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domenica 21 gennaio 2007

Addio al federalismo, quello vero

devo dire che tendo a distinguere sempre il mio giudizio politico da quello umano. E nel caso di Bossi il mio giudizio politico è pessimo, quello umano inesistente poichè non lo conosco ne lo considero un parsona con cui aver empatia, la sua malattia mi interessa esattamente come quella del signor Cannavicciuolo ricoverato alla clinica di sanremo per un ictus: non li conosco e non posso provare altro che commiserazione per chi gli amico o parente.
Dico questo per sgombrare il campo dai soliti coccodrilli mediatici che oggi fanno diventare bossi un "grande politico, in completo disaccordo con me, ma un grande politico"... per me Bossi (come l’altra B del governo) è prima di tutto un pessimo politico. Lo è perchè profondamente incoerente, populista, antidemocratico. Il suo federalismo, oggi viene detto, ha riportato in discussione un argomento tabù da Gioberti e Cattaneo in poi. Falso, falso come la peggiore delle menzogne. Solo per rimanere alla repubblica Emilio Lussu, Altiero Spinelli, per citare due nomi fra i maggiori, furono veri federalisti. !). Il manifesto diventotene pose le basi della moderna teoria del federalismo europeo , rispettoso e democratico. Ma se questo non vi bastasse, ben prima dell’arrivo del padano/celtico Bossi la questione identitaria si poneva per cinque regioni italiane (le due isole, le isole linguistiche della Vallè, del Sud Tirol e del Friul) con movimenti politici che solo un caso ( o se preferite una sottile e costante repressione e agevolazione) ha impedito che divenissero questioni nazionali come la Corsica o l’Euskadi o l’Ulster. Bene, per colpa di bossi il dibattito federalista si è appiattito, non sulle questioni di autodeterminazione o sulle questioni di volontà popolare di federalismo dei popoli europei, ma sulla trita e ritrita questione meridionale (non è cambiando il nome in questione settentrionale che le cose cambiano) con piglio postrisorgimentale, senza però avere le capacità politiche di personalità politiche come Cavour.
Ora si spacciano riformette all’italiana per federalismo, riformette che per 15 regioni italiane non cambieranno nulla ma che per 5 regioni italiane significheranno controriforma e faranno perdere anche quel poco di barlume federalista che i costituenti si videro costretti a inserire (ben inteso sotto la spinta non della buona volontà ma dei fucili di Salvatore Giuliano, delle bombe Sud Tirolesi, della Jugoslavia Titina...) nella prolissa costituzione italiana ( che dice "diritto al lavoro" ma non riconosce il diritto all’autodeterminazione dei propri popoli alloglotti.

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