Il vero danno di Berlusconi? Aver
provocato la distruzione della politica, trasformando il Parlamento,
in un mercimonio di cariche e prebende, la politica in macchietta e
il potere mafia. Questo mi ha portato a riconoscere come utile e
direi indispensabile un governo di tecnici.
A me piace la politica non
l'antipolitica. I governi tecnici sono una via di mezzo: non
antipolitica ma neanche politica, sono impolitici.
Come i bambini nel limbo non sanno di peccare, peccano per principio e non possiamo
né punirli né benedirli, e tanto meno sperare di battezzarli. Il governo tecnico è questo:
limbo per la politica. Io preferisco l'inferno, o in alternativa il paradiso, visto che il purgatorio è l'unico che ho visto...
La politica dovrebbe fare l'interesse di tutti, o meglio di ognuno dei membri
della polis, della comunità. Lo Stato, ovvero i suoi apparati, detiene il potere a
nome di tutti i suoi componenti, di tutti cittadini. Lo può fare
democraticamente o dittatorialmente.
In entrambi i casi la detenzione del potere è sempre rappresentativa
dell'universalità.
Lo Stato è un'entità mutevole, condizionata dalla sua stessa
composizione umana. La politica è come uno stormo di uccelli: se si muove insieme costruisce figure, se ognuno si muove per conto suo non costruisce niente.
Berlusconi ha distrutto la politica, ha
trasformato la politica in mafia, e non come tutti credono, la mafia in
politica. La mafia è un'organizzazione
criminale che ha i propri interessi, questa la è sua natura. Non può fare
interessi di chi non è affiliato.
Berlusconi ha ridicolizzato il principio dell’alternanza, per
cui chi governa decide e applica un programma per il bene di
tutti cittadini. Ha spacciato la politica dell'imposizione di parte come efficienza e novità: Governo
io e applico il programma per il bene dei miei elettori. Gli altri, i
non affiliati, sono: delinquenti, coglioni, comunisti eccetera. Questa è
la traduzione della politica in mafia: si fa solo il bene di parte. Chi non si affilia è un nemico.
È
peggio della dittatura. La
dittatura non ammette diversità, non ammette, paradossalmente
diseguaglianze. Si è tutti uguali di fronte al potere, si è parte del
potere, essenziale ingranaggio del tutto, del totale appunto. La
differenza fra uno Stato e un
antistato (come la mafia) è tutta qui: la mafia
non aspira a diventare Stato, ma aspira a controllarne il potere senza
inutili orpelli etici o peggio democratici.
La mafia detiene il potere ma rappresenta solo se
stessa. È sempre escludente, minoritaria ed esclusiva. Il governo
Berlusconi è stato così: profondamente mafioso, ovvero un governo
che ha privilegiato solo i propri interessi, non curandosi degli
altri ma scaricando su chi non è affiliato le responsabilità.
Così
gli italiani si sono divisi in due: gli italiani, ovvero gli affiliati, e
tutti gli altri: coglioni, comunisti, deficienti, terroristi, teppisti, violenti,
incapaci. Non erano solo nemici semplicemente non erano italiani. Come
disse il mai compianto Brunetta: erano l'Italia peggiore, dunque per
esclusione tutta l'Italia tolti gli affiliati a Berlusconi.
Come per la
mafia chi non è affiliato, si è pentito o ha cambiato idea diventa
semplicemente un infame, un traditore. Ancora oggi la colpa è di chi ha tradito e chi ha
abbandonato la cosca, non del padrino che non ha mantenuto le
promesse.
-scritto nel novembre 2011-
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