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lunedì 23 aprile 2007

interferenza...

che diritto abbiamo noi di giudicare?
Lo facciamo ogni giorno sputando sentenze a manca e a destra. Ci arroghiamo il diritto di dividere il mondo, il nostro mondo in bene e male, cattivi e buoni. Siamo felici quando si avverano le cose orribili che per mesi abbiamo auspicato, spinto, incoraggiato. Perchè?
Perchè così siamo felici? Perchè così siamo fieri di aver aiutato qualcuno a decidere?
Quando ero giovane, ragazzo, tagliavo il mondo con l'accetta. Eppure non riuscivo ad essere cattivo. Ero violento, stronzo, insopportabile, arrogante, presuntuoso, malvagio... ma non cattivo.
Che differenza c'è fra malvagio e cattivo? Non lo so, forse non c'è ma ho sempre pensato che la malvagità fosse fine a se stessa, una sorta di arte del far male, della sofferenza altrui. La malvagità non provoca compiacenza, felicità, non rende fieri. Esalta fino alla banalità.
Oggi ho smesso anche di essere malvagio. Sono più cinico, ma non riesco ad essere cattivo. Non mi compiaccio del dolore altrui, non auspico sofferenze inutili, non mi diverto a pensare persone care soffrire. Non riesco ad augurare distacchi, sofferenze, cesure. Le comprendo, le accetto, le sopporto.
A quarant'anni ci si rende conto che il tempo non è infinito, che costruire la propria vita è faticoso, che mantenere relazioni è spesso più spiacevole che piacevole, che chinare il capo è umiliante almeno quanto tenerlo dritto e ricevere una sberla. Non c'è più leggerezza, non c'è più l'onnipotenza dei sedici anni che ci fa farci male ed essere contenti di averlo fatto.
Eppure ancora mi sento un pesce fuor d'acqua. Sopporto con imbarazzo le sofferenze altrui, con dovere, mai con piacere. Mi lego a vane speranze di redenzione, offro quel che sono e non mi riesco a staccare da chi mi chiede silenziosamente aiuto.
Eppure sento che il mio aiuto è sempre troppo poco. Non ho più la forza di essere onnipresente, onnipotente, non ho più la capacità di dare consigli... certo ascolto... ma chi sono io per dare consigli?
Posso solo ascoltare, testimoniare, esserci, accogliere e sperare che ciò basti a far meno male.

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