso, spinge i fruitori ad esporsi, a rafforzare la propria immagine per essere apprezzato (ovvero per aver un prezzo riconosciuto, come una qualsiasi merce).
Così le passioni diventano ossessioni e tutti diventano esperti, i massimi conoscitori: la musica non è più ascolto ma decine di inutili video. Il cibo lo stesso: foto di piatti per dimostrare la nostra capacità alimentare, di ingurgitare quanto di preparare. Infine sentimenti sono esposti al pubblico, senza censure, senza pudore: foto, video per dimostrare che il grande amore è finito, che non è ancora arrivato, che mai arriverà. 
La condivisione diventa, esattamente come per la TV, esposizione, esagerazione.
Le foto che mettiamo (postiamo scusate) ci rappresentano o sono la rappresentazione della parte migliore/peggiore ad uso pubblico. Mettiamo foto belle o mettiamo foto che possano piacere? 
Il desiderio di pubblicità è certo commisurata all'uomo, tutti, io per primo. 
Chi non ha avuto un'adolescenza, una giovinezza di narcisismo timido, non ha vissuto. 
Facebook sembra invece fatto apposta per chi ha rimpianti o per chi non riesce a legittimarsi nella vita reale.
C'è chi usa le potenzialità del mezzo,  chi senza  Facebook sarebbe comunque un leader carismatico. I leader naturali hanno vita facile: possono scoprire l'effetto che fanno. Ci sono casi rari, rarissimi che si espongono con naturalezza unica, e sono certo che sono curiosi dell'effetto che questo provoca. Sono arditi ma allo stesso tempo consapevoli, cosa che non si può dire del maggior parte dei frequentatori. 
La consapevolezza è chiave di tutto. Come sempre dall'altra parte. La media dei fanatici dei social network hanno solo una parte della consapevolezza: quelle esterna. 
Sanno che li vedranno tanti amici, quanti quanti ne può contenere l'intero mondo, il loro piccolo mondo. In realtà non sanno, mancano di consapevolezza, nulla del proprio mondo, della propria vita messa alla berlina.
Chi consapevole di questo espone solo ciò che può non distruggerlo, ciò che lo contraddistingue dalla massa di amici. Insomma Facebook è come la tv: se ne diventi oggetto, parte dello spettacolo, sei inconsapevole eterodiretto. Se, cosa assai rara, ne diventi agente, attore mortificante, in grado di coglierne i difetti e sfruttarne i pregi, allora modifichi il corso degli eventi. Così Facebook: se  sei solo uno dei tanti amici che compone il palinsesto è pericoloso ed inutile. Se ne cambi il senso, lo strutturi a tua immagine e somiglianza, forse è utile. Forse
 

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