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mercoledì 10 ottobre 2012

I veri danni di Berlusconi

Il vero danno di Berlusconi? Aver provocato la distruzione della politica, trasformando il Parlamento, in un mercimonio di cariche e prebende, la politica in macchietta e il potere mafia. Questo mi ha portato a riconoscere come utile e direi indispensabile un governo di tecnici.
A me piace la politica non l'antipolitica. I governi tecnici sono una via di mezzo: non antipolitica ma neanche politica, sono impolitici. 
Come i bambini nel limbo non sanno di peccare, peccano per  principio e non possiamo né punirli né benedirli, e tanto meno sperare di battezzarli. Il governo tecnico è questo: limbo per la politica. Io preferisco l'inferno, o in alternativa il paradiso, visto che il purgatorio è l'unico che ho visto...

La politica dovrebbe fare l'interesse di tutti, o meglio di ognuno dei membri della polis, della comunità. Lo Stato, ovvero i suoi apparati, detiene il potere a nome di tutti i suoi componenti, di tutti cittadini. Lo può fare democraticamente o dittatorialmente. In entrambi i casi la detenzione del potere è sempre rappresentativa dell'universalità.
Lo Stato è un'entità mutevole, condizionata dalla sua stessa composizione umana. La politica è come uno stormo di uccelli: se si muove insieme costruisce figure, se ognuno si muove per conto suo non costruisce niente.
Berlusconi ha distrutto la politica, ha trasformato la politica in mafia, e non come tutti credono, la mafia in politica. La mafia è un'organizzazione criminale che ha i propri interessi,  questa la è sua natura. Non può fare interessi di chi non è affiliato.
Berlusconi ha ridicolizzato il principio dell’alternanza, per cui chi governa decide e applica un programma per il bene di tutti cittadini. Ha spacciato la politica dell'imposizione di parte come efficienza e novità: Governo io e applico il programma per il bene dei miei elettori. Gli altri, i non affiliati, sono: delinquenti, coglioni, comunisti eccetera. Questa è la traduzione della politica in mafia: si fa solo il bene di parte. Chi non si affilia è un nemico.
È peggio della dittatura. La dittatura non ammette diversità, non ammette, paradossalmente diseguaglianze. Si è tutti uguali di fronte al potere, si è parte del potere, essenziale ingranaggio del tutto, del totale appunto. La differenza fra uno Stato e un antistato (come la mafia) è tutta qui: la mafia non aspira a diventare Stato, ma aspira a controllarne il potere senza inutili orpelli etici o peggio democratici.
La mafia detiene il potere ma rappresenta solo se stessa. È sempre escludente, minoritaria ed esclusiva. Il governo Berlusconi è stato così: profondamente mafioso, ovvero un governo che ha privilegiato solo i propri interessi, non curandosi degli altri ma scaricando su chi non è affiliato le responsabilità. 
Così gli italiani si sono divisi in due: gli italiani, ovvero gli affiliati, e tutti gli altri: coglioni, comunisti, deficienti, terroristi, teppisti, violenti, incapaci. Non erano solo nemici semplicemente non erano italiani. Come disse il mai compianto Brunetta: erano l'Italia peggiore, dunque per esclusione tutta l'Italia tolti gli affiliati a Berlusconi. 
Come per la mafia chi non è affiliato, si è pentito o ha cambiato idea diventa semplicemente un infame, un traditore. Ancora oggi la colpa è di chi ha tradito e chi ha abbandonato la cosca, non del padrino che non ha mantenuto le promesse. 

-scritto nel novembre 2011- 

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