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sabato 28 agosto 2010

Calderisi, lo smemorato 2

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IL LEADER DEL PD REPLICA A CICCHITTO E CALDERISI

«Votiamo pure ma governabilità a rischio»

Caro Direttore, vorrei tranquillizzare gli onorevoli Fabrizio Cicchitto e Giuseppe Calderisi (Corriere della Sera, 24 agosto): non ho affatto cambiato le mie idee del 2006 e sono convinto che in una democrazia dell' alternanza, fondata su un sistema bipolare, quando venga meno la maggioranza scelta dagli elettori si debba tornare al corpo elettorale. Dirò di più: proprio perché la crisi che Berlusconi e la sua maggioranza stanno vivendo non è transitoria né momentanea, ma appare ogni giorno di più manifestazione dell' esaurirsi strutturale di un ciclo politico, non si può chiudere la stagione di Berlusconi senza che una nuova leadership abbia una piena legittimazione democratica ed elettorale. Ma vi è un nodo che Cicchitto e Calderisi non possono eludere: l' attuale legge elettorale - voluta, è bene ricordarlo, a suo tempo dal centrodestra per «seppellire il bipolarismo» - non consente agli elettori di scegliere gli eletti né garantisce che chi vincerà le elezioni abbia la legittimazione necessaria a guidare il Paese. Le dinamiche che stanno investendo il panorama politico lasciano prefigurare, in caso di elezioni anticipate, una competizione tra quattro o cinque raggruppamenti elettorali. Il che rende molto probabile che uno schieramento - qualunque esso sia - possa vincere le elezioni con un consenso non superiore al 35%, ottenendo però - con il premio di maggioranza previsto dall' attuale legge - il 55% dei seggi. Un simile scarto tra consenso elettorale e rappresentanza parlamentare non esiste in nessun Paese democratico al mondo. Ed è facile prevedere che, all' indomani di elezioni siffatte, scatterebbe immediata la contestazione di legittimità verso chi, solo per effetto di una forzosa maggioranza assoluta di seggi, governerebbe il Paese rappresentando non più di un terzo dei cittadini. D' altra parte fu il padre di quella legge, il ministro Calderoli, a definirla «una porcata». Per questo - essendo convinto che sia necessario votare per aprire una stagione nuova della vita politica italiana - ho più volte dichiarato in queste settimane che un eventuale esecutivo di transizione dovrebbe avere durata e finalità limitate, esaurendo la sua funzione con l' approvazione in Parlamento di una nuova legge elettorale, che consenta immediatamente dopo agli italiani di scegliere con il voto da chi essere guidati. In ogni caso, se ciò non sarà possibile, il Pd non ha alcuna paura di andare a votare, anche con questa legge elettorale. Le elezioni non le temiamo. Al contrario, nonostante brandisca ogni giorno minacciosamente il voto anticipato, è Berlusconi a temerlo perché sa benissimo che non prenderà mai più quel 37% raccolto nel 2008, che peraltro è via via già sceso al 35% alle europee, a poco più del 30% nelle elezioni regionali del biennio 2009-2010 e, stando ai più recenti sondaggi, oggi è addirittura sotto quella soglia. Tant' è che Berlusconi si guarda bene dal compiere l' unico atto che avvicinerebbe la prospettiva elettorale: salire al Quirinale e rassegnare le dimissioni. Naturalmente il dibattito su eventuali elezioni non può prescindere in ogni caso dal fatto che, di fronte ad un' eventuale crisi di governo, norme e prassi costituzionali assegnino in modo insindacabile all' imparzialità del presidente della Repubblica la valutazione su quale sia la migliore soluzione percorribile. Chi si riconosce nella Costituzione non può non rispettare rigorosamente questo principio di garanzia democratica.

Fassino Piero

Pagina 45
(25 agosto 2010) - Corriere della Sera

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