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sabato 28 agosto 2010

Calderisi, lo smemorato 3

Scioglimento delle Camere

Il Quirinale, il voto e "l' esempio inglese"

Il testo inviato a Calderisi (Pdl) e il «sollievo» per la crisi evitata

S e Silvio Berlusconi ieri l' ha definita «una stagione ingannevole» come tutte le estati, durante la quale è riaffiorato il solito «teatrino della vecchia politica» che è tempo di stoppare con un «basta», per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il bilancio è ancora peggiore. Per lui, le scorse settimane sono state un vero e proprio «delirio». Per Napolitano le ultime settimane sono state una sorta di incubo che le conclusioni del vertice tra il premier e Umberto Bossi l' altra sera a Lesa, sul lago Maggiore, sembrano aver interrotto, proiettando sull' autunno ormai vicino la «speranza di una tregua». Al punto da fargli dire: «Tanto rumore per nulla». Certo, il presidente della Repubblica sa bene che il compromesso siglato tra i due leader della maggioranza è provvisorio e si fonda «su basi fragili», perché condizionato da diverse variabili. Tuttavia, il fatto che quell' incontro abbia allontanato lo spettro di una crisi di governo che fino a pochi giorni fa era data per imminente (con relative incognite sulla «piccola ripresa» diagnosticata dagli analisti), gli permette di tirare un respiro di «sollievo». Forse non di «soddisfazione» piena, però, considerati i postumi dell' aggressivo «chiacchiericcio» e della «montagna di dichiarazioni» che hanno assediato lo stesso Quirinale per l' intero mese d' agosto. Al centro delle polemiche - come si ricorderà - il tema dei poteri del capo dello Stato nell' ipotesi di un collasso del governo e una presunta contrapposizione tra la Costituzione materiale (nata dalle prassi e soprattutto dall' ultima legge elettorale) e la Costituzione formale. La pretesa, avanzata nelle forme di un aut aut dal centrodestra, era che, qualora il Cavaliere dichiarasse forfait, Napolitano dovrebbe chiudere subito la legislatura «per non andare contro la sovranità popolare». Tutti a casa senza condizioni. Senza verificare se in Parlamento esistano altre maggioranze. Un argomento rilanciato fino alla nausea, oltre che da parecchi esponenti politici, da quelli che al Quirinale sono considerati degli «improvvisati costituzionalisti». Fino a comporre, attraverso letture distorte della Carta fondamentale, un «florilegio di sciocchezze» secondo cui «s' immagina un presidente della Repubblica con la penna in mano, pronto a decretare lo scioglimento delle Camere quando gli viene detto». Una specie di grigio notaio di campagna, un passacarte. Dichiarazioni «improvvide», tra le quali spiccava quella firmata martedì sul Corriere della Sera da Fabrizio Cicchitto e Giuseppe Calderisi, autori di un lungo articolo per confermare la tesi che a decidere è sempre e solo il popolo. E proprio per far capire come la pensa e approfondire ciò che aveva già spiegato in un colloquio con il Corriere e in una nota ufficiale, il capo dello Stato si è premurato di inviare a Calderisi un testo a suo giudizio illuminante: il «Bill Cameron-Clegg». Cioè l' accordo politico (trasformato in un disegno di legge ora in seconda lettura alla Camera dei Comuni) che è stato stipulato «nel Paese della democrazia liberale per eccellenza», il Regno Unito, per stabilire la durata della legislatura e le modalità per chiuderla in anticipo, ove ciò si rendesse inevitabile. Da noi se ne è parlato forse poco. Quell' intesa fu siglata tra conservatori e liberaldemocratici all' indomani del responso delle urne, dopo che i due partiti si erano presentati l' uno contro l' altro (e mentre Gordon Brown usciva sbaragliato) e dopo che nessun dei due aveva raggiunto la maggioranza assoluta, e naturalmente senza che l' elettore britannico avesse votato per l' inedita coalizione formatasi poi «in nome dell' interesse nazionale». Un patto con il quale, fissando già al primo giovedì di maggio del 2015 il prossimo voto, si vuole garantire al Paese un impegno di stabilità. Ora, se il governo inglese dovesse subire prima di quella data una mozione di sfiducia (che dovrebbe comunque essere approvata da almeno due terzi dei membri del Parlamento), ciò non porterebbe all' automatico congedo delle Camere. Se infatti passasse una simile mozione, ci sarebbero ancora 14 giorni di tempo per formare un' altra maggioranza ed evitare elezioni anticipate. E soltanto a quel punto, se fallisse pure quell' ultima ricerca, si scioglierebbe il Parlamento. Questo - in estrema sintesi - l' esempio britannico che Napolitano ha indirizzato a Peppino Calderisi, il quale vanta qualche competenza sui sistemi elettorali e sul maggioritario. Insomma: un argomento di dissuasione in più per chi, nell' Italia sotto stress di quest' estate, voglia riflettere su come la fatidica sovranità popolare può essere rispettata introducendo variazioni in grado di disciplinarla, senza cadere in tentazioni troppo sbrigative come quelle predicate dal centrodestra con la minaccia del «voto subito». Purché si tenga conto, è il ragionamento del presidente, che la Costituzione parla di «limiti e forme» fissati dalla stessa Carta. E purché finalmente si capisca che è meglio «fare piazza pulita» di tutte le interpretazioni strampalate e «fantasmagoriche» che hanno visto troppa gente (premier compreso) azzardare messaggi contraddittori, non valutandone le conseguenze. Marzio Breda RIPRODUZIONE RISERVATA **** Il «Cameron-Clegg Bill» Le elezioni di maggio 1 In Gran Bretagna i conservatori vincono le elezioni, ma non raggiungono la maggioranza assoluta dei seggi L' accordo di governo dopo il voto 2 Conservatori e liberal democratici, David Cameron e Nick Clegg (foto), avversari alle elezioni, danno vita a un accordo di governo L' impegno per la stabilità 3 L' accordo politico (trasformato in un disegno di legge) fissa al 2015 il prossimo voto, per dare al Paese un impegno di stabilità I numeri della maggioranza 4 I due partiti (lib-dem e conservatori) hanno 363 seggi alla Camera dei Comuni, con una maggioranza di 76 seggi

Breda Marzio

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(27 agosto 2010) - Corriere della Sera

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